Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/128

Anno 128

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Anno di Cristo CXXVIII. Indizione XI.
Teleforo papa 2.
Adriano imperadore 12.


Consoli


Lucio Nonio Asprenate Torquato per la seconda volta, e Marco Annio Libone.


Fu quest’Annio Libone zio paterno di Marco Aurelio, poscia imperadore, come si ricava da Giulio Capitolino1. Seguitando quella poca traccia che dei viaggi di Adriano ci ha lasciato Sparziano2, possiam credere ch’esso Augusto nell’anno presente da Atene ripassasse nell’Asia, per osservare se ivi ancora erano stati eseguiti gli ordini suoi, e perfezionate le fabbriche e i lavori da lui nel primo suo viaggio disegnati. In fatti vi fece la consecrazione di molti templi, appellati di Adriano. Andò nella Cappadocia, e quivi raunò gran copia di servi o sia schiavi per servigio delle armate, e non già per farli soldati. A tutti i re e principi barbari di quelle vicinanze fece sapere il suo arrivo, per confermar la buona amicizia con tutti. Molti di essi vennero ad attestargli il loro ossequio, e Adriano li trattò e regalò così generosamente, che si trovarono ben pentiti coloro i quali ebbero difficoltà di venire ad inchinarlo. Più degli altri se ne pentì Farasmane, probabilmente re dell’Iberia, che con insolente alterigia avea ricusato di comparire davanti a lui. Tuttavia Sparziano più di sotto scrive, che Adriano fece dei gran donativi a molti di quei re, comperando la pace dalla maggior parte di essi; ma verso niuno fu così liberale, come verso il re dell’Iberia, al quale, oltre ad altri magnifici regali, donò un lionfante e una coorte di cinquecento uomini d’armi. Farasmane anch’egli dal canto suo gl’inviò de’ superbi donativi, e fra essi delle vesti di tela d’oro. Ma Adriano, per deridere i di lui regali, [p. 461 modifica]ordinò che trecento uomini condannati a morte andassero a combattere nell’anfiteatro, vestiti di tela d’oro. Invitò anche Cosroe re de’ Parti, con rimandargli la figliuola, già presa da Trajano, e con promettergli la restituzione del trono d’oro, ma senza mantenergli poi la parola. Era la vanità principal compagna di Adriano in tutti questi viaggi. Abbiamo da Arriano3, che questo imperadore diede dei re ai popoli de’ Lazii, degli Abasgi, de’ Sanigi e degli Zughi, tutti situati verso le parti del mar Nero. Continuando egli poscia a girar per le provincie romane, poste nell’Asia, quanti uffiziali ritrovò che si erano abusati delle loro autorità in pregiudizio de’ popoli, severamente li gastigò, e a molti tolse la vita. Venuto nella Soria, ebbe sopra tutto in odio il popolo di Antiochia, senza che ne apparisca il motivo: di modo che pensò di separar la Fenicia dalla Soria, acciocchè Antiochia non fosse in avvenire capo di tanto paese. E che in fatti la separasse, e ch’egli veramente venisse in quest’anno nella Soria, lo prova il padre Pagi4 colle antiche medaglie. Certo è, che gli Antiocheni si pregiavano di una lingua tagliente. Forse li guardò di mal occhio per questo. Volle poi visitare il monte Casio, dove situato era un rinomato tempio di Giove, e sali colà di notte, per veder la mattina nascere il sole; ma insorse un temporale, la cui pioggia il bagnò, e un fulmine cadde sopra la vittima, mentre egli preparava il sagrifizio. Passò in appresso Adriano dalla Soria nell’Egitto.

  1. Capitolinus, in Marco Aurelio.
  2. Spartianus, in Hadriano.
  3. Arrianus, de Pent.
  4. Pagius, in Critic. Baron.