Caccia e Rime (Boccaccio)/Rime/XXVI

XXVI. A quella parte ov’io fui prima accesa

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XXVI.


A quella parte ov’io fui prima accesa
     Del piacer1 di colui, che mai del core
     Non mi si partirà, sovente Amore
     Mi tira2, né mi val farli difesa.

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     Quindi3 rimiro, [in] lui4 tutta sospesa,5
     In giù e ’n su, pregandol, se ’l valore
     Suo sempre cresca, che ’l vago splendore
     Mi monstri del mio ben, che m’à sì presa.
Il qual s’advien che io veggia per gratia,
     Contenta dentro mi ritraggo un poco,10
     Lodando iddio, Amore et la fortuna;
     Et mentre che d’averlo visto satia
     Esser mi credo, raccender il foco
     Sento di rivederlo et torno in una5.


Note

  1. «Bellezza.»
  2. Parla la Fiammetta. Il Boccacci ‘attribuisce alla sua donna i suoi sentimenti stessi e il suo linguaggio’ (Crescini, op. cit., p. 177); ma la poesia, più tosto che riferibile all’‘entusiasmo del primo successo’, e quindi a fatti e a sentimenti reali, è da considerare ‘come una illusione fantastica del Poeta, che nel suo desiderio ardente si rappresenta la sua donna già amante e sospirante per lui’ (Della Torre, op. cit., n. alla p. 239). Non è per altro esatto che la Fiammetta dica di ‘essere stata a San Lorenzo’, come parve al medesimo Della Torre, p. 239: infatti quella parte accennata nel v. 1 è messa in strettissimo rapporto, per mezzo dell’avverbio quindi (v. 5), con il luogo di cui si parla nella seconda quartina, e questo non è che la finestra (cfr. anche l’espressione dentro mi ritraggo del v. 10).
  3. «Dalla finestra.» Ottimo riscontro di concetto e di forma con questo passo si trova nel seguente del cap. III della Fiammetta: ‘Io mi levai, credo, più di cento volte da sedere, e, correndo alla finestra, quasi d’altro sollecita, et in giù et in su rimirando,... diceva’.
  4. Amore.
  5. Da sottintendere: alla finestra; in una, «insieme, nel tempo stesso.»