Caccia e Rime (Boccaccio)/Rime/CVI
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CVI. Sì acces’et fervente è il mio desio
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CVI.
Sì acces’et fervente è il mio desio
Di seguitar colei, che quivi in terra
Con il suo altero sdegno mi fe’ guerra1
Infin allor ch’al ciel se ne salio,
Che, non ch’altri, ma me metto in oblio:5
Et parmi nel pensier, che sovent’erra,
Quella gravezza perder che m’atterra2,
Et quasi uccel levarmi verso dio,
Et trapassar le spere3, et pervenire
Davanti al divin trono, infra i beati,10
Et lei veder, che seguir4 là mi face,
Sì bellaFonte/commento: editio maior, ch’io nol so poscia ridire,
Quando ne’ luoghi lor son ritornati
Gli spiriti, che van cercando pace.
Note
- ↑ Anche Laura dice a messer Francesco, nel son. Levommi il mio penser in parte ov’era: ‘I’ son colei che ti die’ tanta guerra’ (v. 7). Per l’altero sdegno cfr. qui, p. 81, n. 2.
- ↑ La pesantezza della persona, di cui il Boccacci si confessa gravato nel sonetto CXXII, 9-11, e in lettere del 1372 e ’73.
- ↑ I cieli.
- ↑ «Giungere, salire.»