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La caccia di Diana | 23 |
In questo mezzo Verdella, vedendo
Levati più malardi, lasciò gire
Il suo falcon, con l’occhio lui seguendo.30
E’ cominciò quanto poté a fuggire,
Poi, rivoltato in giù, veloce venne,
E un per forza ne corse a ferire.
Non gli rimase in sulla schiena penne,
Né pelle che non fosse laniata;35
E con gli unghion fortemente il ritenne.
Tirollo giù sanza far ritornata
In su per più ferir, perché già morto
L’aveva pur nella prima calata.
Verdella corse là con atto accorto,40
Riprese quello e recosselo in mano,
E a cintola il malardo s’à attorto.
La Lucciola e Giovannola, nel piano,
Sopr’un braccio del chiaro ruscelletto
Tese avien reti, e non mica in pantano.45
E ciascheduna in mano un bastonetto
Portava, l’acqua d’intorno frugando,
Talor toccando di quel fiume il letto,
E con voci alte talora gridando,
Con diversi acti, acciò ch’uscisser fora50
Gli ucce’ ch’ascosi gían per l’acqua andando.
Un marangon, che prima a’ lor romori
Uscì dell’acque, nelle reti preso
Fu, ch’elle tese avean tra l’acque e’ fiori.
Un paolino1 anchora vi fu offeso;55
Malardi e altri uccelli, i qua’ contare
Lungo sarebbe in ordine testeso,
Vi preser, sì con senno sepper fare.
- ↑ Nome d’uccello: così pure marangone al v. 52.