Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/112
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Anno di | Cristo CXII. Indizione X. Alessandro papa 5. Trajano imperadore 15. |
Consoli
Marco Ulpio Nerva Trajano Augusto per la sesta volta e Tito Sestio Africano.
Possiam credere che a quest’anno appartengano due opere di Trajano, fatte prima d’imprendere la spedizione verso l’Armenia, delle quali fa menzione lo storico Dione1. Cioè l’erezione in Roma di alcune biblioteche, e la fabbrica della piazza, che fu poi appellata di Trajano, nel sito, dove anche oggidì si mira la sua colonna. Un tesoro impiegò Trajano in formar questa piazza, perchè gli convenne spianare una parte del Monte Quirinale, e servendosi di Apollodoro insigne architetto, ornò in varie maniere tutta la circonferenza di bei portici, e l’atrio di alte e grossissime colonne con capitelli e corone, e con istatue e ornamenti di bronzo indorato, rappresentanti uomini a cavallo e arnesi militari. Nel mezzo dell’atrio si vedea la statua equestre d’esso Trajano. Era sì vaga e sì magnifica tal fattura per altre giunte fattevi da Alessandro Severo imperadore, che restava incantato chiunque la mirava. Ammiano Marcellino2 scrive, che venuto a Roma Costanzo Augusto, allorchè giunse alla piazza di Trajano, fattura che non ha pari tutto il mondo, e che mirabil sembra fino agli stessi dii (così uno storico pagano), rimase attonito all’osservar quelle gigantesche figure e tanti begli ornamenti. E Cassiodoro3 anch’egli scriveva, che a’ suoi tempi, per quanto si andasse e riandasse alla piazza di Trajano, sempre essa compariva un miracolo. In somma non vi fu opera fatta da Trajano, che non desse a conoscere che il suo bel genio era impareggiabile, e il suo buon gusto mirabile in tutto. Credesi che in quest’anno e nel seguente fosse compiuta e dedicata quella piazza. Il Tillemont4, fidatosi di Giovanni Malala, scrittore abbondante di favole e di sbagli, mise all’anno 106 e al seguente, la spedizion di Trajano verso l’Armenia. Le ragioni recate dal Cardinal Noris, dal Pagi e da altri, e lo stesso racconto che fa Dione di quella guerra, persuadono abbastanza, che solamente in questo anno Trajano si mosse verso quelle parti5. V’ha in oltre qualche medaglia6 indicante i voti fatti pel suo buon ritorno. Ardeva di voglia Trajano di far qualche altra militare impresa, per cui sempre più crescesse la gloria sua. Gli se ne presentò un’occasione, perchè egli non era di que’ principi che trovano, sempre che vogliono, nei lor gabinetti delle ragioni di far guerra ai loro vicini. Erano soliti i re dell’Armenia (l’abbiam già veduto) di prendere il diadema reale dai Romani imperadori, dalla sovranità de’ quali si riconosceano in qualche maniera dipendenti. Esedare, nuovo re di quella contrada, l’avea preso da Cosroe re de’ Parti, dominator della Persia. Trajano fece intendere le sue doglianze a Cosroe, il quale come se fossero burle, o per sua superbia, niuna adeguata risposta diede. Trajano allora determinò di farsi fare giustizia con un mezzo più concludente, cioè coll’armi. Si mise dunque in viaggio nell’anno presente con un possente esercito verso il Levante. Il solo suo muoversi fece calar tosto l’alterigia di Cosroe, e spedire ambasciatori a Trajano con dei regali, per esortarlo a desistere da una guerra di tale importanza, giacchè egli diceva d’aver deposto Esedare, e il pregava di voler concedere l’Armenia a Partamasire, che forse era fratello del medesimo Cosroe. Trovarono questi ambasciatori Trajano già arrivato ad Atene,[p. 416] ma non già in lui quella facilità, di cui si lusingavano. Rifiutò egli i lor presenti, e disse conoscersi l’amicizia dalle azioni, non dalle parole, ed esser egli incamminato verso la Soria, dove avrebbe prese quelle misure che più converrebbono. Continuato poscia il viaggio per terra, secondo Giovanni Malala, nel dì 7 del seguente gennaio, oppure nell’ottobre dell’anno presente, entrò in Antiochia, capitale della Soria, con corona d’ulivo in capo.
Anno di | Cristo CXIII. Indizione XI. Alessandro papa 6. Trajano imperadore 16. |
Consoli
Lucio Publicio Celso per la seconda volta e Lucio Clodio Priscino.
Vogliono alcuni, che nell’occasione che Trajano Augusto si trovò in Antiochia, o sul fine del precedente anno, o sul principio del presente, gli fosse condotto d’avanti santo Ignazio vescovo di quella città7, accusato d’essere cristiano, e pastore de’ Cristiani. Confessò il santo vecchio intrepidamente il nome di Gesù Cristo: e però d’ordine di Trajano fu mandato a Roma, per essere esposto alle fiere nell’anfiteatro. Gli atti del suo gloriosissimo martirio, compiuto secondo i Greci nel dì 20 di dicembre, e le sue lettere, spiranti un mirabile amor di Dio e una tenerissima divozione, restano tuttavia per edificazion della Chiesa. Altri mettono più presto il suo martirio; ma a noi basti di sapere la certezza del fatto, se non possiamo quella del tempo. L’iscrizione8 che si legge nella base della nobilissima Colonna Trajana, tuttavia esistente in Roma, ci vien dicendo, che nell’anno presente seguì la dedicazione di questa maravigliosa fattura a nome del senato in onor di Trajano, che