Antichi monumenti di Siracusa/Tomo primo/5

§. 5. Territorio di Siracusa antico, e moderno

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§. 5. Territorio di Siracusa antico, e moderno
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§. 5.
Territorio di Siracusa antico, e moderno.


Nel tempo de’ Sicoli, che furon gli stessi che i Sicani, e che dominaron Siracusa dal Secolo XIII. fino all’anno 758. prima di Gesù Cristo, in cui venne Archla Corinto, la Sicilia fu divisa in due parti: una delle quali chiamavasi Sicania, e l’altra Sicilia, e questa appartenea a Siracusa; onde il suo Territorio era vastissimo. Nel tempo delle guerre fra i Romani, e i Cartaginesi, dette Puniche, che principiaron nell’anno 264., la Sicilia si considerò separata in tre porzioni: la prima stendeasi dal fiume Simeto fino al fiume Salso, frapposta tra levante, e mezzogiorno, e obbediva a Ierone II., re di Siracusa; la seconda o sia la parte settentrionale abbracciava lo spazio di essa da Girgenti fino a Imera, ed era sottoposta ai Cartaginesi; la terza finalmente, che comprendea tutto lo resto, la possedea la Republica Romana. Da Livio abbiamo dec. III. lib. IV. Himera amnis, qui ferme insulam dividit, finis regni Syracusani, ac Punici [p. 38 modifica]Punici imperii esset. Rivolse Gelone re di Siracusa, le sue cure fin dal principio del suo governo, cioè dell’anno 485. all’avanzamento, e miglioramento dell’agricoltura nel suo vasto Territorio, travagliava anch’egli nelle campagne, per incoraggire i contadini. I stupendi, e ammirabili acquidotti di Siracusa, incavati prodigiosamente nella viva pietra in forma reticolare, furon sul principio opera di sì benemerito padre della patria, a fine di trasportar nelle campagne le acque del fiume Timbri, come ancora quelle del Lepa.

Cacciati i Cartaginesi nella seconda guerra Punica, cioè nell’anno 218., la Sicania, ch’era la più antica divisione, divenne provincia de’ Romani, restando l’altra parte, chiamata Sicilia, a Siracusa. Espugnata Siracusa nell’anno 212., il Senato di Roma fece nuova divisione in due provincie, cioè Syracusana, e Lilybætana. Ciascheduna di esse avea il suo Questore, quantunque ambedue fossero rette da un solo Pretore, il quale presedea in Siracusa, come la Metropoli di tutta la Provincia, col comando sopra il civile, il politico, e il militare. Che il Territorio di Siracusa dalla parte settentrionale allungavasi infino ad Asaro, anzi al monte Ereo, da dove avea origine il fiume Crisa, che poi passa vicino ad Alfano, ricavasi da Vibio [p. 39 modifica]Sequestre, il quale avendo dimostrato, il Territorio di Siracusa verso mezzogiorno essere anche infino il fiume Eloro, mentre nel Catalogo de’ Fiumi lo chiama de’ Siracusani, dicendo: Helorus Syracusarum, a quo Civitas, vien poi ad asserire del fiume Crisa, e mostra il medesimo per la parte settentrionale, scrivendo: Chrysas Syracusis ex monte Heræo: questo lo avvertì il Gluverio, e perciò disse: Vibius in Catalogo Fluminum: Chrysas Syracusis ex monte Heræo. Ita scilicet, Elorum quoque amnem Syracusanum dixit; nempe quia Syracusanorum, e Cicerone act. V. lib. 4. Chrysas est amnis, qui per Assorinorum agros fluit. Diodoro Bibl. lib. 4. fa memoria ancora de’ monti Erei: sunt in Sicilia Heraei montes, quos amoenitate naturaque, et situ locorum peculiari ad recreationem, et voluptatem aestivam perquam opportunos esse dicunt. Non errò poi Vibio, come alcuni inavvedutamente sostengono, nello scrivere Chrysas Syracusis ex monte Heraeo; e che piuttosto dir dovea Anapus, perchè vicino Siracusa, senza riflettere, che Vibio chiamò il fiume Crisa di Siracufa, per essere dentro il Terriiorio di Siracusa, che confinava fino ad Asaro, 60. miglia lontano. L’agricoltura, figliuola della civile uguaglianza, e della pacifica popolar libertà, fu il principal fondamento della ricchezza de’ Siracusani, come ancora il commercio. [p. 40 modifica]Il loro Territorio ai primarj, e più nobili cittadini veniva in varie tenute diviso, che da costoro poi riconcesse erano in piccole porzioni ai rustici coloni della campagna; come scrive Carufo nelle sue Memorie Storiche. Il re, e tiranno Agatocle in essere nel 317. inalzato al trono, la prima legge, ch’egli formò, fu quella, che tutte le terre, possedute dai Siracusani dentro il loro Territorio, fossero egualmente divise fra il ricco, e il povero. II magnanimo e pacifico Ierone II, re di Siracusa, non lasciò poi fra le altre cure di render felice l’agricoltura del suo Territorio in vantaggio della corona, e del publico, per cui ingrandì gli antichi, e stupendi acquidotti, e fece condurre le acque nelle campagne tutte per via di sotterranei meati. Studiò egli quest’arte in maniera, che ne compose un libro, del quale le vicende dei tempi ce ne han fatto privi con tanti altri codici preziosi degli antichissimi Scrittori Greci-Siracusani. Ordinò la decima parte da pagarsi a lui, e tanto era l’abbondanza, sparsa per tutto lo regno, che di una tal decima i popoli non ne sentivano, che un leggierissimo peso, per cui una siffatta legge fu da tutti i Siciliani abbracciata, tanto che avendo il tiranno, e ladro Pretore Cajo Verre abolite le vendizioni delle decime Ieroniche, e fattene delle nuove, ne avanzaron le lagnanze [p. 41 modifica]fortemente a Cicerone, Questor Romano, come leggesi nell' act. IV. lib. III. Ita Decumas lege Hieronica semper vendendas censuerunt, ut iis jucundior esset muneris illius functio, si ejus Regis, qui Siculis carissimus fuit, non solum instituta, commutato imperio, verum etiam nomen maneret. Hoc jure ante Verrem Praetorem Siculi semper usi sunt... Siculo uno recusante, cum amplificatione vectigalium, nomen Hieronicae legis mutare noluerunt: tu homo minimi consilii, nullius auctoritatis injussu populi, ac Senatus, tota Sicilia recusante, cum maximo detrimento, atque adeo exitio vectigalium totam Hieronicam legem sustulisti.

Sotto l'impero greco cessò ogni divisione e fu considerata la Sicilia come una sola Provincia, governata da un Patrizio, detto Stratego, che dimorava anche in Siracusa, e durò una tal dignità in Siracusa fino all'anno 1172, in cui era Goffredo d'Immeo, ma stendeasi la sua giurisdizione per lo solo distretto. S. Gregorio Papa scrisse una volta a S. Giovanni, Vescovo di Siracusa, di non far difficoltà, in permettere a Venanzio, Patrizio della Sicilia, che nel suo privato Oratorio vi facesse celebrar la Messa, anzi gli suggerì, che a renderselo bene affetto, sarebbe stato conveniente, ch'egli stesso talvolta ivi la celebrasse. Da un'altra lettera del detto S. Pontefice, scritta nel 602, allo stesso S. Giovan[p. 42 modifica]ni, ricavasi che il Patrimonio della Chiesa Romana in Sicilia diviso era in due Territorj, ne’ quali si esigeano i censi, le pensioni, e tutt’altro, vale a dire Siracusano, e Palermitano, Entrati nel Secolo IX. i Saraceni in Sicilia fecero la divisione delle tre Valli, cioe Valdemane, Valdinoto, Valle di Mazara. I Sovrani Svevi e Angioini, e Aragonesi divisero poscia la Sicilia in due parti, restando per confine della medesima il mentovato fiume Salso; laonde si chiamava la Sicilia di quà, e di là del fiume suddetto, continuando tuttavia la partizion delle tre Valli. Non si lascia di rammentare, che Siracusa fino al quinto fecolo dell’era criftiana serbò il Baffio, o sia la tinta, ove per privilegio, a lei sola accordato in Sicilia, fi doveano imporporar le lane, e le sete dei Principi, ed eravi il Procuratore, che presedea alla detta fabbrica, come d’alcuni frammenti di notizie dell’impero occidentale raccoglie il Canonico di Giovanni Cod. Dipl. Sic. Diss. VII. c. 4. n. 12. e anche lo accenna il Pancirolo. Un tal luogo vien detto oggi la Tintoria, ove fino al 1481. gli Ebrei tingeano i loro panni, come leggesi in notar Bartolomeo Palermo 1451. Nel Secolo XIV., e particolarmente nel regno dei Martini vi si aggiunse una quarta Valle, chiamata la Girgentana, che comprendea quella porzion dell’Isola, [p. 43 modifica]Pagina:Antichi monumenti di Siracusa.djvu/53 [p. 44 modifica]Pagina:Antichi monumenti di Siracusa.djvu/54 [p. 45 modifica]Pagina:Antichi monumenti di Siracusa.djvu/55 [p. 46 modifica]Pagina:Antichi monumenti di Siracusa.djvu/56 [p. 47 modifica]Pagina:Antichi monumenti di Siracusa.djvu/57 [p. 48 modifica]Pagina:Antichi monumenti di Siracusa.djvu/58 [p. 49 modifica]Pagina:Antichi monumenti di Siracusa.djvu/59