Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/98

Anno 98

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Anno di Cristo XCVIII. Indizione XI.
Evaristo papa 3.
Traiano imperadore 1.


Consoli


Marco Cocceja Nerva Augusto per la quarta volta e Marco Ulpio Trajano per la seconda.


Credesi che a questi consoli ne fossero sostituiti degli altri nelle calende di luglio, ma quali nol possiamo sapere di [p. 379 modifica]certo. Poco sopravvisse il buon imperadore Nerva, nè già sussiste, come taluno ha pensato, ch’egli deponesse l’imperio. Riscaldossi egli un giorno forte in gridando contra di un certo Regolo1, che doveva aver commessa qualche iniquità, di modo che, quantunque fosse di verno, sudò; e questo raffreddatosegli addosso, gli cagionò una tal febbre, che fu bastante a levarlo di vita. Aurelio Vittore gli dà sessantatre anni d’età2, Dione sessantacinque3 Eutropio settantuno4, ed Eusebio settantadue5. Comunque sia, lasciò egli anche dopo sì corto governo un glorioso nome a cagion delle sue lodevoli azioni di bontà e saviezza; azioni tali, ch’egli ebbe a dire di non sapere d’aver operata cosa, per cui, quando anch’egli avesse deposto l’imperio, non avesse da vivere quieto e sicuro nella vita privata. Ma nulla certo gli acquistò più credito e gloria, che l’aver voluto per successore nell’imperio un Trajano, che poi divenne il modello de’ principi ottimi. Con funerale magnifico fu portato il suo corpo, o vogliam dire le ceneri ed ossa sue, dal senato, nel mausoleo d’Augusto. Intorno al giorno di sua morte disputano gli eruditi. Inclinano i più a credere che questa avvenisse nel gennaio dell’anno presente, e nel dì 27; Aurelio Vittore scrive che quel giorno, in cui egli mancò di vita, fu un ecclissi del sole. Secondo i conti del Calvisio si eclissò il sole nel dì 21 di marzo di quest’anno; ma non s’accorda ciò con chi6 gli dà sedici mesi e nove o dieci giorni d’imperio. Sappiamo bensì da Eusebio7, dalle medaglie8, e dalle iscrizioni9, che Nerva per decreto del senato fu alzato all’onore degli[p. 380] dii, e che Trajano non mai stanco di mostrar la sua gratitudine a questo buon principe e padre, che l’avea alzato al trono, alzò anch’egli a lui dei templi, secondo la cieca superstizione e temerità del gentilesimo. Allorchè terminò Nerva i suoi giorni, Publio Elio Adriano, che fu poi imperadore, giovane allora ed amicissimo, anzi parente di Trajano, lasciato già da suo padre sotto la tutela di lui10, si trovava nella Germania superiore. Arrivata colà la nuova della morte di Nerva, Adriano volle essere il primo a portarla a Trajano, dimorante allora in Colonia; e tuttochè Serviano di lui cognato cercasse d’impedirglielo, con fare segretamente rompere il di lui calesse, per aver egli l’onore di far penetrar con sua lettera il lieto avviso a Trajano: nondimeno Adriano camminando a piedi, prevenne il messagger di Serviano. Ricevute poi che ebbe Trajano11 le lettere del senato, gli rispose di suo pugno, co’ dovuti ringraziamenti, fra l’altre cose promettendo, che nulla mai farebbe contro la vita e l’onore delle persone dabbene; il che poscia confermò con suo giuramento. Mentr’egli tuttavia si trovava in quelle parti, o certo prima di tornarsene a Roma, chiamò a sè Eliano Casperio prefetto del pretorio e i soldati da lui dipendenti, facendo vista di volersi valere di lui in servigio della repubblica. Nerva in ragguagliarlo della elezione sua, l’avea particolarmente incaricato di far le sue vendette contra d’esso Casperio, e di quelle milizie che ammutinate gli aveano fatto, siccome dicemmo, un sì grave affronto. Trajano l’ubbidì. Tolta fu a Casperio la vita e a quanti pretoriani si trovò che avevano avuta parte in quella sedizione. Comandava allora ad una possente armata Trajano, nè v’è apparenza ch’egli nell’anno presente venisse a Roma, ma bensì che egli si trattenesse in quelle ed anche in in altre parti per dare un buon sesto [p. 381 modifica]ai confini dell’imperio e alla quiete delle provincie12. Sparsasi nelle nazioni germaniche la fama che Trajano era divenuto imperadore ed Augusto, tale già correa la rinomanza e la stima del di lui valore e senno anche fra quelle barbare genti, che ognun fece a gara per ispedirgli dei deputati e chiedergli supplichevolmente la continuazion della pace. Erano soliti i Tedeschi nel verno, allorchè il Danubio gelato si potea passare a piedi, di venir ai danni dei Romani. Nel verno di quest’anno non si lasciarono punto vedere. Trovavasi in quelle contrade Trajano, e tuttochè le sue legioni facessero istanza di valicar quel fiume, per dare addosso ai Tedeschi, tuttavia egli nol permise. Una delle sue principali applicazioni era stata, e maggiormente fu in questi tempi, di ristabilire l’antica disciplina, l’amor della fatica, e l’ubbidienza nella milizia romana; ed egli stesso, con trattar civilmente tutti gli uffiziali e soldati, si conciliò più che prima l’amore e il rispetto d’ognuno.

  1. Aurel. Vict., in Epit. Tillem., Mem. Hist. Pagius, Crit. Bar.
  2. Aurel. Victor, in Epitome.
  3. Dio., lib. 68.
  4. Eutrop., in Breviar.
  5. Eusebius, in Chron.
  6. Dio., lib. 68. Eutropius, in Brev.
  7. Eusebius, in Chron.
  8. Mediobarb., in Numism. imperator.
  9. Gruter., Thesaur. Insc.
  10. Spartianus, in Hadriano.
  11. Dio., lib. 67.
  12. Plinius in Panegyr.