Ancora di una moneta di Fabriano

Carlo Kunz

1897 Indice:Rivista italiana di numismatica 1897.djvu Rivista italiana di numismatica 1897/Fabriano Ancora di una moneta di Fabriano Intestazione 19 luglio 2019 75% Da definire


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ANCORA UNA MONETA DI FABRIANO1



Lettera a A. R. Caucich.


Eccole un’altra pietruzza pel grande edifizio della nummografia italiana intorno al quale con vera compiacenza vediamo accorrere sempre nuovi e valenti operai.

Lo Scilla, descrivendo due quattrini di Fabriano, estendenti da un lato l’arme medicea colle sovrastanti insegne del dominio pontificio, e dall’altro l’immagine dell’apostolo San Pietro, fu d’avviso che si dovessero riferire a Leone X, per la somiglianza dell’intaglio con altre monete del detto pontefice, e pari opinione espresse il Bellini, allorché, nella seconda sua dissertazione’ sulle monete d’Italia, produsse il disegno d’uno di siffatti quattrini. Il Ramelli, pur aderendo allo Scevolini che scrisse, Leone X, perdonando ai Fabrianesi la loro ostilità, avere ad essi concesso di battere quattrini e mezzi quattrini, sdegnò riconoscere negli anzidetti quattrini fregiati dell’arme medicea la moneta di quel pontefice, ma stimò poter piuttosto assegnarli a Clemente VII, e, affine di non lasciare affatto deserto Leone X, sentenziò, la moneta battuta al tempo di questi fosse il quattrino che al Santo Precursore collega il nome e l’arme del cardinale Giulio de’ Medici, dallo zio preposto al governo della città di Fabriano dopo ch’essa ritornò all’ubbidienza della Chiesa.

L’opinione del Ramelli sembrò avvalorata dal fatto segnalato dall’istrumento di zecca del 7 maggio 1529, col quale venne imposto a Mastro Pierreale di battere quattrini che da un lato abbiano l’arme di Clemente VII, e dall’altro l’immagine [p. 106 modifica]di S. Pietro, sennonchè la moneta della quale ora le mando un fedele disegno, mostra che nel dare esecuzione ai capitoli


stipulati in quel contratto, non fu per essa osservata a puntino la citata prescrizione, giacchè in cotesto indubitato quattrino di Clemente VII, non è già S, Pietro, ma bensì il Battista che vediamo raffigurato, come appunto nel quattrino di più vecchia riconoscenza ch’egli fece improntare nel tempo in cui non era che cardinale e governatore di Fabriano. Nè voglio perciò negare che altri ancora ne possano essere stati battuti al di lui nome, poscia che divenne Pontefice, colla effigie del Principe degli Apostoli, ma intanto l’esistenza di codesto mi richiama alla mente l’opinione surriferita dello Scilla e del Bellini che giudicarono del tempo di Leone X, i quattrini anonimi coll’arme medicea e l’immagine di S. Pietro e mi porta alla conclusione che quegli egregi possano bene avere côlto nel segno. S’è così, sarebbero essi di quei quattrini prescritti nel breve pontificio del 1520, battuti sub ea liga qua in urbe romana cuditur, nè soltanto la lega, ma il tipo pure di quattrini romani di quel pontefice si sarebbe in essi mantenuto. E parmi anche vera la somiglianza dell’intaglio con altre di lui monete, notata dallo Scilla, che con qualche evidenza potrei dimostrare se non temessi di abusare della Sua indulgenza.

Ammesso ciò, avremmo ora quattro categorie di monete di Fabriano: il piccolo autonomo, il cui tempo dal solo disegno del Ramelli non è concesso poter determinare; i quattrini di Leone X; quelli di Giulio de’ Medici cardinale, e finalmente il quattrino dello stesso dopo che assunse colla tiara il nome di Clemente VII.

Questo fa parte della insigne raccolta di monete di zecche italiane posseduta dal nobile signor conte Nicolò Papadopoli, il quale, modello del vero gentiluomo, adorno delle più squisite doti dello spirito e del cuore, ed entusiasta per tutto [p. 107 modifica]ciò che all’arte, alla scienza, all’onore dell’Italia si riferisce, acconsentì gentilmente ch’io ne facessi menzione quale una bella ed opportunissima aggiunta alle monete della zecca fabrianese.

Mi creda con tutta la stima

Venezia, 20 Settembre 1868.


Suo dev.mo servo      

Carlo Kunz.



Note

  1. Fu pubblicato nel Bullettino di Numismatica Italiana di Firenze. Anno II, 1868, N. 6, pag. 49-50 (Nota della Direzione).