Avvegna che girando il Sol ne chiami
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IX
AL SIGNOR RAFFAELLO ANSALDI
Contra l’Ipocrisia.
Ansaldi, omai di cento spoglie involto
Ciascuno oggi del cor cela i desiri,
E gli atti indarno, e le sembianze miri:
Con tanta froda ti si spone il volto.
5Dona per arte al poverel talora
Il più crudel degli usurieri avari,
E quasi casto sa stancar gli Altari,
Chi sol d’un letto le lussurie adora.
Sciocca empietate! e quale astuzia inganna
10Lui, che dall’alto ciel fulmina e tuona?
Che se a pentito peccator perdona,
Ostinate malizie al fin condanna.
Ora armi fiero Arcier d’aspra faretra
Parnaso, e crudo impiaghi i cor perversi:
15Io di giocondo mel spargendo i versi,
Pur, come soglio, addolcirò mia cetra.
Quando al Segno di Frisso omai ritorno
Fanno le rote del maggior pianeta,
Qual piaggia aprica, o di fredd’ombre lieta
20Ci raccorrà per rallegrarne un giorno?
Fiesole bella a’ gioghi suoi m’invita;
Quivi promette Clio nobili canti,
E venendo con lei Bacco di Chianti,
Daranne ambrosia della mortal vita.
25Intanto il vulgo, alle ricchezze intento,
Alzerà vele trascorrendo i mari;
E chi feroci vestirassi acciari,
E chi d’un guardo si farà contento.