Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/44

Anno 44

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Anno di Cristo XLIV. Indizione II.
Pietro Apostolo papa 16
Tiberio Claudio figliuolo di Druso, imperadore 4.


Consoli


Lucio Quintio Crispino per la seconda volta e Marco Statilio Tauro.


Da un’iscrizion del Grutero raccolse il cardinale Noris1 che il prenome di Statilio Tauro fu Marco. Un’altra tuttavia esistente in Roma nel museo del Campidoglio, e da me2 pubblicata, fu posta MANIO AEMILIO LEPIDO, T. STATILIO TAURO COS. Quando questa appartenga all’anno presente, si può inferirne, che essendo mancato di vita, ovvero avendo dimessa la dignità, il primo de’ consoli Crispino, a lui succedesse Manio Emilio Lepido. Similmente se ne ricaverebbe, che il prenome di Statilio Tauro era Tito e non Marco. Ma di ciò all’anno seguente. Arrivò l’imperador Claudio dalla Bretagna in Italia, e, per testimonianza di Plinio3, andò ad imbarcarsi ad una delle bocche del Po, appellata Vatreno, in un grosso legno, somigliante piuttosto ad un palazzo che ad una nave. Pervenuto a Roma, trionfante v’entrò4 colle solite formalità. Sommamente [p. 160]magnifico e maestoso fu l’apparato, ed ottennero licenza i governatori delle provincie, ed anche alcuni esiliati, d’intervenirvi. Osserva Dione5, che Claudio salì ginocchione al Campidoglio, sollevandolo di qua e di là i due suoi generi; e che dispensò, ma con profusione, gli ornamenti trionfali non solo alle persone consolari, che l’aveano accompagnato in quella spedizione, ma anche ad alcuni senatori contro il costume. Celebrò dipoi i giuochi trionfali in due teatri. Vi furono più corse di cavalli, cacce di fiere, forze d’atleti, balli di giovani armati. Le altre azioni lodevoli di Claudio in quest’anno si veggono brevemente riferite da Dione. Avea Tiberio tolte al senato le provincie della Grecia e Macedonia, con deputarne al governo i suoi uffiziali. Claudio gliele restituì, e tornarono a reggerle i proconsoli. Rimise in mano dei questori, come anticamente si usava, la tesoreria del pubblico, togliendola ai pretori. Possedeva Marco Giulio Cozio, il principato avito di un bel tratto di paese nell’Alpi che separano l’Italia dalla Gallia, appellate perciò Alpi Cozie. Gli accrebbe Claudio quel dominio, e, per attestato del medesimo Dione, gli concedè il titolo di re: cosa, dice egli, non praticata in addietro. Eppure nell’arco celebre di Susa, tuttavia esistente, la cui iscrizione pubblicata dal marchese Maffei6, ho ancor io7 data alla luce, si legge M. IVLIVS REGIS DONNI FILIVS COTTIVS. Quella iscrizione fu posta ad Augusto. Però sembra che non ora cominciasse il titolo di re in que’ principi, e che Augusto, nel conquistar quelle contrade, le lasciasse bensì in signoria a Giulio figliuolo del re Donno, ma senza il titolo di re, il quale fu poi restituito da Claudio a Marco Giulio Corio di lui figliuolo o nipote. Avevano i cittadini di Rodi crocifissi alcuni Romani, che forse meritavano la morte; [p. 161 modifica]ma perchè quel supplizio era ignominioso, e in riputazione grande si tenea il privilegio della cittadinanza romana, Claudio levò loro la libertà, cioè il governarsi colle lor leggi e co’ propri ufiziali, benchè poi loro la restituisse nell’anno di Cristo 53. Mancò di vita in quest’anno Erode Agrippa re della Giudea, allorchè si trovava in Cesarea8. Credevasi che Claudio Augusto lascerebbe succedere in quel regno il di lui figliuolo Agrippa; ma prevalendo i consigli de’ suoi liberti, ne diede il governo a Cuspio Fado cavalier romano: con che Gerusalemme restò di nuovo senza i suoi re, immediatamente sottoposta ai governatori romani.


Note

  1. Noris, Epistola Consulari.
  2. Thesaurus Novus Inscription., pag. 304, num. 3.
  3. Plin., lib. 3, cap. 16.
  4. Sueton. in Claudio, cap. 17.
  5. Dio., lib. 60.
  6. Scipio Maffei, Diplomat.
  7. Thesaurus Novus Inscription., pag. 1095.
  8. Joseph., Antiq. Judaic., lib. 19.