Breve descrizione dell'aquisto di Terra Santa - Versione critica/Al cristianissimo et potentissimo gran Delfino di Gallia, et di Navarra

Al cristianissimo et potentissimo gran Delfino di Gallia, et di Navarra

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Al cristianissimo et potentissimo gran Delfino di Gallia, et di Navarra
Breve descrizione dell'aquisto di Terra Santa - Versione critica Breve descrizione dello aquisto di Terra Santa. Di Antonio Mossi


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A L  C R I S T I A N I S SMO.

ET  P O T E N T I S S.

D I  G A L L I A,  E T  D I   N A V A R R A.




FF
R À tutte quelle cose, che muovono, et dispongano l'huomo all'opere eroiche, la più urgente, et più efficace è quella, dell'orme, et vestigie delli suoi antecessori, conciosia cosa che in sentire, et intendere ciascuno, che il padre, et l avolo suo fece et disse, se gli accende, et infiamma cotanto l'intelletto, et la volontà,

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te, che non ostante, che egli ne sia d'animo alieno, ad ogni modo si sforza ad operare virilmente, et che ciò sia vero, testimonio ce ne sia frà gl'altri il gran Capitano Annibale Cartaginese, quale sapendo, che Amilcare suo padre era stato inimico de Romani, tutto il tempo di sua vita, non fece mai altro, che portar arme contro di loro. Li Romani stessi non per altro allargarono il loro Imperio dalle Colonne d'Ercole, all Eufrate, et dal Reno all' Atlante, che per ripigliare successivamente l'imprese de passati; Li Ottomanni havendo per oggetto le imprese delli loro antenati hanno con gran pregiuditio del Cristianesimo fondato un lungo, et largo Imperio. Il Magno Ugone, et il Duca Goffredo con gli altri Signori Franzeſi nel riguardar l'opere di Carlo Martello, di Pipino, et di Carlo Magno, raquistorno il sacro Santo Sepolcro di Cristo. Li Re di Francia, che successero di poi, per le cagioni predette mandorono di là dal Mare grandi eserciti, e tal volta vi passarono in persona, et anche per mantenervi guerra posano per il loro Regno le decime Saladine. Lodovico il Santo dal quale Vostra Maestà descende, non ostante l'essere egli andato in Egitto prigione del Soldano, volse morire pugnando contro alli infedeli per la fede di Cristo    La onde altissimo, et magnanimo [p. iii modifica]

Signore, si come li sua passati, et li alieni hanno nelle opere bellice imitato, et ripreso le cause delli loro passati, cosi conviene, che quando sarete in età idonea, pigliate, et proseguiate contro alli Turchi quella guerra già per alcune età dalli Principi Cristiani più presto stuzziccata, che tentata. Il che facendo non dubito punto, che non riusciate un nuovo Carlo Magno, et che non aquistiate alla Corona di Francia oltre all'Imperi et Regni, nuovi titoli, et nuove prerogative. Per ilche sarete incoronato non come gli antichi per mano d'huomini, ma da Cristo stesso, et perche la maggior difficultà, che habbino i Principi del Mondo, è quella, di chi ricordi loro le cose, però non tantosto si è inteso il felicissimo vostro nascimento, che io vi dono, dedico, con sacro, indirizzo queste mie poche fatiche acciò che contenendo esse gli eccessi, et gloriosi fatti delli vostri antecessori, vi habbino a essere a suoi tempi un ricordo imagine, et simulacro di grande et magnanime imprese. Nel che come nato di un nuovo Scipione Henrico Quarto Re della Gallia, et di Navarra, et della Cristianissima Maria, che procede da quel fulgore di guerra Signore Giovanni de Medici, mi persuado, che si come esso padre vostro contro il parer di quelli che misurano i casi, hà liberato la Francia dalle seditioni [p. iv modifica]

Civili, et dall'arme forestiere, cosi Voi Massimo Sire contro all'opinione delli discredenti habbiate à liberare dalle mani de Turchi Constantinopoli, et Gierusalem, al che vi aiuti l'onnipotente Idio; acciò si rimetta nel suo peculiare patrimonio il vero culto della Santa Religione. Hora dunque altissimo, et potentissimo Delfino non vi sia discaro per l'innata vostra cortesia di degnarvi ad accettare questo mio rozzo discorso, nel che mostrarete di aggradire la buona volontà di una persona, che hà bramato, et brama tutta via più di servire la sacra Corona di Francia, che però genuflesso mi vi inchino, et faccio reverenza, baciando humilissimamente quella destra, che in tal caso si hà adoperare valorosissimamente.    Di Firenze il dì 20. d'Ottobre 1 6 0 1.

Di V. Maestà humiliss. et deuotiss. servitore.



Antonio Mossi Fiorentino.