Caccia e Rime (Boccaccio)/Rime/XLII
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XLII. Se zephiro oramai non disacerba
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XLII.
Se zephiro oramai non disacerba
Il cor aspro e feroce di costei,
Più mai non spero, per cridar omei1,
Trovar riposo a la mia pena acerba.
Ma, sì com’el rinova i fiori e l’erba5
E piante state morte mesi sei,
Così porria far dolc’e verde lei,
Pietosa in vista, in facti men superba.
Questa speranza sola anchor mi resta,
Per la qual vivo ingagliardisco e tremo,10
Dubiando che la morte non me invole.
Ond’io, prima che venga al puncto extremo,
Fortuna prego non me sia molesta
Cotanto ai piacer mei quanto la suole.
Note
- ↑ «Per quanto mi lamenti.»