Bresci e Savoia: il regicidio/Morte misteriosa
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Morte misteriosa
Ciò che avevo previsto si é verificato, e anche troppo presto!
Prima di parlare di questa morte misteriosa — che per me non lo è — ho lasciato che il governo, la polizia e la stampa facessero inchieste, rapporti, polemiche.
Quando Bresci volle vendicare le innumerevoli vittime della Monarchia colpendo a Monza il re Umberto, scrissi affrettatamente un opuscolo per provare, colla storia alla mano, che gli apologisti del regicidio non eravamo noi, ma bensì i monarchici stessi.
Fin d’allora, conoscendo a fondo la ferocia degli sbirri della monarchia, predissi che Bresci sarebbe morto o impazzito entro un anno.
Non previdi il suicidio perchè questo era assolutamente imprevedibile specialmente per un prigioniero dell’importanza di Bresci.
La morte o la pazzia: non vi era altra uscita. Una inchiesta, fatta da un ispettore della polizia, prova, a quanto pare, che Bresci si sarebbe veramente suicidato. Io non ci credo, e mi sarà facilissimo dimostrarvi il perchè.
I carcerieri della monarchia si comportano, verso i prigionieri abbandonati alla loro brutalità, in modo così feroce, crudele e barbaro che non lasciano loro altra sorte che la morte lenta, l’idiotismo o la pazzia, ma il suicidio mai! perchè le loro vittime debbono subire, una lunga tortura.
È con conoscenza di causa che ne parlo. Perchè il sistema sotto il quale dovette soccombere la ragione di Passanante e di Acciarito, la vita di Bresci e di altri sconosciuti mi é stato applicato otto lunghi anni.
Non voglio annoiare i lettori con una descrizione dettagliata della toeletta che si subisce entrando al bagno. Basta sapere che quando vi chiudono in una cella che sarà la vostra tomba non vi lasciano nulla.
Nè calze, nè mutande, nè fazzoletto, nè tovagliolo: nulla. La notte si è legati sul letto: la notte che per tutti coloro che soffrono è il riposo, l’oblio, la pace, pei prigionieri al bagno è lo spavento perchè per essi non vi è nè riposo, nè pace.
Ogni mezz’ora tre sbirri accompagnati da un sotto-capo, irrompono fragorosamente e brutalmente nella cella, per ispezionare le spranghe della finestra, i muri, il suolo, la catena del prigioniero, frugargli nelle orecchie, nella bocca e in altre parti del corpo per assicurarsi che non abbia nascosto né un filo, nè uno spillo, nè un lembo di cencio, nè un pezzettino di carta. E si veglia costantemente su lui.
È un supplizio inenarrabile pel povero sepolto vivo; è l’occhio che lo guarda, che lo spia, che turba la pace della sua tomba e del suo cervello. Nei primi tempi non vi ha fatto grande attenzione; ma di mano in mano che il corpo dimagrisce, il cervello indebolisce, i nervi si irritano, la ragione se ne va, l’energia e la volontà si smussano; il vuoto, il terribile vuoto sempre più lo circonda.
Nel momento in cui il prigioniero ha bisogno di essere solo e di trovare nel raccoglimento un poco di forza, il nemico raccoglie i suoi moti, i suoi sospiri, gioisce delle sue angoscie, indovina le palpitazioni del suo cuore e li registra, perchè tutto é delitto, anche le sofferenze.
I minimi movimenti sono rimarcati, notati, come lo sono i lamenti di dolore, le grida d’angoscia e di rabbia, i tetri soliloqui precursori di follia, spettro inevitabile della terribile solitudine, dell’indebolimento di tutto l’essere, causato da una nutrizione ripugnante, cattiva e insufficiente.
Se la mancanza di sonno vi abbrutisce, la fame vi fa delirare, vi morde lo stomaco, vi contorce le budella, vi dà la nausea e provoca degli incubi terribili e degli svenimenti che talvolta durano delle ore.
Non aria, non passeggiate, nè visite, nè notizie dal di fuori e specialmente dalle persone che vi sono care, non una voce che vi dica una parola in questa vita, piena di amarezze e di spasimi.
Abbandonati, gettati nelle mani di esseri miserabili, crudeli, feroci, spietati e vili, per la minima infrazione dell’insopportabile regime, per un motto, uno sguardo, un gesto, vi diminuiscono il cibo già quasi nullo, vi restringono colla camicia di forza, soffocano le vostre grida col bavaglio e colla segreta sotterranea. Al minimo segno di impazienza o di rivolta si è afferrati, battuti a colpi di sacchetti di sabbia nello stomaco. I più fortunati sono quelli che soccombono presto. Ma gli sbirri si regolano in modo che ciò non avvenga quasi mai: tale è la consegna.
Questi dolori, queste sofferenze, sono così grandi, così variati e molteplici e talmente insopportabili che dei disgraziati abbandonati da tutti e messi nell’impossibilità assoluta di suicidarsi si ribellano e colpiscono i loro sbirri per essere ammazzati, assassinati di un colpo.
Quante volte ho inteso le grida strazianti di queste vittime oscure colpite in tal modo accanto a me!
Il mio orecchio era talmente esercitato che potevo dire: Questo é rimasto sul colpo, quello agonizza.
Un altro dei supplizii inenarrabili è quello delle grida di coloro che diventano pazzi. Per una raffinatezza di crudeltà li lasciano in mezzo agli altri perchè questi carnefici sanno per esperienza che non vi è nulla che turbi maggiormente e faccia vacillare la ragione che l’ascoltare, notte e giorno, gli urli strazianti dei fratelli di disgrazia.
Questo é il sistema carcerario inventato da Zanardelli, di conservare la vita dei condannati, onde sentono bene l’agonia, la pazzia, la morte.
Ed essendo proibito, reso impossibile il suicidio, come può darsi che Bresci, regicida, abbia potuto suicidarsi?
La dichiarazione, non chiesta, di coloro che hanno fatto l’autopsia del cadavere di Bresci, nella quale si dice che questi "non era stato soggetto di alcun cattivo trattamento", non prova nulla.
Perchè questa giustificazione per un uomo, quando, all’indomani del suo arresto, si era chiesto di ristabilire la pena di morte?
Impiccarsi ad una spranga della finestra? È facile dirsi, ma non ad eseguirsi.
Voglio ammettere che abbiano lasciato a Bresci ciò che non lasciano ad altri condannati: il fazzoletto.
Questo misura qualche centimetro quadrato. Tagliato in quattro striscie non può risultare che una lunghezza derisoria.
Togliete la diminuzione che ne viene dai nodi per attaccare le quattro striscie, il nodo scorsoio e quello per attaccarlo all’inferriata e ditemi quanto vi resta per impiccarsi. Tutto questo é previsto dai nostri umanitarii.
No, Bresci non si è impiccato perchè gli era impossibile. Non lo hanno impiccato perchè questo sarebbe stato un atto umanitario, di cui gli sbirri non sono capaci per altri condannati che non si chiamano Bresci.
I regicidi non li uccidono, ma al contrario, prolungano la loro vita, perchè sentano meglio la morte. Guardate Passanante ed Acciarito, entrambi pazzi.
Bresci debole nervoso, non potendo sopportare il regime barbaro al quale era sottomesso, che si sia ribellato, che abbia insultato e colpito qualche guardiano e che uno di questi con un colpo imprudente, lo abbia ucciso?
Questa è la sola ipotesi accettabile e possibile, per non dire sicura. Se é così siamo certi che l’assassino o gli assassini incauti saranno severamente puniti, per aver abbreviata l’agonia di un regicida.
Tutti coloro che hanno fatto vivere lungamente Passanante sono stati promossi di grado e decorati, perchè certi grand’uomini hanno bisogno, per vivere, delle sofferenze degli eroi che li fanno tremare.
Il colpo imprudente che strappò Bresci alla lunga vendetta che gli volevano serbata, non sarà perdonato; aggiungo che non sarà confessato.
Amilcare Cipriani
(Petite Republique del 25 Giugno 1901).