Ben ha di doppio acciar tempre possenti
Questo testo è stato riletto e controllato. |
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Eustachio Manfredi
XIX1
Perchè t’affiliggi e ti disciogli in pianto,
Infelice città, dimmi, o per cui?
Perduta ho la real donna, che tanto
A me fu cara, a cui sì cara io fui,
5Nè questo almeno ti conforta alquanto,
Ch’ella è su ’n Cielo, e vede i pianti tui?
Dunque s’allegri il Cielo; io nò, che intanto
Fa colle spoglie mie più bello altrui.
Pur ella ancor non ti lasciò: deh mira,
10Come intorno di te, che a cuor le sei,
E per tua pace e per tuo ben s’aggira.
Questo è ben ciò che duolmi: io non saprei
Goder del ben, ch’ella per me sospira,
Nè trovar la mia pace altro che in lei.
Note
- ↑ In morte di Anna Isabella Duch. di Mantova e di Guastalla. Interlocutori sono il Poeta e la città di Mantova.