Ar zor come-se-chiama

Giuseppe Gioachino Belli

1842 Indice:Sonetti romaneschi V.djvu sonetti letteratura Ar zor come-se-chiama Intestazione 15 settembre 2024 75% Da definire

Ahà, rriecco l'acqua! E 'ggni tantino Sonetti del 1843
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1839-1942

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AR ZOR COME-SE-CHIAMA.1

     Disce che vvoi, ch’a cquella pascioccona2
State in prescinto d’infilà ll’anello,
Séte bbono in zur gusto d’un aggnello
E bbello com’un angiolo in perzona.

     Ma avete una gran zorte bbuggiarona,
Pe’ la raggione che ssi Iddio, fratello,3
V’ha ffatto accusì bbono e accusì bbello,
Lei puro è bbella bbella e bbona bbona.

     Pe’ sta vostra bbellezza e bbontà ddoppia
Quanno ve vederanno avanti ar prete
Tutta la ggente strillerà: “Cche ccoppia!„

     Io solo ho da rimane co’ la sete
De vedévve! ché er diavolo me stroppia,4
E mme tiè a Rroma a cciancicà ssegrete!5

19 maggio 1842.

Note

  1. Allo sposo di Amalia Bettini, la quale poi nella sua lettera di Bologna 23 giugno 1842 mi scrisse chiamarsi Raffaele Minardi, ed essersi con lui maritata colà il 2 di quel mese. [Sulla Bettini, e sull’amicizia di lei col Belli, si veda, tra gli altri, il sonetto: Er padre e la fijja, 25 sett. 35.]
  2. [Donna bella e grassoccia.]
  3. [Qui vale: “amico, caro mio, ecc.„]
  4. [Forse in que’ giorni egli aveva realmente qualche incomodo alle gambe o ai piedi.]
  5. [Le segrete, propriamente, sono “le preghiere che il sacerdote recita a voce bassa nella messa.„ Ma per ironia, si chiamano così anche “le imprecazioni mandate in segreto.„]