Armonia exacordale
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II
ARMONIA EXACORDALE
voce dell’aria
(iupiter)
Pace, saturnio omuncolo,
e di tentarmi cessa.
Mistero al mondo, ascondita
a me rimango io stessa.
5Ospiti miei da secoli
son la rugiada e il nembo;
nel mio divino grembo
nuota la luna e il sol.
Vibro d’immense musiche,
10d’immensi ardori avvampo,
reggia alle stelle e campo
degli uccelletti al voi.
Opro; e de’miei miracoli
non cerco il (piando o il dove;
15né la gran Causa interrogo
che ad operar mi move.
Apro alla rosa il calice,
squarcio alla nube il velo,
sposa del foco in cielo,
20suora dell’onda in mar.
Segue la morte a struggere
gli enti caduchi o infermi:
spirito immenso, i germi
io seguo a fecondar.
voce della terra
(saturnus)
25A te che giova, immagine
di frasca inaridita,
gran morituro, intendere
da me che sia la vita?
Dentro mi cresce un palpito
30ogni disfatta spoglia,
e dal mio sen germoglia
un’erba verde o un fior.
Languido o reo, s’assidera
il sangue tuo nel verno;
35dolce, illibato, eterno
il mio mi balza in cor.
Di Cani ardenti o d’Iadi
il tuo vii corpo è gioco.
A me lavacro è il turbine,
40divina ambrosia il foco;
e il tuo vigneto imporporo,
e t’ofiro in òr la spica,
tua mira madre antica,
ma ignota dea per te.
45Le tue perpetue favole
orno di dolci incanti,
tesso allo schiavo i manti,
ma non conosco il re.
voce del foco
(vulcanus)
Spiro nel grembo all’aere,
50ardo alla terra in seno.
Movo gli eterni pelaghi,
nel tuo pensier baleno;
e forse in piú terribile
liamma me stesso ascondo;
55forse la vita e il mondo
da quella fiamma usci.
Le virtú mie non penetra
possanza di vivente,
raggio mortai di mente
60non numera i miei di.
S’io cominciato ho l’Essere,
se finirollo io mai,
perché mi chiedi, o spirito,
tu, che di te non sai?
65Ignoto è ciò che termina,
ciò che comincia è ignoto:
segui, movente e moto,
né investigar di piú.
Ciò, dopo attriti i carceri,
70sará palese all’alma,
se dalla spenta salma
vivo balzar puoi tu.
voce dell’acqua
(neptunus)
Mar di nefanda origine,
pria d’irrorarti i lumi,
75asilo a mostri e nitido
porsi lavacro a numi.
Lungo i maggesi c i pascoli
modulo i glauchi passi;
torco il corallo ai sassi,
80cresco alle selve in crin.
Volo; e spiccar dai margini
i tuoi portenti io miro;
ma del mio vasto giro
tu non sai dirmi il fin.
85Premio al natal di Venere,
da fango o da maremma
il Sol mi sugge, e l’Iride
figlia del Sol m’ingemma.
Lacrima e sangue, ho un’anima
90d’aria e di foco in dono:
vita ed eccidio io sono,
ma non so dir perché.
Bada, o nocchicr: m’è incognito
se allegre mense in porto,
95o compirai, tu morto,
freddi imenei con me.
voce del tutto
(pan)
Piede ho di capro, ancipiti
corna e sembianze umane:
alita il mondo e l’erebo
100in me, terribil Pane.
Padre di fauni, olimpica
forza di selva c monte;
bello e funesto ho il fronte
né in me conosco etá.
105Sono un tuo vii fantasima
o nume orrendo e vero?
son opera e pensiero
o scherno e vanitá?
son d’elementi involucro
110od elemento anch’io?
di fèra e d’uoni compagine,
copulo il nulla e il dio?
Etere e sol m’accendono,
terra mi veste e flutto:
115ma, s’io davver son Tutto,
qual dee di noi servir?
son io? sei tu? Rispondimi,
mortai superbo e scaltro:
sappiam noi due far altro
120che vivere e morir?
voce dello spirito
(androgeus)
Ciò ch’io misuro e novero,
ciò che pesar m’è dato,
è una letizia o un gemito
del mio futuro stato?
125Seme in balia d’un vortice,
che infaticabil erra,
sarò vii fiore in terra,
o splendid’astro in ciel?
Su chete aure s’adagiano
130gli estinti padri almeno,
o pallid’ombre in seno
di non crucciato ostel?
Sono artifizio o artefice
passante od infinito?
135Favolai meco, o un angelo
mi die’ la legge e il rito?
Profeta e re, gli oracoli
dell’universo io scrissi?
o in piú profondi abissi
140qualch’Un me li insegnò?
Quest’Un, quest’Un mi circola
dovunque, e non lo vedo;
quest’Un lo sento e il credo,
ma ciò che sia non so.