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Filosofia

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FILOSOFIA

Che siano benedette in eterno la metafisica, la ontologia e tutte le altre sciocchezze che hanno per ultimo fine l’astrazione della quinta essenza! E non sono io che mi permetto di appioppare il termine impertinente di sciocchezza alle scienze profonde in cui furono eccellenti il Mamiani ed Augusto Conti. Non sono così sfacciato da erigermi giudice dei sogni dell’uno e delle manìe conservatrici e cattoliche dell’altro; e nemmeno sono mie queste brutte parolacce di sogni e di manìe. Posso, rispettando gli uomini, deridere le dottrine solo quando gli studi mi permettano di giudicarle. Ora le speculazioni filosofiche ed ontologiche mi sono sempre sembrate sterili e tristi come gli amori solitari. Sbaglierò, ma non ho mai capito, per durezza di cervice senza dubbio, quel che guadagnino una mente o una società a sillogizzare sull’ente o sull’esistente: non ho mai capito perchè debba essere stimata più utile e decorosa una nuova definizione che un nuovo lucido da scarpe, [p. 172 modifica]una ideologia discussa che un girarrosto perfetto. Sarò un asino, lo riconosco, ma preferisco il girarrosto.

Mi consolo però come i dannati ed i mariti traditi, con la buona compagnia, la quale mi ha messo in bocca i termini irriverenti usati qui sopra; e mi rallegro pensando che in riga di metafisica accadrà quel che è accaduto dai sette sapienti della Grecia fino ad oggi, cioè che ogni anno verrà fuori una nuova teoria, distrutta dalle fondamenta l’anno dopo da una teoria nuova, e così fino alla consumazione dei secoli; salvo che il colto pubblico non si avveda della burletta e non prenda a torsoli di cavolo questi cavadenti, l’ultimo dei quali si spaccia sempre pel più illustre di tutti; salvo che, se non tutta, almeno per tre quarti, questa inane filosofia non vada dove sono andate tante scienze sue sorelle, l’alchimia, l’astrologia e tira via.

Se la domanda fosse lecita, io chiederei a che cosa serve la filosofia ne’ licei del regno? Probabilmente a seccare i ragazzi con un esame di più, mentre ne hanno già tanti. Dicono che è una ginnastica dell’intelligenza e che abitua a pensare: ma allora insegnate ne’ licei anche il giuoco degli scacchi, che Aristotele v’aiuti! Che bisogno c’è di insegnare a quei poveri ragazzi tante corbellerie, come l’esistenza reale delle idee o il bello assoluto? E poi, domando se si può chiamar scienza quella che da mille professori è professata in mille diverse maniere, con sistemi e conclusioni diverse? Tanto fa insegnar la cabala del lotto per la quale ogni [p. 173 modifica]pettegola ha le sue teorie infallibili. È scienza quella? Che compassione!

Anch’io ebbi al liceo un prete spretato che mi insegnò i sillogismi infallibili pei quali si dimostrava, anzi si toccava con mano l’esistenza di Dio. Dopo, ho sentito dire che un certo Emanuele Kant con altrettanti sillogismi aveva dimostrato il contrario. A chi credere? Nello stesso liceo m’insegnarono il gran teorema del quadrato dell’ipotenusa, che il professore chiamava il ponte degli asini. Ebbene, non ho mai trovato nessuno che abbia dubitato della dimostrazione, meno astrusa, meno superba di quella dell’esistenza di Dio, ma più certa ed insegnata da un onest’uomo che non era mai stato prete. Il professore di greco mi faceva spiegare quel benedettissimo Senofonte e dopo ho trovato che tutti lo spiegano alla stessa maniera, ma ho trovato che tutti poi avevano idee diverse da quelle dell’ex-prete filosofo. E quando, cresciuto d’anni, mi sono voltato indietro per vedere la strada fatta, ho rimpianto amaramente il tempo sciupato a mettermi in testa delle panzane mamianiste, contiste, vacue e sacerdotali.

Che nelle Università ci siano dei professori di filosofia, pazienza. Vorrei solo che una volta alla settimana fossero obbligati a discutere tra loro sopra un dato punto di filosofia, s’intende con la camicia di forza, per impedire le vie di fatto. Queste discussioni edificherebbero gli studenti sulla serietà di certe dottrine e di certe riputazioni e sarebbe questo il maggior vantaggio che si potesse trarre [p. 174 modifica]dall’insegnamento della filosofia nelle Università. Ma che la filosofia s’insegni anche ne’ licei, e si insegni come s’insegna ora, mi pare che sia cosa che dovrebbe dar da pensare ai Ministri della istruzione che si dicono progressisti e democratici.

Ma pur troppo ci sono a questo mondo dei pregiudizi che superano le forze, non che di un Ministro, di una intera classe di persone. Andate a dire che la filosofia è un passatempo come il giuoco della briscola, e sentirete che strillo! Sentirete ricordare Platone, Aristotele, San Tommaso, Gioberti, Rosmini, Mamiani, Conti ed una miriade di simili glorie nazionali ed estere, come se tutto il tempo perduto nelle speculazioni metafisiche da questa brava gente avesse cavato un ragno da un buco, come se non avessero imbrattato dei quintali di carta col solo vantaggio degli altri colleghi in filosofia che, non avendo altro da fare, sono stati felici di avere una nuova teoria da ridurre in polvere impalpabile. Aggiungete, che tutte queste inutili discussioni che vertono più spesso sopra equivoci che sopra opinioni, sono e saranno sempre chiuse in un campo ristrettissimo di adepti che sono iniziati al linguaggio cabalistico dei filosofi, i quali sotto le pompose e grecizzanti parole nascondono astrazioni così sottili, che spesso non le capiscono nemmeno loro. A che cosa servono questi fuchi dell’intelligenza? Si bandiscano pure i poeti dalla repubblica di Platone, ma non ci lasciamo i filosofi, altrimenti la repubblica diventa una gabbia di matti.... metafisici. [p. 175 modifica]

Non sarebbe ora di vedere un poco che razza di sciocchezze ontologiche, di sciocchezze metafisiche, di teorie codine, di sistemi cattolici e paolotti si insegnino nelle nostre scuole? Non sarebbe ora di fare un po’ di bucato?

Se fosse vero che un Ministro ci pensasse qualche volta!