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XVIII1
Ben ha di doppio acciar tempre possenti
Intorno al petto e adamantina pietra
S’alcun v’ha cui nol frange e non lo spetra,
Dolera, il suon de’ tuoi divini accenti:
5Che, quasi in forte man stimoli ardenti,
Han empito e vigor, che i cuor penetra:
Sì che calcitra in vano, e in van s’arretra,
Forz’è che il Reo li senta e si sgomenti;
O fugga almen dove il tuo dir nol giunge,
10Ma seco porti nel fuggir l’acerba
Memoria impressa, ch’altamente il punge;
Siccome belva, che nel fianco serba
L’asta mortal, nè, per fuggir più lunge,
Va men l’arena insanguinando l’erba.
XIX2
Perchè t’affiliggi e ti discioglio in pianto,
Infelice città, dimmi, o per cui?
Perduta ho la real donna, che tanto
A me fu cara, a cui sì cara io fui,
5Nè questo almeno ti conforta alquanto,
Ch’ella è su ’n Cielo, e vede i pianti tui?
Dunque s’allegri il Cielo; io nò, che intanto
Fa colle spoglie mie più bello altrui.
Pur ella ancor non ti lasciò: deh mira,
10Come intorno di te, che a cuor le sei,
E per tua pace e per tuo ben s’aggira.
Questo è ben ciò che duolmi: io non saprei
Goder del ben, ch’ella per me sospira,
Nè trovar la mia pace altro che in lei.
- ↑ Per il P. Pantaleone Dolera celebre Predicatore.
- ↑ In morte di Anna Isabella Duch. di Mantova e di Guastalla. Interlocutori sono il Poeta e la città di Mantova.