Benché tra' monti solitaria insegni
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XVI
per lo medesimo.
Benchè tra’ monti solitaria insegni
Savona a’ figli suoi battendo i remi
Intra perigli estremi,
Merce raccôr da fortunati regni,
5Ond’ella di ricchezza in pregio ascenda,
E per nobile industria aurea risplenda.
Io non per tanto singolar da loro
Varco di Pindo a’ porti almi, e soavi;
Indi sciolgo mie navi
10Carche di palme, e d’immortale alloro;
E con povera man ne fo felici
I cor d’onore e di virtude amici.
S’io già del Tebro, e del gran Po sul corno
Mirar mi feci, e del Metauro all’onde,
15E sulle vaghe sponde
Di Dora impressi alte vestigia; or torno
D’Arno famoso alle dirette rive
Carco di cetre, e di bell’arpe argive.
Qui fra solinghe Ninfe, il crin cosparte
20Di gigli, e d’ostro, a lor sì cari fregi,
Ammirabili pregi
D’un Medici vo’ dir, ramo di Marte,
Per cui nel mezzo d’altrui danni, ed onte
Pur tiene Italia nostra alta la fronte.
25Quando nell’alto Ciel sue rote adduce
Cimmeria notte, e l’Universo imbruna;
Allor dell’alma Luna
Mirasi chiara fiammeggiar la luce
E suoi lampi virtù vibra da lunge,
30Quando tetra viltà seco s’aggiunge.
Quinci fra’ nembi, onde pur dianzi in guerra
S’avvolse il cor delle Tedesche genti,
Noi rimirando ardenti
Uscir tuoi raggi a rallegrar la terra,
35Portiam la guancia di letizia impressa;
O forte a sollevar Pannonia oppressa.
Or di questo non più. Gaudio s’appresta
Per noi più grande: eserciti infiniti,
Crude strida, nitriti
40Ecco empion ogni piaggia, ogni foresta;
Scuotonsi i monti, e par che il Ciel ne cada,
Ma ciò fia messe alla tua nobil spada.
Non paventar: su dall’eteree cime
Al fin calpesta gli empj il gran Tonante;
45Pongonsi mostri avante
Alla virtù, che ha da venir sublime;
Odi la bella Clio, che d’aurei detti
Tiene ha le labbra, e n’arricchisce i petti.
Che un tempo armasse, ella non canta in vano,
50L’alma Acidalia il peregrino Enea;
Nè che la tomba Etnea
Di fumo empiesse, e di sudor Vulcano,
Quando temprare infra’ Ciclopi il vide
L'usbergo celebrato al gran Pelide.
Tal ha cosparto di fulminei rai
Scelto scudo per le salda difesa;
Sì nella sacra impresa
Contro superbi quasi turbo andrai,
Che suona da lontan su rigid'Alpe,
O mar che atroce inonda Abila, e Calpe.
Come scorgendo grandinose i grembi
L’Iliadi ornar la region stellata
Con destra alta infocata
Fulmina Giove adunator di nembi,
E fece Olimpo, o di Tifeo sul fianco,
E ciascun'alma di terror vien manco.
Tal per la Fé che in Vatican s'adora,
Feroce avventerai folgori, e tuoni;
Ed io fra danze e suoni,
Inebbriato il sen d’onda canora,
Vestirò piume a celebrar l'assalto,
Ne darò nomo al mar, volando in alto.