Caccia e Rime (Boccaccio)/Rime/XXXIX

XXXIX. Sì tosto come il sole a noi s’asconde

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XXXIX.


Sì tosto come il sole a noi s’asconde
     Et l’ombra vien, che ’l suo lume ne toglie,
     Ogn’animale in terra si racoglie
     Al notturno riposo, insin che l’onde
     Di Gange rendon con le chiome bionde5
     Al mondo l’aurora, et le lor doglie
     I duri affanni et l’amorose voglie
     Soave somno allevia o le confonde.
Ma io, come si fa il ciel tenebroso,
     Sì gran pianto per gli occhi mando fore,10
     Che tant’acqua non versan dua fontane;

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     Né dormir né speranza alcun riposo
     Posson prestare al mio crudel dolore:
     Così m’affligge Amor fin la dimane1.


Note

  1. Lo sviluppo di questo sonetto è identico a quello del XXXVII: in ambedue, le quartine illustrano l’effetto di determinate condizioni naturali (il freddo nel XXXVII, la notte nel XXXIX) sulle altre creature viventi, al quale le terzine contrappongono l’effetto opposto che si verifica nel poeta innamorato.