Avea dette queste parole Perottino, quando madonna Berenice, che attentissimamente le raccoglieva, così a lui incominciò traponendosi: - Perottino, vedi bene già di quinci ciò che tu fai; perciò che, oltra che a Gismondo dia l’animo di pienamente alle tue proposte rispondere, sì come egli testé ci disse, per aventura il non conciederti le sconcie cose eziandio a niuna di noi si disdice. Se pure non c’è disdetto il trametterci nelle vostre dispute, nella qual cosa io per me tuttavia errare non vorrei o esser da voi tenuta senza rispetto e presontuosa.
- Senza rispetto non potrete voi essere, Madonna, né presontuosa da noi tenuta parlando e ragionando, - disse allora Gismondo - e le vostre compagne similmente, poi che noi tutti venuti qui siamo per questo fare. Per che tramettetevi ciascuna, sì come più a voi piace, ché queste non sono più nostre dispute che elle esser possano vostri ragionamenti.
- Dunque - disse madonna Berenice - farò io sicuramente alle mie compagne la via -. E, così detto, a Perottino rivoltasi seguitò: - E certo se tu avessi detto solamente, Perottino, che amare senza amaro non si possa, i’ mi sarei taciuta, né ardirei dinanzi a Gismondo di parlare; ma lo aggiugnervi che per altro rispetto amaro alcuno non si senta che per amore, soverchio m’è paruto e sconvenevole. Perciò che così potevi dire, che ogni dolore da altro che d’amore cagionato non sia; o io bene le tue parole non appresi.
- Anzi le avete voi apprese bene e dirittamente, - rispose Perottino - e cotesto stesso dico io, Madonna, che voi dite: niuna qualità di dolore, niun modo di ramarico essere nella vita de gli uomini, che per cagion d’amore non sia, e da lui, sì come fiume da suo fonte, non si dirivi. Il che la natura medesima delle cose, se noi la consideriamo, assai ci può prestamente far chiaro. Perciò che, sì come ciascun di noi dee sapere, tutti i beni e tutti i mali, che possono a gli uomini come che sia o diletto recare o dolore, sono di tre maniere e non più: dell’animo, della fortuna e del corpo. E perciò che dalle buone cose dolore alcuno venir non può, delle tre maniere de’ mali, dalle quali esso ne viene, ragioniamo. Gravose febbri, non usata povertà, sceleratezza e ignoranza che sieno in noi, e tutti gli altri danni a questi somiglianti che infinita fanno la loro schiera, ci apportano senza fallo dolore e più e men grave secondo la loro e la nostra qualità; il che non averrebbe se noi non amassimo i loro contrari. Perciò che se il corpo si duole, d’alcuno accidente tormentato, non è ciò se non perché egli naturalmente ama la sua sanità; ché se egli non l’amasse da natura, impossibile sarebbe il potersene alcun dolere, non altramente che se egli di secco legno fosse o di soda pietra. E se, d’alto stato in bassa fortuna caduti, a noi stessi c’incresciamo, l’amore delle ricchezze il fa e de gli onori e dell’altre somiglianti cose, che per lungo uso o per elezione non sana si pon loro. Onde se alcuno è che non le ami, sì come si legge di quel filosofo che nella presura della sua patria niente curò di salvarsi, contento di quello che seco sempre portava, costui certamente de gli amari giuochi della fortuna non sente dolore. Già la bella virtù e il giovevole intendere, che albergano ne’ nostri animi, amati sogliono da ciascuno essere per naturale instinto e disiderati; perché ogniuno, da occulto pungimento stimolato, della sua malvagità e della sua ignoranza ravedutosi, si ramarica come di cose dolorose. E se pure si concedesse alcuno potersi trovare, il quale, viziosamente e senza lume d’intelletto vivendo, non s’attristasse alle volte del suo mal vivere come che sia, a costui senza dubbio, o per diffalta estrema di conoscimento o per infinita ostinazione della perduta usanza, il virtuosamente vivere e lo essere intendente in niun modo non sarebbe caro. Né pur questo solamente cade ne gli uomini, ma egli è ancora manifestamente conosciuto nelle fiere; le quali amano i loro figliuoli assai teneramente per lo generale ciascuna, mentre essi novellamente partoriti in loro cura dimorano. Allora, se alcun ne muore o vien lor tolto come che sia, esse si dogliono quasi come se humano conoscimento avessero. Quelle medesime, i loro figliuoli cresciuti e per se stessi valevoli, se poi strozzare dinanzi a gli occhi loro si veggono e sbranare, di niente s’attristano, perciò che esse non gli amano più. Di che assai vi può esser chiaro che, sì come ogni fiume nasce da qualche fonte, così ogni doglia procede da qualche amore e, sì come fiume senza fonte non ha luogo, così conviene esser vero quello che voi diceste, che ogni dolore altro che d’amore non sia. E perciò che non è altro l’amaro che io dissi, che il tormento e dolor dell’animo che egli per alcuno accidente in sé pate, quel medesimo conchiudendo, Madonna, vi raffermo, che voi ripigliaste: che per altra cagione amaro alcuno non si sente da gli uomini, né si pate, che per amore. -