Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/241

Anno 241

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Anno di Cristo CCXL. Indizione III.
FABIANO papa 5.
GORDIANO III imperadore 3.
Consoli

SABINO per la seconda volta e VENUSTO.

Questo Sabino console verisimilmente è quello che, dopo la morte dei due Gordiani, propose in senato di eleggere imperadori Pupieno Massimo e Balbino, ed appresso fu creato prefetto di Roma. Quando ciò si ammettesse, dicendo Capitolino2085 ch’egli era della famiglia degli Ulpii, la stessa che quella di Traiano, converrebbe chiamarlo Ulpio Vettio Sabino. Godevasi in Roma una invidiabil2086 tranquillità, quando vennero nuove dall’Africa2087 che s’era fatta ivi un’unione di malcontenti e ribelli contra dell’Augusto Gordiano, e capo di essi era un certo Sabiniano. Colà inviò Gordiano un rinforzo di gente, con cui il governatore della Mauritania, dianzi assediato dai congiurati, talmente ristrinse coloro, che gli obbligò a venire a Cartagine, a dargli legato il lor condottiero Sabiniano e a chieder perdono: il che loro conceduto, si quietò tutto il rumore. Ma il testo di Capitolino alquanto confuso non ci lascia ben discernere come passasse quella faccenda, nè s’accorda con Zosimo2088, quale pretende che il popolo di Cartagine avesse proclamato Imperadore lo stesso Sabiniano, senza che altro si sappia di lui. Da una legge di Gordiano si ricava che in questi tempi era prefetto del pretorio un Domizio.


Anno di Cristo CCXLI. Indizione IV.
FABIANO papa 6.
GORDIANO III imperadore 4.
Consoli

MARCO ANTONIO GORDIANO AUGUSTO per la seconda volta e CIVICA POMPEIANO.

Se non mi ritenesse una iscrizione greca rapportata dal Reinesio2089 e presa da quelle del Ligorio, in cui si legge console con Gordiano Augusto Pompeiano Civica, io non gli darei il nome di Civica, nè mi fiderei di un’altra del Gudio, dove questo console è appellato Civica Pompeiano. Posto nondimeno ch’egli usasse questi due cognomi, almen certo sarà che fu personaggio diverso da Pompeiano veduto da noi console nell’anno 231, perchè qui non vien chiamato console per la seconda volta. Guasto sarà il testo di Capitolino2090, dove ha il nome di Popiniano, avendo noi troppe testimonianze di leggi e di marmi che Pompeiano fu il suo cognome. Abbiam già veduto di sopra come Artaserse avea ristabilito la monarchia de’ Persiani. Dopo la guerra a lui fatta da Alessandro Augusto stettero per qualche tempo quieti quei popoli; ma, defunto Artaserse, divenne Sapore suo figliuolo successore non men dei regni che dell’ambizione del padre. La Mesopotamia posseduta dai Romani, siccome sottoposta una volta al dominio persiano, tosto fu l’oggetto delle superbe sue mire. Eutichio2091 il loda per la sua giustizia; Agatia2092 cel descrive tutto il rovescio, uomo crudele, sanguinario, implacabile e di maniere affatto tiranniche. Entrò costui con [p. 841 modifica]formidabil esercito sui principii del suo governo nella Mesopotamia; prese Carre ed altre città circonvicine, e mise l’assedio a quella di Nisibi. Fabbricato quivi un castello alto presso le mura di quella città, continuamente infestava quegli abitanti, i quali erano già vicini a rendersi, quando gli convenne per urgente bisogno ritornar coll’armata nelle sue contrade. S’accordò co’ cittadini di Nisibi, che se promettessero di lasciare in piedi quel castello fino al suo ritorno, egli se ne andrebbe. Ma non sì tosto fu partito, che i Nisibini con fossa e muro nuovo chiusero quel castello nella città. Tornato poi Sapore, e rinnovato l’assedio con impadronirsi di Nisibi, fiera strage fece di parte di quel popolo, e il resto condusse in ischiavitù con immenso bottino. I progressi di questo ferocissimo re fecero paura fino all’Italia. Applicossi perciò con tutto vigore il senato romano ad ammassar gente e danaro per reprimere il borioso nemico, e fu determinato che il giovine imperador Gordiano in persona andrebbe a comandar l’armata, o, per dir meglio, ad apprendere il mestier della guerra2093. Intanto si pensò ad accasarlo, ancorchè, secondo i conti di Erodiano, non fosse giunto per anche all’età di diciotto anni. La madre sua, da noi poco conosciuta, probabilmente fu quella che gli trovò la moglie, cioè Furia Tranquillina Sabina, così appellata nelle medaglie2094 e in alcune iscrizioni2095, ma Sabina in altre. Era essa figliuola di Misiteo, uomo di competente nobiltà, ed allora solamente noto pel suo sapere, per la sua eloquenza e prudenza, e non per impiego alcuno. Altro non sappiamo di essa Tranquillina, se non che portò il titolo di Augusta, senza apparire che da lei nascesse prole alcuna. Fu bensì celebre Misiteo suo padre, perchè divenuto suocero dell’imperadore e creato prefetto del pretorio. Nè tardò egli a valersi della sua autorità per dar sesto alla corte e mettere sul buon cammino lo Augusto suo genero. Fin qui era stato il giovine Gordiano sotto il governo della madre, che, poco avvertita, il lasciava aggirare a lor talento dagli eunuchi della corte. Costoro lo allevarono in divertimenti fanciulleschi e in bagattelle, e insieme d’accordo vendevano la giustizia e i posti. Proponeva Mauro, uno di essi, qualche risoluzione in lode o in biasimo di taluno. Sopra ciò chiedeva Gordiano il loro parere a Gaudiano, Reverendo e Montano; ed approvando questi la proposizion dell’altro, tutto si faceva. Per consiglio di essi avea creato Felice prefetto del pretorio, e data la quarta legione a Sarapammone, uomini indegni di sì fatte cariche. L’erario del principe caduto nelle griffe di queste arpie si trovava affatto senza sangue. Venne a tempo il saggio Misiteo per liberar da peste sì abbominevole l’Augusto suo genero. Abbiamo da Capitolino2096 una lettera da lui scritta ad esso Gordiano, in cui si rallegra di aver medicate quelle piaghe, e di aver Gordiano allontanati da sè tali ministri, congiurati contro l’onore di lui e contro il pubblico bene. E Gordiano in altra lettera riconosce d’avere operato in addietro cose che non erano da fare, dicendo, fra le altre cose, di conoscere oramai quanto sia infelice il principe posto in mano di gente, la quale gli taccia il vero, e lo inganni col falso. Però da lì innanzi Gordiano volea2097 saper tutto; e siccome principe di buon intendimento e di miglior volontà, non lasciò indietro disordine alcuno conosciuto, a cui non rimediasse, valendosi in tutto de’ consigli del savio suo suocero, a cui dava il titolo di padre. Per tale, e per tutore della repubblica voleva che fosse riconosciuto anche dal senato: e pubblicamente protestava che quel di bene che si faceva, tutto si doveva attribuire a quel ministro d’onore [p. 843 modifica]ch’era toccato a lui per suocero. In questa maniera non parve più governo di un giovane il suo; e andò sempre crescendo l’amore del pubblico verso di esso Augusto. Un gran tremuoto in questi tempi si fece udire, per cui traballarono varie città, e si aprirono voragini con inghiottire gli abitatori.