Aridosia/Atto quinto/Scena quinta
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Lorenzino de' Medici - Aridosia (1536)
Atto quinto
Scena quinta
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Marcantonio e Erminio
- Marcantonio
- E’ mi par mill’anni di trovare Erminio.
- Erminio
- E’ mi pare, e non mi pare mio padre.
- Marcantonio
- Io non so s’io me li dico prima che la cosa sia acconcia, o ch’ell’abbia partorito.
- Erminio
- Egli è esso. Che domine ha egli fatto in là?
- Marcantonio
- Dove lo troverò adesso?
- Erminio
- Voglio intendere che cosa sia questa.
- Marcantonio
- Vo’ vedere s’ei fosse in casa.
- Erminio
- Dio vi dia la buona sera.
- Marcantonio
- Oh Erminio, io ti cercava, e ho da darti bonissime nuove.
- Erminio
- Dio il volesse!
- Marcantonio
- E forse migliori, che potessi avere, se poco fa mi disse il vero.
- Erminio
- Che, ha avuto licenza Fiammetta d’uscir fuora del monastero?
- Marcantonio
- Meglio.
- Erminio
- Che non è grossa?
- Marcantonio
- Meglio ancora.
- Erminio
- E che meglio? Padre mio, non mi so imaginare altro di meglio.
- Marcantonio
- Fiammetta ha fatto un bel putto.
- Erminio
- Oh misero! ma questa è la peggior nuova ch’io potessi avere.
- Marcantonio
- Lasciami finire, e perchè ella non è ancora monaca, come sai, che non ha fatto professione, la priora vuole che tu la pigli per moglie.
- Erminio
- Oh, voi volete la baia.
- Marcantonio
- Egli è quel ch’io ti dico, con questo, che mezza la eredità sia tua, e mezza delle monache, che ti toccherà in ogni modo cinque mila scudi.
- Erminio
- Questa mi par tanto gran cosa, ch’io duro fatica a crederla.
- Marcantonio
- Ah, ah, credi tu ch’io volessi la burla di questa cosa, a questo modo? e più là ti dico, che quando tu non la volessi, ti forzerebbe a torla, che tu non te ne potresti difendere.
- Erminio
- Io credo le leggi; o Dio, padre mio, e chi è più di me felice?
- Marcantonio
- Pensa tu.
- Erminio
- E chi ha menato la pratica?
- Marcantonio
- Io, che come intesi lei aver partorito, subito me ne andai dalla priora, che la trovai più superba che un toro; e l’ho lasciata come un agnello, e abbiamo conchiuso questa cosa.
- Erminio
- Oh padre mio, quanto vi sono per ciò obbligato, più che se m’aveste adottato un’altra volta.
- Marcantonio
- Manderemo domattina a levarla di là, ch’ella vi sta a disagio.
- Erminio
- Oh Dio, che mutazione è questa in un punto! dove io era infelicissimo, e temeva di ora in ora di venir più infelice, son diventato felicissimo, tanto ch’io non muterei lo stato mio a quel d’un principe.
- Marcantonio
- E’ non è però d’avvezzarsi a far simili disordini, perchè se questo t’è ito bene, è stato tua sorte.
- Erminio
- Sorte no, ma sapere, e avvedimento vostro; però io vi son doppiamente obbligato, prima, che mi avete liberato da un dolore e da un’angoscia maggiore che mai io avessi; secondo, che mi avete fatto un piacere e una grazia, che altri che Dio, non me la può far maggiore.
- Marcantonio
- Non tante parole, bada a goderti la Fiammetta, poi ch’ella ti piace tanto, e fa in modo che l’opera mia non t’abbia più a profittare negli errori, che tu facessi, ma abbi a mente l’onore e la roba tua.
- Erminio
- M’ingegnerò con tutto il cuore, che la gioventù non mi faccia più declinare, come altre volte ha fatto, da quella ferma e buona intenzione che io ho di portarmi bene, e fare la voglia vostra.
- Marcantonio
- Tu sai bene se io so avere compassione a’ giovani.
- Erminio
- Io lo so, chè l’ho provato assai volte, nè voglio però, padre mio, fare come oggi si usa, che quando uno è contento e felice, non si ricorda nè d’amici, nè di parenti: adesso ch’io ho quel ch’io voglio, e ch’io son beato, tanto più mi vo’ ricordare di quello ch’io ho promesso a Cesare, il quale mi ha pregato graziosamente, ch’io vi preghi che voi operiate, ch’egli abbia questa mia sorella per mezzo di questi denari, ch’egli ha trovati, e certamente ch’ei desidera cose ragionevoli.
- Marcantonio
- S’ei mi dà in mano, mi obbligo ch’ei l’avrà stasera.
- Erminio
- Ei glien’ha da render la metà, l’altra è a parte della dota.
- Marcantonio
- Quest’è un altro parlare, ch’io non credo, che Aridosio ti voglia dare due mila scudi.
- Erminio
- Suo padre non vuole che la tolga con manco dota che quella.
- Marcantonio
- Qui sta il punto: tu sai che gli è più fatica a cavare denari di mano ad Aridosio, che la clava ad Ercole; pur proverò oggi che ho buona mano a far parentadi.