Amorosa visione/Capitolo XXXIII
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CAPITOLO XXXIII.
La nobiltà del sangue altri a costei
Domanda, come se veracemente
Sì fatto don procedesse da lei.
Oh quanto a domandare stoltamente
5Si muovon questi, se l’operazioni
Non seguono il disio della lor mente.
Colui che con perpetue ragioni
Governa il mondo, come sol fattore
D’esse, crea nelle sue regioni
10Ogni anima che nasce, con amore
Eguale, e quella si muove da lui
Vegnendo lieta al generato core.
Considerando dunque che costui
Sia solo a farle eguai, conosceremo
15Così gentil costui come colui.
E però manifesto vederemo,
Che chi seguisse la diritta via
Delle virtù, come da lui avemo,
L’un come l’altro così gentil fia;
20E chi da questa torce, si può dire
Non che villano ma una bestia sia,
A questi puo’ tu dir, che in disire
Vien d’esser forse tenuti gentili,
E cercan ciò per lor vizii coprire;
25Tieni or ben mente, e vedi quanto vili
Sien lor domande, che s’ella concede,
Superbi tornan dov’erano umili.
Onde da questo poi spesso procede,
Ched elli scoppian, nïente tornando,
30Perchè s’ella nol fa, vie men li lede;
Tratti ciascun con virtute operando
D’aver tal lode, che questa giammai
Non gliel torrà la sua rota voltando.
E chi la vuole in altro modo, guai
35Va dimandando, e ’l come gli è coperto,
E se ben guardi tu te n’avvedrai.
Nè ciò è lungamente lor sofferto,
Che degno guiderdon dalla giustizia
Eterna è lor di ciò in breve offerto.
40Ed alcuni altri son che gran letizia
Fanno, quando costei concede loro
Lussurïando poter lor malizia
In operazïon porre, e di costoro
È il numero grande; i qua’ beati
45Tengonsi, quanto più a tal lavoro
Lusingando ne recano i malnati:
E se questo costei forse lor nega,
Incontamente ver lei son turbati.
Se ella forse copiosa si spiega
50Tal grazia addomandando, in aspra pena,
Non conoscendolo essi, i tristi lega.
Vorrieno alcuni aver la borsa piena
Per poter comandare. Oh quanto senno
Poco costor per via malvagia mena!
55Or credon che minaccevole cenno
Faccian le lor ricchezze, anzi il faranno
Quelli a cui per guardarle subietti enno.
Già puoi veder che gli uomin poco sanno,
Che per aver delle cose mondane
60Consuman sè con non utile affanno.
In breve adunque queste cose vane
Si consumano e passano, e dovreste
In ciò voi tutti aver le menti sane,
Ognor veggendo ciò ch’avvien di queste,
65Come partendo e tornando talvolta
Le menti vostre fanno liete e meste.
Costei, di cui parliam, s’a voi rivolta
Con tristo viso vi si mostra spesso,
Sebben hai tutta mia ragion raccolta,
70Ov’io ho quasi tutto quanto messo
Il suo poter, vi dovria rallegrare,
E non porger dolor negandovi esso.
Nostro verace e util ragionare
Troppo si stenderia, volendo intero,
75Ciò che dir si porria, d’essa parlare.
Di ciò ch’è detto basti, e con sincero
Parere fa’ che il prendi, sicchè forse
Non traggi error del mio lucido vero.
Ogni parer che ’l rimirar ti porse
80Di là vedendo, caccia, e quel disio
Massimamente che di lor ti morse
Fiso mirando quello, perchè io
Qua entro ti menai, fa’ che col viso
Segui com’io col mio parlar m’invio.
85Ogni mondan valor vedrai conquiso
In termine assai breve: fa’ ch’ascolti,
E che non sia dal tuo intender diviso,
Ciò ch’io dirò qui appresso di molti.