Poi colma d’anni, inoperosa c molle
Diventò folle:
Fùr suoi diletti
Diurni letti,
Cene, teatri e provocanti maschere;
E ricinta d’elleboro e di malva
L’ebete fronte profumata e calva
Corse ballando la silente riva
Di navi priva,
Le avite glorie
E le memorie
Gittando in mar, come la Vergin Nordica,
Scompigliata le viscere amorose,
Iva gittando le raccolte rose.
Ma un dì fatal sul lubrico sentiero
Scontrò un Guerriero:
Quel glorioso,
Mentito sposo,
La soffocò nel primo amplesso. Un ululo
Rassomigliante ad un immenso pianto
Mise il Leone e le spirò d’accanto.
E pur tra quelle lontananze brune
Delle lagune
Pare esca fuora
Novella aurora. —
Oh! poi che volgi a quelle sponde, Evelia,
Di’ se scorgi tu pur quel lieve albore,
Che la speranza mi raccende in core.
Firenze, li 27 giugno 1S71.