Caccia e Rime (Boccaccio)/Rime/XLIX
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XLIX. Son certi augei sì vaghi della luce
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XLIX.
Son certi augei sì vaghi della luce,
Ch’avendogli la notte già riposti
Nel lor albergo et dentro a sé nascosti,
Desti da picciol suono, ove traluce
Quantunque picciol lume gli conduce5
Il desio d’esso, al qual seguir disposti,
Dove diletto cercan, ne’ sopposti
Lacci sottentron drieto al falso duce1.
Lasso, così sovente m’addiviene
Che, dove io sento dal voler chiamarmi10
Drieto a’ begli occhi et falsi di costei,
Presto vi corro et da nuove catene
Legar mi veggio, onde discaprestarmi2,
Stolto, speravo per rimirar lei.
Note
- ↑ A chiarimento di questo passo riporterò quanto dice Piero de’ Crescenzi nel libro X del suo Trattato della agricoltura, secondo l’antico volgarizzamento: ‘Anche si pigliano [gli uccelli] a fornuolo; questo i contadini usano nelle notti molto oscure: ànno una fiaccola, la quale un porta chinata, presso alle siepi verdi nelle quali dormono gli uccelli, i quali, quando si destano, vengono allo splendor del fuoco, e due altri con due mazzuole... gli ammazzano’ (cap. 28; ediz. di Bologna, 1784, II, p. 335).
- ↑ Discapestrarmi, «sciogliermi.»