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ANCORA UNA MONETA DI FABRIANO1



Lettera a A. R. Caucich.


Eccole un’altra pietruzza pel grande edifizio della nummografia italiana intorno al quale con vera compiacenza vediamo accorrere sempre nuovi e valenti operai.

Lo Scilla, descrivendo due quattrini di Fabriano, estendenti da un lato l’arme medicea colle sovrastanti insegne del dominio pontificio, e dall’altro l’immagine dell’apostolo San Pietro, fu d’avviso che si dovessero riferire a Leone X, per la somiglianza dell’intaglio con altre monete del detto pontefice, e pari opinione espresse il Bellini, allorché, nella seconda sua dissertazione’ sulle monete d’Italia, produsse il disegno d’uno di siffatti quattrini. Il Ramelli, pur aderendo allo Scevolini che scrisse, Leone X, perdonando ai Fabrianesi la loro ostilità, avere ad essi concesso di battere quattrini e mezzi quattrini, sdegnò riconoscere negli anzidetti quattrini fregiati dell’arme medicea la moneta di quel pontefice, ma stimò poter piuttosto assegnarli a Clemente VII, e, affine di non lasciare affatto deserto Leone X, sentenziò, la moneta battuta al tempo di questi fosse il quattrino che al Santo Precursore collega il nome e l’arme del cardinale Giulio de’ Medici, dallo zio preposto al governo della città di Fabriano dopo ch’essa ritornò all’ubbidienza della Chiesa.

L’opinione del Ramelli sembrò avvalorata dal fatto segnalato dall’istrumento di zecca del 7 maggio 1529, col quale venne imposto a Mastro Pierreale di battere quattrini che da un lato abbiano l’arme di Clemente VII, e dall’altro l’immagine

  1. Fu pubblicato nel Bullettino di Numismatica Italiana di Firenze. Anno II, 1868, N. 6, pag. 49-50 (Nota della Direzione).