Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/336

Anno 336

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Anno di Cristo CCCXXXVI. Indizione IX.
MARCO papa 1.
COSTANTINO imperadore 30.
Consoli

Flavio Popilio Nepoziano e Facondo.

Benchè i fasti e le leggi non ci porgano se non il cognome del primo console, cioè Nepoziano, pure difficilmente si fallerà in credere ch’egli fosse quel Flavio Popilio Nepoziano, a cui fu madre Eutropia sorella di Costantino Augusto. Noi torneremo a vedere questo personaggio, all’anno 350, proclamato imperadore, ma imperadore di poca durata. Seguitò ancora in quest’anno Rufio Albino ad esercitare la prefettura di Roma. In luogo del defunto s. Silvestro fu creato romano pontefice3378 Marco nel gennaio dell’anno presente. Cosa alquanto pellegrina può parere a talun il vederlo appellato solamente Marco, perchè questo era un solo prenome; e non già un nome o cognome de’ Romani. Ma s. Marco evangelista avea fatto divenir nome questo prenome, per tacere altri esempli. Non durò più di otto mesi e venti giorni la vita di esso pontefice, registrato dipoi nel catalogo de’ santi. Fu di parere il cardinal Baronio3379 che Giulio a lui succedesse nella cattedra di san Pietro sul fine d’ottobre; ma il padre Pagi3380, fondato nella Cronica di Damaso, differisce la di lui esaltazione sino al febbraio del susseguente anno, senza apparire il perchè in questi pacifici tempi restasse vacante per tanto tempo la sedia di san Pietro. Appartengono a quest’anno le prime nozze di Costanzo Cesare, secondo figliuolo dell’imperadore3381, celebrate con gran pompa dalla corte: nella qual congiuntura l’Augusto suo padre distribuì ai popoli e alle città moltissimi doni. Il Du-Cange3382 inclinò a credere che questa prima moglie di Costanzo (perchè n’ebbe più d’una) fosse figliuola di Giulio Costanzo, cioè d’un fratello di esso Costantino Augusto e di Galla; ma resta tuttavia scuro questo punto. Una solenne ambasciata dall’India circa questi medesimi tempi venne a trovar Costantino, portandogli in dono delle gemme preziose, e delle stravaganti bestie di que’ paesi sconosciute presso i Romani. Aggiugne Eusebio, che i re e i popoli dell’India in certa maniera si suggettarono alla signoria di Costantino, con riconoscerlo per loro imperadore e re, alzando in onore di lui statue ed immagini. Si potrebbe dubitare se Eusebio in questo sito la facesse più da oratore o poeta, che da storico. Volle dopo le nozze di Costanzo, e conseguentemente nel presente anno, e non già nel precedente, come fu d’avviso il Tillemont3383, l’Augusto Costantino provvedere alla succession de’ figliuoli, forse perchè qualche incomodo della sanità gli faceva già presentire non lontano il fin de’ suoi giorni; nè i saggi aspettano a regolar le loro faccende allorchè la morte picchia alla porta. Divise dunque l’imperio fra i suoi tre figliuoli e due nipoti nella seguente maniera. Al primogenito suo Costantino, già ammogliato, ma senza sapersi con chi, lasciò tutto il paese che è di là dalle Alpi, ed era stato della giurisdizion di suo padre, cioè tutte le Gallie coll’Alpi Cozie, le Spagne colla Mauritania Tingitana e la Bretagna, porzione che oggidì forma tre potenti e fioriti regni. A questo principe, abitante allora in Treveri, fece ricorso l’esiliato sant’Atanasio, e ne fu ben ricevuto. A Costanzo secondogenito assegnò il padre tutto l’Oriente coll’Egitto, a riserva della porzione che già dissi data ad Annibaliano suo nipote. Pretese l’Apostata Giuliano3384 che per favore particolare Costantino [p. 1209 modifica]concedesse le provincie d’Oriente a Costanzo, perchè più degli altri l’amava a cagion della sua sommessione e compiacenza. A Costante terzogenito fu assegnata3385 l’Italia, l’Africa e l’Illirico: vasta porzione anche essa, perchè si stendeva per tutta la Pannonia, per le Mesie, Dacia, Grecia, Macedonia, ed altri paesi già attinenti all’Illirico, e verisimilmente abbracciava anche il Norico e le Rezie. Il Valesio e il Tillemont, correggendo un passo di Aurelio Vittore, con leggere Delmatio in vece di Delmatiam, pretendono che Costantino lasciasse la Tracia, la Macedonia e l’Acaia, cioè la Grecia, a Delmazio suo nipote. Ma non è da credere che Costantino della sua diletta città di Costantinopoli volesse privare i suoi figliuoli, e darla al nipote con dote tanto inferiore di paese annesso. O non s’ha dunque da emendare il passo di Vittore che attribuisce a Costante l’Illirico, la Italia, la Tracia, la Macedonia e la Grecia; o, quando pur si voglia fallato il suo testo, si dee stare con Zonara3386, il quale chiaramente scrive che a Costante toccò, oltre all’Oriente, anche la Tracia colla città del padre, cioè con Costantinopoli. E a farci credere che così fosse, concorre quanto poco fa dicemmo della parzialità a lui mostrata dal padre Augusto. Quanto a Delmazio, altra parte, a mio credere, non fu assegnata che la Ripa Gotica, come ha l’Anonimo Valesiano3387, cioè verisimilmente la Dacia nuova, o pur la Mesia inferiore. Di qual parte divenisse o restasse signore Annibaliano con titolo di re, già s’è detto all’anno precedente. Ed ecco il romano imperio trinciato in tante parti, e con tal divisione infievolito in maniera da prepararsi alla rovina; ma Diocleziano avea già somministrato a Costantino questo modello, e Costantino dovette anch’egli figurarsi meglio assicurata la sussistenza di questi regni con provvederli di principi, de’ quali cadauno dal suo canto gareggerebbe per difendere dai Barbari la sua porzione, senza prevedere o sospettar egli che l’ambizione e gelosia potesse poi con tutta facilità attizzar la discordia fra tanti principi, ed anche fra gli stessi fratelli.




Anno di Cristo CCCXXXVII. Indizione X.
GIULIO papa 1.
COSTANTINO juniore imp. 1.
COSTANZO imp. 1.
COSTANTE imp. 1.
Consoli

FELICIANO e TIBERIO FABIO TIZIANO.

Certo è il cognome del secondo console, cioè di Tiziano, non egualmente è sembrato tale il suo nome e prenome a cagion dei dubbii mossi al consolato dell’anno 391, siccome vedremo. Nel dì 10 di marzo a Rufio Albino succedette nella dignità di prefetto di Roma Valerio Procolo. La saviezza con cui Costantino reggeva i suoi popoli, la sterminata sua potenza, e il credito con tante vittorie acquistato, aveano per più anni tenuto in dovere i Barbari e fatta godere a tutte le parti del romano imperio un’invidiabil pace: quando eccoli dare all’armi i Persiani, e muover guerra al romano imperio. Un racconto di Cedreno3388, a cui il Valesio3389 prestò fede, fa originata questa rottura de’ Persiani coi Romani dopo una pace per circa quaranta anni durata fra loro, da un certo Metrodoro, filosofo persiano, il quale, adunata gran copia di pietre preziose nell’India, parte da lui rubate e parte a lui consegnate da un re indiano da portare in suo nome all’Augusto Costantino, venne veramente a trovar l’imperadore, a cui diede le gioie, ma senza far parola del re donatore, con