Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/152
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Anno di | Cristo CLII. Indizione V. ANICETO papa 3. ANTONINO PIO imperadore 15. |
MARCO ACILIO GLABRIONE e MARCO VALERIO OMULO o sia OMULLO.
Questo Omulo o Omullo, console, quel medesimo è che abbiam veduto di sopra, di genio satirico e maligno. Può essere che Antonino non avesse a male la libertà del di lui parlare, anzi prendesse per buffonerie gustose i di lui motti piccanti, o pure che coi benefizii volesse guadagnar la di lui tagliente lingua in suo favore. Da molti letterati vien creduta data in quest’anno la lettera1153 di Antonino Pio a varie città dell’Asia in favor dei cristiani, comandando di non inferir loro molestia per cagion della loro religione, ma solamente in caso d’altri delitti vietati dalla legge comune. Altri han preteso ch’essa lettera sia di Marco Aurelio Augusto, e però spettante agli anni del suo imperio. Certo è che si parla in essa di vari tremuoti accaduti allora nell’Asia, de’ quali i ciechi o nemici Gentili soleano sempre accagionare la religion cristiana. Ora Capitolino1154 lasciò scritto, che, regnando Antonino Pio, varie disavventure pubbliche accaddero, cioè la fame, di cui abbiam parlato, e la rovina del Circo, un fiero tremuoto, per cui molte città e terre dell’isola di Rodi e dell’Asia furono atterrate1155. In Roma un terribile incendio consumò trecento quaranta tra isole e case. Per isole si crede che gli antichi appellassero le case separate dall’altre; con tale opinione pare che non s’accordi la descrizion di Roma a noi venuta da Publio Vittore, perchè ivi sono attribuite a quella gran città Insulae per totam Urbem XLVI Millia et DCCII, e solamente Domus MDCCXC. Col nome di Domus paiono indicati quei che ora chiamiamo palazzi; col nome d’isole le ordinarie case del popolo romano, l’una dall’altra distinte, ma insieme coi muri unite. Anche le città di Narbona e di Antiochia, e la gran piazza di Cartagine, rimasero maltrattate da un somigliante flagello del fuoco. Parla Ancora Zonara1156 de’ tremuoti succeduti allora, che rovesciarono varie città della Bitinia e dell’Ellesponto, con abbattere specialmente il tempio di Cizico, creduto il più grande e il più bello che fosse allora in Asia. Servirono queste pubbliche sciagure a far maggiormente risplendere la liberalità di Antonino Pio; perchè a sue spese furono rifatte varie di quelle città, o pure contribuì egli non poco per aiutare i popoli a rifarle. Aristide1157, sofista celebre, attesta che il gran tempio di Cizico fu poi terminato sotto l’impero di Marco Aurelio Augusto.