Biografie dei consiglieri comunali di Roma/Filippo Berardi

Filippo Berardi

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Filippo Bennicelli Giovanni Battista Camuccini

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BERARDI COMM. FILIPPO


Consigliere Provinciale





LL
a più grande, la più santa, la più solenne missione dello scrittore è quella di consegnare alle pagine della storia i virtuosi cittadini, e noi, nello scrivere le biografiche memorie dei Consiglieri Provinciali di Roma, a siffatta missione adempiamo, e ci è grata cosa oggi ragionare la vita di quell’egregio Consigliere, che è il Comm. Filippo Berardi.

In Ceccano, nel 2 marzo dell’anno 1830, sortiva egli i natali da Vincenzo Berardi e da Anna-Maria Bruni, che furono genitori onestissimi e virtuosissimi.

Le più antiche cronache raccontano come la contea di Ceccano appartenesse, per lunghe epoche, alla famiglia Berardi, nella quale si ebbero a noverare anche uomini in ogni disciplina distinti, in chiarissime virtù eccellenti, e che molto operarono al bene e alla fortuna di quella città. Quindi lo stipite dei Berardi fu già notato siccome illustre nelle pagine della storia.

Però in questa biografica memoria noi ci proponemmo porre in rilievo le virtù di Filippo Berardi, dalle quali si parrà aperto come egli faccia onore non solo allo splendore degli avi e della famiglia, ma come sia venuto in prestanza maggiore per tutte le più belle doti della mente e dell’animo.

Filippo Berardi insino dagli anni più teneri rivelò robustezza d’ingegno, svegliatezza di mente, indole dolcissima, gentilezza di cuore. — Nel distinto Collegio Ghislieri ebbe egli istruzione dei primi studi, e ne uscì con il più alto corredo di cognizioni e di sapienza, chè in quel collegio ogni mente eletta era facile venire in eccellenza, e basti noverare tra gli insigni uomini, che da quivi uscirono, quell’illustre filosofo e poeta, quel grande cittadino, che è Terenzio Mamiani. — Il Berardi applicavasi quindi alle scienze legali, e nel 2 aprile 1852 riportava l’onor della laurea.

Nelle materie economiche ed amministrative era anco versato, e presso [p. 280 modifica]il Ministero degli affari interni veniva assunto al delicato officio amministrativo, nel quale emergeva per zelo, per ingegno, per cognizioni, e per assidua sollecitudine, e la sua opera era utilissima, quando la guerra della invidia e della malignità, che purtroppo accade sovente tra gli uomini, il fece declinare dall’onorevole officio, e per ragioni, che vanamente qui sariano a dirsi, nobilmente ritraevasi da persone, che egli riconobbe nemiche.

Resosi per tal modo indipendente, a più utile e più solenne meta, a più grandi opere si diè di tutta lena. — E di vero, noi lo vediamo promuovere egli la intrapresa della costruzione della ferrovia da Roma al confine napopoletano, e traversando innumerevoli difficoltà, ostacoli, che credevansi insormontabili, e tutto mettendo in effetto il valore dell’ingegno, e la potenza della sua energica operosità, al desiderato fine giungeva. E poichè voleva che la ferrovia traversasse anche la città di Ceccano, chiamati a consiglio i propri concittadini, otteneva che alla espropriazione si devenisse di subito, accettando gli obblighi della Società e della legge, e ad agevolare il consentimento di tutti esempio unico più che raro, compensavali anche largamente del proprio. Pertanto, a dimostrare con quanta attività egli operasse, giovi notare come i primi venti chilometri della Ferrovia Roma-Ceprano, fossero, sua mercè, costrutti nel brevissimo tempo di appena sessanta giorni da Ferentino a Pofi.

Ma i miracoli della sua grande operosità, della sua alta intelligenza, del suo amore ad ogni cosa che arrechi il pubblico bene, che apporti vantaggio comune, noi li veliamo anche allora che egli, esponendo le proprie fortune, concorre con altri capitalisti alla costruzione, senza garanzia governativa, della linea da Civitavecchia al Chiarone, e autista giungenti capitali di fronte alla difficoltosissima posizione economica, in cui trovavasi la Società delle Ferrovie Romane, e quel che più s’accinge alla grandiosa intrapresa della costruzione della Stazione di Roma, la quale è riuscita la più vasta di quante ve ne hanno in Italia, e degna della eterna città.

Ed avvegnachè fosse ancora incompleta, fu per il suo ingegno che potè fare un servizio alle difficoltosissime esigenze del trasporto della Capitale.

Per tutto ciò il Berardi s acquistò non solo sempre più distinta e chiara, nominanza, ma fu riconosciuto nell’ardue imprese il più potente ausiliare, e il distruggitore di ogni difficoltà, onde venne nominato e confermato quale agente generale della Società, senza che egli per siffatto incarico accettasse [p. 281 modifica]onorario o ricompensa veruna; nè v’ha in Roma impresa industriale e commerciale, la quale onestamente siasi eretta e viva in Roma, cui egli non abbia prestato il concorso de’ suoi capitali, e tralasciando di tutte noverarle, ci piace notare il grandioso opificio, che col suo appoggio, e col suo interessamento si è eretto, sotto la Ditta Pierantoni e Compagni, per le costruzioni in legno in prossimità di S. Pietro in Vincoli, che è il primo stabilimento di questo genere erettosi in Roma, e ricordiamo con vera emozione dell’animo come anche da casi infortunati, e da amaritudini, che hanno pur turbato sua vita, egli ha saputo trarre un fonte di bene eziandio per la classe indigente. — E di vero sa ognuno come egli per vari anni sostenesse lite civile, a causa del taglio della macchia denominata Faito, da cui erano pur derivati immensi vantaggi al proprio-paese; sa ognuno come egli finalmente riportasse il trionfo, e s’avvedessero poi e facessero pentimento anche i suoi avversari; è noto come dalla vittoria riportata a lui fosse dovuto indennizzo de’ danni e rifazione di spese; ebbene egli nulla trae a sè, e vuole che tutto si sparga in opere di beneficenza, ed è pago riceverne benedizioni ed amore dalla moltitudine sofferente. — Nè qui si rimane la generosità del suo cuore, che a quel Comune stesso, il quale avevagli mosso lite, che lo aveva colmato di amarezza, stende egli nuovamente la mano, e gli offre il suo aiuto, il suo appoggio in ogni bisogna.

Questi fatti bastonano già di per se stessi a porre il Berardi sul piedistallo dei benemeriti cittadini, nel raro novero di coloro, che alla potenza dell’oro fanno seguire la grandezza dell’opera; ma nuove e splendide opere di lui, noi abbiamo debito di portare nella luce di questo biografico ricordo. — E principalmente notiamo, niuno esservi che ignori quanto egli abbia fatto per la sua terra nativa — È a lui che si deve se la città di Ceccano è resa un invidiato soggiorno, un luogo dilettoso. Noi non esporremo qui tutto quanto dovette superare, tutte quante le difficoltà, che gli si pararono dinanzi, per migliorare la igiene, e le condizioni commerciali di Ceccano, diremo sì bene come non badò a sacrifici, corno si compiacque soltanto di vedere il luogo, dove ebbe i natali, fatto degno del gusto moderno, della moderna civiltà,— Nè Ceccano solamente risentì gli effetti della generosità del suo cuore, del suo amore patrio, ma pur Frosinone, città capoluogo, si ebbe i vantaggi della operosità del Berardi, del concorso dei suoi capitali, del valore del suo ingegno, della potenza delle sue cognizioni economiche [p. 282 modifica]ed amministrative, e sursero fabbricati ed opere pubbliche, e fu la città resa anche degno soggiorno per pubblici funzionari, che debbono avervi stanza nel nuovo organismo giudiziario ed amministrativo del Regno.

Noi non saremo qui a descrivere e le strade, e il cimitero, e le scuole, e l’ospedale, ed altri stabilimenti d’igiene, che sursero maravigliosamente, allorquando il Berardi era capo del Municipio di Ceccano, noteremo sì bene come le principali città della provincia romana — quali sono Frosinone, Alatri, Patrica — per la loro elevata e montuosa posizione essendo prive del beneficio di acque potabili, con danno gravissimo degli abitanti, venissero delle medesime provvedute, sostenendo grandi sacrifici e passività ancora insolute, tranne la città di Anagni, cui accorse la munificenza del pontefice Pio IX, e la sola Ceccano s’ebbe un generoso cittadino, un figlio carissimo, che, a proprie spese, con la più portentosa celerità, fece sgorgare improvvisamente la copia di ben sessanta oncie di acqua purissima, con la gioia più grande e con la più grata riconoscenza di tutti i cittadini. E questi fu Filippo Berardi, cui certo più che ad ogni altro doveva rivolgersi il voto generale, per affidargli l’onorevole e delicato mandato di rappresentante del collegio di Frosinone, per tutelarne e migliorarne gl’interessi, per apportare la pubblica e privata fortuna e far soddisfatti i bisogni delle popolazioni. E più che niun altro lo meritava. — E per fermo, se la sociale convivenza, se la nazionale famiglia fosse regolata e governata da uomini saggi, virtuosi, onesti, come il Berardi, noi vedremmo la cosa pubblica e privata procedere in più splendido e progressivo cammino, le popolazioni riposare in una prosperità più fortunata.

Filippo Berardi è uno dei più distinti uomini, che compongono il Provinciale Consiglio, cui fu eletto dal voto quasi unanime di tutti i suoi concittadini e dei vicini paesi, e per ben tre volte nel nobile ufficio confermato, e sempre ha lasciato traccia luminosissima del suo sapere, delle sue virtù.

Egli meritò anche decorazioni distinte. — Più potrebbe dirsi di lui, ma quanto esponemmo basta già a rivelarne la splendida figura di uomo onesto, saggio, virtuoso, di citta lino di nobili e gentili sensi, d’animo bello e generoso, e stimiamo adempiere al compito dello scrittore, consegnandolo alla perpetuità del ricordo e alla pubblicità dell’esempio.



Roma, Gennaio 1875 — Tip. del Popolo Romano.