Ben Hur/Libro Quarto/Capitolo IX

Capitolo IX

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CAPITOLO IX.


D’ordinario uno dei mezzi più sicuri per farsi odiare da una persona, è quello di comportarsi bene in un’occasione in cui quella persona s’è comportata male.

Fortunatamente Malluch faceva eccezione alla regola.

L’incidente di cui era stato testimonio aveva anzi aumentata la sua stima per Ben Hur rivelatoglisi uomo coraggioso e destro.

Se ora avesse potuto apprendere qualche cosa della storia del giovane avrebbe, pensava egli, un’interessante rapporto della giornata da sottoporre all’ottimo messer Simonide.

Intanto due fatti gli constavano già. Il suo compagno era Ebreo e figlio adottivo di un celebre Romano. Un altro pensiero germogliava nella sua mente. Messala ed il figlio del duumviro non dovevano essere estranei l’uno all’altro. Di qual natura erano i loro rapporti? Come venirne in chiaro?

Per quanto ei si lambiccasse il cervello, non riusciva a trovare un’addentellato per entrare in argomento, e già rassegnavasi a rinunciare ad ogni tentativo quando Ben Hur stesso venne in suo soccorso.

Egli prese Malluch per un braccio e con lui si scostò dalla folla la quale ormai volgeva di nuovo la propria attenzione al vecchio sacerdote ed alla mistica fontana.

— «Buon Malluch,» — chiese Ben Hur arrestandosi, — «può un’uomo dimenticare la propria madre?» —

Questa domanda, fatta a bruciapelo e senza applicazione diretta, non poteva a meno d’imbarazzare l’interrogato, il quale, guardando il compagno come per leggergli in volto il vero significato delle sue parole, vi scorse invece tali segni di sincera emozione da sentirsene scosso.

— «No,» — rispose con calore. — «No, mai,» — indi, ripreso completamente possesso di se stesso soggiunse con calma: — «mai s’egli è Israelita. Una delle prime lezioni ch’io imparai alla Sinagoga fu la venerazione pei [p. 209 modifica]genitori, poichè, come disse il figliuolo di Sirach: — «Venera tuo padre con tutta l’anima e non dimenticare le sofferenze di tua madre.» —

Il volto di Ben Hur si fece più acceso. — «Quelle parole,» — disse con voce commossa, — «mi richiamano alla mente la mia infanzia ed esse mi provano pure che tu sei un buon Ebreo. Tu m’ispiri fiducia.» —

Abbandonò il braccio, al quale sin qui s’era tenuto stretto, e con ambe le mani compresse le pieghe della veste che gli copriva il petto, quasi a soffocare un’acuto dolore che lo straziava, indi proseguì:

— «Mio padre, portava un nome distinto e godeva di non poca considerazione a Gerusalemme ov’egli abitava. Mia madre, alla morte di lui, era ancora nel fiore dell’età, e io non saprei davvero trovar parole per descrivere quanto buona ella fosse e bella. Io aveva anche una sorellina, e noi tre componevamo la famiglia, una famiglia così felice da giustificare le parole del vecchio Rabbi: — «Dio non potendo essere da per tutto, creò le madri.» — Un giorno una disgrazia accidentale toccò ad un’alto funzionario romano, mentre passava davanti alla nostra casa accompagnato da una coorte; i legionarii abbatterono la porta, si precipitarono in casa e ci arrestarono. Da quel giorno non ho riveduto mia madre e mia sorella. Non posso dire s’esse siano vive o morte e non so che cosa sia avvenuto di esse. Ma, Malluch, quell’uomo, laggiù nel cocchio, era presente alla nostra separazione; fu egli stesso che ci consegnò ai soldati, sogghignando barbaramente, mentre mia madre, invocante pietà pei suoi figli, veniva trascinata a viva forza. Non ti saprei dire se in me prevalga l’odio o l’amore. Oggi lo riconobbi da lontano e — qui riafferrò il braccio dell’altro — Malluch, quell’uomo conosce il segreto ch’io darei la mia vita per scoprire; sì, egli potrebbe dirmi ove trovansi le poverette, se siano vive, ed ove, se morte, io potrei ritrovare le loro ossa.» —

— «E non vuol parlare?» —

— «No.» —

— «Perchè?» —

— «Perchè io sono Ebreo ed egli è Romano.» —

— «Ma i Romani hanno pure una lingua e gli Ebrei, per quanto disprezzati, dispongono di mezzi efficacissimi.» —

— «Non per casi di questo genere. Trattasi d’un [p. 210 modifica]segreto di Stato. Devi sapere che tutti i beni di mio padre furono confiscati e divisi fra i nostri nemici.» —

Malluch chinò il capo come per significare che comprendeva perfettamente tutta la forza del ragionamento; poscia domandò: — «Ti ha egli riconosciuto?» —

— «Non gli era possibile. Fui condannato alle galere in vita e da gran tempo sono creduto morto.» —

— «Mi stupisce che tu non l’abbia ucciso» — fece Malluch cedendo ad un momentaneo impeto di sdegno.» —

— «Se lo avessi ucciso lo avrei messo nell’impossibilità di servirmi. La morte costudisce un segreto più gelosamente della coscienza d’un Romano.» —

L’uomo cui incombeva la vendetta di sì atroci offese e che nondimeno sapeva padroneggiare se stesso al punto di rinunciare all’occasione che gli si era presentato di compierla, doveva aver gran fiducia nel proprio avvenire, oppure covava un piano migliore: — pertanto i pensieri di Malluch presero un nuovo indirizzo. Egli cessò da quel momento d’essere unicamente l’agente d’una terza persona e si sentì attratto verso Ben Hur per conto proprio. In altre parole Malluch si predisponeva a servirlo di tutto cuore per l’ammirazione che Ben Hur gl’ispirava.

Dopo una breve pausa, Ben Hur riprese:

— «Non voglio togliergli la vita, buon Malluch; — contro una tale misura estrema lo garantisce per ora il segreto che egli chiude nella nera sua anima; ma so un modo di punirlo, e se tu vuoi aiutarmi, mi ci proverò.» —

— «Egli è Romano,» — rispose Malluch senza esitare, — «ed io sono della tribù di Giuda. T’aiuterò. Se vuoi da me un giuramento, prescrivimelo pure nella forma che a te sembri più solenne.» —

— «Dammi la tua mano; questo mi basta.» —

Scambiata la stretta di mano Ben Hur, con un senso di sollievo, proseguì: — «Ciò ch’io vorrei da te, mio buon amico, non è cosa difficile nè tale da turbarti la coscienza. Proseguiamo il nostro cammino.» —

Presero la via che a destra conduceva attraverso il prato cui fu già accennato nella breve descrizione precedente l’arrivo alla fontana. Dopo qualche istante Ben Hur ricominciò:

— «Conosci tu lo sceicco Ilderim il Generoso?» —

— «Sì.» —

— «Ove trovasi l’Orto delle Palme? o, piuttosto a che distanza è desso dal villaggio di Dafne?

[p. 211 modifica]Malluch fu punto da un sospetto. Rievocando l’immagine della bella fanciulla alla fontana e l’inclinazione ch’essa aveva graziosamente dimostrata per Ben Hur, si chiese se mai il compito di colui che voleva salvare o vendicare la propria madre, non correva il rischio di essere dimenticato per una avventura d’amore; — ciò nonostante rispose:

— «A cavallo, l’Orto delle Palme si raggiunge in due ore, ma un buon cammello percorre quello distanza in un’ora sola.» —

— «Grazie. Puoi dirmi ancora se agli annunzii dei giuochi di cui mi parlasti fu data grande pubblicità e quando essi avranno luogo?» —

Le interrogazioni erano suggestive, e se non ebbero l’effetto di riassicurare Malluch, egli è certo che ne stimolarono vivamente la curiosità.

— «Oh, sì, i giuochi saranno splendidi. Il Prefetto è ricco e, quantunque sia indipendente dalla carica, egli, come la maggior parte degli uomini prosperosi, non è null’affatto insensibile all’aumento delle sue ricchezze, percui, non foss’altro che per farsi un’amico a Corte, si è messo in gran faccende per festeggiare il console Massenzio, qui atteso per ultimare i preparativi contro i Parti. I ricchi abitanti d’Antiochia, che in questi preparativi hanno il loro tornaconto, ottennero dal Prefetto il permesso di contribuire alle feste. Già da un mese gli araldi proclamano l’apertura del circo per la cerimonia. Il nome del Prefetto basterebbe da solo a garantire la varietà e la magnificenza dei giuochi, particolarmente in oriente, ma quando alle sue promesse si aggiungono quelle dei maggiorenti d’Antiochia, si può esser certi che il concorso sarà straordinario. I premi offerti sono principeschi.

— «E il Circo? mi fu detto essere secondo solo al Circo Massimo.» —

— «A quello di Roma vuoi dire. Ecco: il nostro può accogliere duecento mila spettatori e il vostro ne accoglie settantamila di più; tanto quello di Roma come il nostro sono di marmo e la distribuzione interna è perfettamente eguale.» —

— «E il regolamento è esso pure eguale?» —

Malluch sorrise.

— «Se l’Antiochia osasse fare da sè, figlio d’Arrio, Roma non terrebbe il dominio che tiene. Il regolamento del Circo Massimo è quello che regge, anche qui, in ogni [p. 212 modifica]particolare salvo uno solo; a Roma ogni singola gara è limitata a quattro cocchi; qui invece non v’è limite di numero.» —

— «Ah, l’usanza dei Greci.» —

— «Sicuro, Antiochia è più Greca che Romana.» —

— «Percui, Malluch, io sarei libero di scegliermi il mio cocchio?» —

— «Il tuo cocchio e i tuoi cavalli, — non v’è alcuna restrizione in proposito.» —

Mentre rispondeva alle domande di Ben Hur, Malluch non potè a meno d’accorgersi della crescente soddisfazione colla quale le sue parole venivano accolte.

— «Ancora una cosa, Malluch, quando avrà luogo la solennità?» —

— Ah, sì, me ne era scordato,» — s’affrettò a dire l’interrogato, «se, per dirla in istile romano, gli Dei del mare sono propizii, di qui a sei giorni comincieranno i giuochi.» —

— «Il tempo è breve Malluch, ma mi basta;» — queste ultime parole vennero pronunciate con forza; — «pei profeti d’Israele! riprenderò le redini; però, un momento! Come possiamo noi essere sicuri che Messala sarà fra i concorrenti?» —

Malluch vide d’un tratto il piano escogitato per umiliare il Romano, e, da degno discendente di Giacobbe, dimenticando ogni altra considerazione, corse subito col pensiero a valutarne le probabilità pro e contro. La sua voce ebbe quasi un tremito, quando domandò: — «Sei tu abbastanza addestrato?» —

— «Non temere, amico mio. — Da tre anni i vincitori del Circo Massimo devono i loro allori unicamente alla mia condiscendenza. Chiedilo a loro stessi e ti diranno ch’io non esagero. Alle ultime gare l’Imperatore in persona mi offrì la sua particolare protezione a patto ch’io guidassi i suoi cavalli.» —

— «E tu non accettasti?» — chiese con vivo interesse Malluch.

— «Io,» — proseguì Ben Hur, e qui la sua voce si fece esitante, — «io sono Ebreo e non osai, quantunque portassi un nome romano, assumermi professionalmente un’ufficio che avrebbe suonato onta al nome di mio padre nei chiostri e nelle corti del Tempio. — Nulla mi vietava di addestrarmi nelle palestre, ma il circo mi avrebbe disonorato, e se qui faccio un’eccezione, Malluch, ti giuro che [p. 213 modifica]non è per il premio o per la mercede riservata al vincitore.». —

— «Fermati, non giurare così,» — lo interruppe Malluch, — «la mercede è di diecimila sesterzi, una fortuna per tutta la vita.» —

— «Non per me, quand’anche il Prefetto la triplicasse cinquanta volte. Io voglio ben altro; voglio ciò che vale più di tutti i redditi imperiali dal primo anno dell’impero a tutt’oggi. Voglio umiliare il mio nemico. Tu sai che la vendetta è permessa dalla legge.» —

Con un sorriso d’approvazione, come volesse dire, «Benissimo, benissimo, fra noi Ebrei c’intendiamo» Malluch rispose: — «Messala correrà, non dubitarne. Egli si è già troppo impegnato annunciando il suo concorso in tutti i pubblici ritrovi, e d’altronde il suo nome figura sulle tavolette di tutti i giovani giuocatori d’Antiochia.» —

— «Il suo nome è impegnato in scommesse, dici tu?» —

— «Sicuro, ed ogni giorno egli viene qui con ostentazione ad esercitarsi.» —

— «Ah! quello adunque è il cocchio e quelli sono i cavalli di cui si servirà? Sta bene; sii ringraziato buon Malluch. Tu m’hai già reso un gran servigio ed io ho di che rallegrarmene. Ora siimi guida all’Orto delle Palme e presentami allo sceicco Ilderim il Generoso.» —

— «Quando?» —

— «Oggi stesso. Domani i suoi cavalli potrebbero essere già affidati ad altri.» —

— «Ti piacciono tanto?» —

Ben Hur rispose con entusiasmo: — «Li vidi dal podio per un solo istante, poichè subito sopraggiunse Messala, e non potei più veder altro, ma quello sguardo mi bastò per riconoscerli d’un sangue che è la meraviglia e la gloria del deserto. Non vidi esemplari di quella razza fuorchè nelle stalle di Cesare, ma, veduti una volta, si riconoscono sempre. Se domani per esempio t’incontrassi, Malluch, quantunque tu non mi salutassi, io ti riconoscerei al tuo viso, alla tua figura, ai tuoi modi. Ebbene, colla stessa certezza ed alli stessi segni io riconoscerei quei cavalli. Se è vero la metà di quanto si dice di loro e io riesca apiegarli alla mia volontà, potrò...» —

— «Vincere i sesterzi?» — interrogò Malluch ridendo.» —

— «No,» — rispose vivamente Ben Hur, — «farò quello che meglio s’addice ad un figlio di Giacobbe: [p. 214 modifica]umilierò il mio nemico in pubblico. Ma, soggiunse impaziente, noi perdiamo tempo. In qual modo possiamo con tutta sollecitudine raggiungere la tenda dello sceicco?» —

Malluch riflettè un momento.

— «Il meglio si è d’andar diritto al villaggio che fortunatamente è qui vicino; se possiamo trovare due buoni cammelli non avremo che un’ora di viaggio.» —

— «Andiamo dunque.» —

Il villaggio era formato da palazzi circondati da giardini, con qua e là dei Khan, o alberghi, principeschi. Non fu difficile trovare due dromedarii, e, montati su di essi, i due Ebrei s’avviarono alla volta dell’Orto delle Palme.