Aridosia/Atto secondo/Scena seconda
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Lorenzino de' Medici - Aridosia (1536)
Atto secondo
Scena seconda
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Tiberio, Lucio, Erminio, Cesare a parte
- Tiberio
- Chi mi chiama?
- Lucido
- Non ti diss’io che tuo padre verrebbe?
- Tiberio
- Mio padre?
- Lucido
- Tuo padre viene, e sarà adesso adesso qui.
- Tiberio
- Mio padre?
- Lucido
- Tuo padre.
- Tiberio
- E chi l’ha visto?
- Lucido
- Io con quest’occhi.
- Tiberio
- Ed egli ha visto te?
- Lucido
- No, ch’ero discosto.
- Tiberio
- Io son rovinato, o Lucido.
- Erminio
- Come abbiano a fare?
- Tiberio
- Dico che son rovinato, Lucido, se non mi aiuti.
- Lucido
- Che vuoi ch’io faccia?
- Tiberio
- Qualche cosa di buono, Lucido mio.
- Lucido
- Facciàn levar quel letto e quella tavola, e lasciam la casa come la stava prima, e mandiam via costei.
- Tiberio
- Costei, e perchè?
- Lucido
- Vuoi tu, che tuo padre la trovi qua?
- Tiberio
- Chi mi chiama?
- Lucido
- Non ti diss’io che tuo padre verrebbe?
- Tiberio
- Mio padre?
- Lucido
- Tuo padre viene, e sarà adesso adesso qui.
- Tiberio
- Mio padre?
- Lucido
- Tuo padre.
- Tiberio
- E chi l’ha visto?
- Lucido
- Io con quest’occhi.
- Tiberio
- Ed egli ha visto te?
- Lucido
- No, ch’ero discosto.
- Tiberio
- Io son rovinato, o Lucido.
- Erminio
- Come abbiano a fare?
- Tiberio
- Dico che son rovinato, Lucido, se non mi aiuti.
- Lucido
- Che vuoi ch’io faccia?
- Tiberio
- Qualche cosa di buono, Lucido mio.
- Tiberio
- Dove vuoi tu ch’io la mandi così sola?
- Lucido
- Dov’ella è usa a stare, e tu per un’altra via vattene in villa.
- Tiberio
- Così scalzo? eh Lucido, trova un altro modo, ch’io non abbia a partirmi da Livia mia.
- Lucido
- Lo farò, se trovi un modo, che tuo padre non venga qui; se noi avessimo il tempo lungo, e fussimo tutti d’accordo, difficile sarebbe trovar rimedio a questo disordine; oh pensa, essendo mal d’accordo, e senza tempo.
- Erminio
- Tu fai sopra le spalle tue; se tuo padre ti trova qui. come pensi tu che l’abbia d’andare?
- Lucido
- Io mi meraviglio ch’egli stia tanto, perch’egli era già dentro alla porta; è ben vero che va appoggiandosi, e par che porti i frasconi.
- Tiberio
- Non sarebbe meglio ch’io mi rinchiudessi con Livia, in una di queste camere, e non gli rispondessi mai?
- Erminio
- Oh bel disegno! non vorrebbe egli veder chi vi fosse?
- Tiberio
- Gli avrebbe forse paura ad entrar lì?
- Lucido
- Orsù, io v’intendo, state di buon animo ch’io ho ritrovato un rimedio, col quale, stando nel letto, medicherò tutti questi mali: vattene tu dentro con Livia; voi, Erminio, rimanete fuori.
- Erminio
- E che buona pensata è stata questa.
- Lucido
- Ma chiudete questa porta col chiavistello, e con la stanga, e fate conto, che non sia nessuno in questa casa, e s’egli è bussato, e fusse rovinata la porta, non rispondete niente, e non fate strepito per casa; abbiate insin cura che il letto non faccia rumore; dall’altro canto, quand’io mi spurgo, fate il maggior rumore che sia possibile con la panca e con il letto, e gittate giù qualche tegolo, quando sentite brigate intorno all’uscio, e non uscite un iota di questa commissione, chè voi e me rovinereste ad un tratto.
- Tiberio
- Non dubitare, così faremo.
- Erminio
- Che diavolo vuoi tu far, Lucido?
- Lucido
- Lo vedrete; ma è meglio ch’andiate a ragguagliar ogni cosa a Marcantonio, acciocchè bisognandoci poi l’opra sua, lo possiamo adoperare; ed ecco a punto di qua Aridosio; guardate ch’ei non vi vegga intorno all’uscio, e io ancora mi vo’ a tirar qua dietro.
- Erminio
- Addio adunque.
- Cesare
- Per Dio! ecco Aridosio; che cosa ha a esser questa? io son disposto di stare infino al fine, ma in luogo ch’ei non mi vegga.