Asolani/Libro terzo/XII

Libro terzo - Capitolo XII

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Stette nel mio saluto alquanto sopra sé il santo uomo e poi, verso me con miglior passo facendosi, disse: "Dunque sei tu pure qui ora, il mio Lavinello". E questo detto, ravicinatomisi e di me amendue le gote soavemente prendendo, mi basciò la fronte. Nuova cosa mi fu senza fallo alcuno l’essere quivi così amichevolmente ricevuto e per nome chiamato da colui, del quale io alcuna contezza non avea, né sapea in che modo egli avere di me la si potesse. Per che da subita maraviglia soprapreso, e mirando cotal mezzo con vergogna il santo uomo pure per vedere se io racconoscere ne ’l potessi, e non racconoscendolo, sì come quello che io altra volta veduto non avea, stetti per buono spazio senza nulla dire, infino a tanto che egli, con un dolce sorriso, del mio maravigliare mostrò che s’accorgesse. Là onde io, preso ardire, così risposi: - Qui è ora, Padre, Lavinello per certo, sì come voi dite, non so se a caso venutoci o pure per volere del cielo. Ma voi il fate sopra modo maravigliare, né sa pensare come ciò sia, che voi lui conosciate, il quale né in questo luogo fu altra volta più, né vi vide, che egli sappia, giamai -. Allora il buon vecchio, che già per mano preso m’avea, movendo verso la capanna il passo, con lieto e tranquillo sembiante disse: - Io non voglio, Lavinello, che tu di cosa che ad alto possa piacere ti maravigli. Ma perciò che tu, come io veggo, a piè qui dal castello venuto, salendo il colle puoi avere alcuna fatica sostenuta più tosto che no, sì come dilicato che mi pare che tu sii, andiamci colà, e sì sederai e io ti terrò volentieri compagnia, che non sono perciò il più gagliardo uom del mondo, e quello che io so di te, sedendo e riposando, ti farò chiaro -. Indi con pochi valchi sotto alcune ginestre guidatomi, che dinanzi la picciola casa erano, sopra il piano d’un tronco d’albero, il quale, lungo le ginestre posto, a lui e a’ suoi hosti semplice e bastevole seggio facea, si pose a sedere e volle che io sedessi; e poi che m’ebbe alquanto lasciato riposare, incominciò: -Tanto è largo e cupo il pelago della divina providenza, o figliuolo, che la nostra humanità, in esso mettendosi, né termine alcuno vi truova, né in mezzo può fermarsi; perciò che vela di mortale ingegno tanto oltre non porta e fune di nostro giudicio, per molto che ella vi si stenda, non basta a pigliar fondo; in maniera che bene si veggono molte cose tutto dì avenire, volute e ordinate da lei, ma come elle avengano o a che fine, noi non sappiamo, sì come ora in questo mio conoscerti, di che ti maravigli, è avenuto -. E così seguendo mi raccontò che, dormendo egli questa notte prossimanamente passata, gli era nel sonno paruto vedermi a sé venire tale quale io venni, e dettogli chi io era e tutti gli accidenti di questi due passati giorni e le nostre dispute e il mio dover dire d’oggi alla presenza di Vostra Maestà e quello che io in parte pensava di dirne, che è quanto testé udito avete, raccontatogli, dimandarlo di ciò che ne gli paresse e che esso d’intorno a questo fatto dicesse, se a lui convenisse ragionarne, come a me conveniva. Là onde egli con questa imaginazione destatosi e levatosi, buona pezza v’avea pensato e tuttavia, quando io il sopragiunsi, vi pensava. Di che egli a guisa di conosciuto mi ricevette e a sé già per la contezza della notte fatto dimestico e famigliare. Crebbe in cento doppi la mia dianzi presa maraviglia, udendo il santo uomo, e la credenza, che io vi recai, della sua santità, divenne senza fine maggiore. E così tutto d’orrore e di riverenza pieno, come esso tacque: - Ben veggo io, - dissi - Padre, che io non senza volere de gl’Idii qui sono, a’ quali voi cotanto siete, quanto si vede, caro. Ora, perciò che si dee credere che essi con l’avuta visione v’abbiano dimostrato essere di piacer loro che voi a questo mio maggiore huopo aiuto e consiglio mi prestiate, credo io acciò che la nostra Reina, dolce cura della loro maestà, non come io posso ma come essi vogliono, s’onori, piacciavi al voler loro di sodisfare, ché al mio oggimai non debbo io dir più -. - Anzi pure a Colui piaccia al quale ogni ben piace, che io al tuo disiderio possa con la sua volontà sodisfare - rispose il santo uomo. E così risposto e gli occhi verso il cielo alzati e per picciolo spazio con fiso sguardo tenutovegli, a me rivolto in questa guisa riprese a dire: