Canti (Aleardi)/Poesie volanti/Alla colta signorina inglese Evelina Yates
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alla colta signorina inglese
EVELINA YATES
ora maritata in Wyhe, che si recata a Venezia.
Vedrai Venezia, l’inclita infelice
Di pescatrice
Fatta regina
Ed or rovina;
Che da fanciullo amai come una tenera
Ava gentil, perchè amo i vecchi, i muti
Lochi deserti e i Grandi decaduti.
Pietosa larva di città superba
Ella ancor serba
Le molli sere,
Le chiese austere,
Le cadenti sue reggie e le sue gondole,
Che sotto il panno funerale e fido
Celan sovente d’un amore il nido.
Tu saluta per me, nobile Evelia,
Quell’egra Ofelia,
Che fu al gigante
Oceano amante,
E ne la pompa de le nozze mistiche
Assisa sulla prua del Bucintoro
Lo disposava coll’anello d’oro.
Poi colma d’anni, inoperosa c molle
Diventò folle:
Fùr suoi diletti
Diurni letti,
Cene, teatri e provocanti maschere;
E ricinta d’elleboro e di malva
L’ebete fronte profumata e calva
Corse ballando la silente riva
Di navi priva,
Le avite glorie
E le memorie
Gittando in mar, come la Vergin Nordica,
Scompigliata le viscere amorose,
Iva gittando le raccolte rose.
Ma un dì fatal sul lubrico sentiero
Scontrò un Guerriero:
Quel glorioso,
Mentito sposo,
La soffocò nel primo amplesso. Un ululo
Rassomigliante ad un immenso pianto
Mise il Leone e le spirò d’accanto.
E pur tra quelle lontananze brune
Delle lagune
Pare esca fuora
Novella aurora. —
Oh! poi che volgi a quelle sponde, Evelia,
Di’ se scorgi tu pur quel lieve albore,
Che la speranza mi raccende in core.
Firenze, li 27 giugno 1S71.