Biografie dei consiglieri comunali di Roma/Filippo Orsini

Filippo Orsini

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Giuseppe Mazzoni Felice Ostini

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PRINCIPE DON FILIPPO ORSINI


Consigliere Comunale




LL
a nobiltà del casato, la grandezza della fortuna, l’altezza della social condizione esser dovriano sprone a coloro, cui fu data tanta avventura nel mondo, d’inalzarsi sopra la comune schiera del volgo, di correre sulla via delle più splendide virtù, di seguire le orme onorate, che stamparono sopra la terra gli avi nostri, e con l’ingegno e con le opere rendersi cittadini utili a sè medesimi, alla propria città, alla nazione. — E di vero tale hanno un prestigio dinanzi al popolo, tale mandano una luce abbagliante coloro, i quali la sorte collocò negli agi beati, e nella abbondanza di ogni dovizia, che alla di loro voce di leggieri si porge più ascolto, al di loro cospetto si sente un’arcana reverenza, onde l’uomo par sia costretto talvolta da un misterioso potere ad inchinarsi alla ricchezza. — Egli è perciò che a quei cittadini, cui la sorte sorrise di un sorriso felice, circondandoli dei beni materiali della terra, più che ad ogni altro incombe dovere di esercitarsi nelle virtù, di operare al bene del proprio paese, e alla felicità del popolo. E noi crediamo che se uomini di alta fortuna, ornati dei pregi più eletti della mente e del cuore, di sensi onesti, gentili, magnanimi, e di forti e generosi propositi, salissero in dignità alla trattazione delle cose di Stato, o gl’interessi della città curassero, la pubblica e privata prosperità andrebbe ognora più progredendo, e nel benessere del popolo riposerebbe tranquilla e serena tutta la nazionale famiglia. Quindi a noi conforta il cuore, allorché vediamo nobili e doviziosi cittadini a supremi uffici chiamati, perocché se ai pregi della fortuna si congiungono quelli dell’ingegno e dell’animo, e sentono per entro sé stessi quel desiderio, [p. 158 modifica]come dice un chiarissimo scrittore, quasi pronosticativo de’ futuri secoli, il quale ci stringe a desiderare la nostra perpetua gloria, il felicissimo stato della nostra, patria, e la continua salute di quelli, che nasceranno da noi, non può di certo esser manchevole rutilità generale derivante dalla di loro opera. E poichè nelle nostre biografiche pubblicazioni ci fu grata cosa parlare di quei cittadini, che al Consiglio del Comune salirono in Campidoglio, e dirne, senza la vana ombra della adulazione, la lode, ove il merito veramente risplende, così oggi con compiacente animo al debito dello scrittor adempiamo delineando in brevi tratti la vita del Principe D Filippo Orsini, che la cittadinanza romana, nelle ultime elezioni amministrative, mandò al seggio dei Consiglieri comunali, perchè si avvantaggiasse la municipale amministrazione, abbisognevole di nuovi uomini sapienti ed onesti.

Svolgendo la storia, noi veggiamo fin da lunghi secoli la famiglia Orsini aver vita, e quindi un lungo ordine di antenati succedersi, i quali si distinsero alcuni nei parteggiamenti guelfi, altri in quelli ghibellini, e in mezzo ai tempi di tenebrosa caligine ravvolti, e fra le lotte civili, morali, religiose è politiche, tutti emersero per diverse imprese, e per cariche diverse, e sulle pagine degli storici volumi lasciarono perpetuata la memoria. Nelle tempeste degli avvenimenti, nelle tumultuose vicende di casi fortunosi, i rami della famiglia Orsini si divisero alcuni in Francia, altri in Germania, ed altri in Roma, e da questi discende il Principe D. Filippo Orsini, che in Roma sortiva i natali nel 1813. Suo padre D. Domenico principe Orsini, fu uomo di nobili sensi, integerrimo sempre, e dagli avi suoi raccolse l’eredità religiosa di assistente al soglio dei Pontefici, cui adempì senza bacchettonerie e senza confondere con quella carica il sentimento politico. Don Filippo Orsini, che sin da giovinetto dimostrò vivacità d’ingegno, e bellezza di animo, crebbe informato ad una educazione la più nobile e più delicata, e ad una istruzione, che perfezionò la sua mente ed il cuore, o lo rese uro dei più colti principi romani. — Ed è questa certamente l’onoranza più bella in chi s’ebbe da fortuna agi e ricchezze, perocchè il più spesso tra gli ozi dorati, e le voluttuose mollezze, trascorro la vita il godente epulone, il ricco neghittoso. Don Filippo Orsini ebbe desiderio mai sempre di acquistare nuove cognizioni, e trarre lezioni di umano sapere dalla scuola della vita, che è appunto la scuola ove s’apprendono le pratiche discipline, rutile filosofia, la scienza di tutte co e, ed è riuscito cittadino di alta estimazione [p. 159 modifica]Fu anche vago del viaggiare per istudiare nuovi uomini e nuovo cose, e dappertutto raccolse il germe di più vasta sapienza, che in lui è fecondo dei frutti più belli di civili e morali virtù. — Egli è pur versato nella economia pubblica e privata, e sa quindi quanto v’ha d’uopo per trasfondere il sangue alle amministrazioni, rude abbiano vita vigorosa e sanissima. — Si mostrò sempre amante del proprio paese, sempre desideroso di giovare il popolo, sempre anelante a quel progresso e a quella civiltà, che condurre devono il popolo alla meta sospirata, cioè a quella felicità, a quel generale benessere, in seno del quale le scienze, le lettere, le arti, le industrie e i commerci potranno liberamente svolgersi, ed apportare anche alle future generazioni tesori di bene.

Il principe D. Filippo Orsini non scese giammai sulle piazze a fare il liberale, non si gettò certamente in mezzo ai vortici delle ebollizioni politiche, ma cittadino onestissimo, di fermo ed integro carattere, stette in cospetto dei tempi con la fede dell’uomo, che crede in un avvenire migliore, in un progresso sociale, in una patria, in una civiltà promettitrice di grandi fortune alla umanità.

La cittadinanza romana conosceva appieno le belle doti, che onorano D. Filippo Orsini, e finalmente designavalo siccome l’uomo degno di salirvi al Campidoglio, e di assidersi tra i Consiglieri del Comune a trattare gl’interessi della città e il bene del popolo. — E di fatti nelle ultime elezioni amministrative, con voti 2419, era eletto Consigliere Municipale. — Noi francamente facciata plauso a quella stampa, che siffatta elezione lodò, ed era tempo che un nobile e virtuoso cittadino uscisse dalla troppo lunga solitudine, e fosse tradotto in mezzo alla vita pubblica. — Uomini, che alla nobiltà del casato e alla ricca fortuna uniscono nobiltà d’animo e di carattere, ricchezza di virtù cittadine e morali, uomini fieri della loro indipendenza, cittadini onestissimi son necessari perche sia udita la lor voce nelle aule del Campidoglio, perchè gl’interessi del popolo sian con tutta cura trattati, perchè l’amministrazione municipale si riordini e prosperi, perchè la città tranquillamente respiri, e non la stringa V incubo dello gravi imposizioni e di maggiori sofferenze. — Un principe romano, che ascenda alla vetta, dove furono un tempo e i Bruti e i Camilli, e i Tulli e gli Scipioni, e tanti altri illustri cittadini, che siede nel seggio degli antichi padri della patria, deve finalmente fare udire la sua voce, la voce dell’uomo onesto, la voce dell’uomo [p. 160 modifica]incapace di tradire la fiducia de’ suoi cittadini, del suo paese. — E il principe D. Filippo Orsini noi lo udremo nei comunali consigli, noi lo vedremo solerte, attivissimo, energico, perchè l’amministrazione e la finanza municipale abbiano vita rigogliosa, egli si mostrerà uomo di liberi tempi, che adempie agli obblighi, che deve sentire ogni buon cittadino, le sue virtù rifulgeranno di più bello splendore, e nella storia della sua famiglia sarà gloriosamente notato siccome il primo dello illustre stipite Orsini che essendo Roma capitale d’Italia, voto sospirato da lunghissimi secoli, abbia il distinto ufficio sostenuto di Consigliere del Municipio di Roma.

E nel conchiudere questa biografica memoria, nella quale abbiamo esposto in brevi linee la vita del principe D. Filippo Orsini ci, piace anco segnalarlo siccome uomo d’animo gentilissimo e squisitamente cortese, come cittadino sul quale può sicuramente confidare il paese e che perciò si renderà sempre più degno di benemerenza e dell’onore di perenne ricordo.







R. Fait — Editore — Roma, Gennaio 1875 — Tip. del Popolo Romano