Aridosia/Atto terzo/Scena terza
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Lorenzino de' Medici - Aridosia (1536)
Atto terzo
Scena terza
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Lucido, Tiberio e Livia
- Lucido
- Che vi feci?
- Tiberio
- Quel che io non pensai mai; se tu sapessi il dispiacere ch’io aveva quando sentiva la voce di Aridosio, aveva quasi più paura di lui che ei di noi; mi tremavano le ginocchia, che io non poteva stare ritto.
- Lucido
- Oh gran disgrazia la tua, che non ti stesse ritto.
- Tiberio
- Adesso sì che mi piace il parlare, ma allora ti prometto che non ne aveva voglia.
- Lucido
- E che avevi paura, quando Lucido era presente?
- Tiberio
- E questo era quanto conforto aveva.
- Livia
- E io, Lucido, benchè l’obbligo mio nulla rilievi, pure obbligata ti sono, quant’esser possa donna ad uomo.
- Lucido
- Obbligata hai tu da essere a costui, che ti ha liberata dalle mani di siffatto Ruffo, e di poi non t’ha fatto dispiacere nessuno ch’io sappia.
- Livia
- Dove l’obbligo è sì grande, che le parole non bastino a significarlo, è meglio tacersi, aspettando l’occasione di dimostrarlo con fatti.
- Tiberio
- E non lo farebbe appena il cielo, che non fossi quella nobile figliuola che si stima.
- Lucido
- E’ sarà buono a non perder tempo, perchè credo che siano presso a venti ore, e il Ruffo verrà prima d’un’ora a richiedere i denari che non ci ha promesso. Credi che io caverò quindici scudi di questo rubino?
- Tiberio
- Io l’ho sempre sentito stimare trenta.
- Lucido
- Torneranno appunto, perchè se n’ha a dare due al prete, e tre che avanzino saranno del povero Lucido.
- Tiberio
- Egli è ragionevole.
- Lucido
- Io voglio adesso andarlo a vendere, che il Ruffo non è uomo da voler gioie.
- Tiberio
- E noi che farem Lucido?
- Lucido
- Andatevene in casa Marcantonio, tanto che la cosa del Ruffo sia assettata; poi ve ne potrete andare in villa, e costei si potrà stare in casa quel tuo amico lì vicino, e a tuo padre sarà poca fatica a dare ad intendere che tu sia stato sempre lassù.
- Tiberio
- Se ti pare.
- Lucido
- Sì, togliete le chiavi della camera terrena d’Erminio e serratevi dentro; io anderò a fare questa faccenda. Ma udite, ch’io sento aprir la porta; andatevene di qua e entrate per l’uscio di dietro.