Amorosa visione/Capitolo XLIV

Capitolo XLIV.

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CAPITOLO XLIV.




Dove nomina le donne che trova, e di cui sono, e delle lor bellezze.


Era più là di donne accompagnata
     La Cipriana, il cui figliuolo attende
     D’aver la fronte di corona ornata,
Con quello onore che ad essa si rende,
     5Dell’isola maggior de’ Baleari,
     Se caso fortunal non gliel contende.
Tra le quali era in atto non dispari
     Della gran Donna un’altra tanto bella,
     Che mi fur gli atti suoi a mirar cari.
10Ognuna quivi riguardava ad ella
     Per la sua gran bellezza, ed io con loro,
     Che già in me riconosceva quella:
Ell’è colei, di cui il padre nell’oro
     L’azzurro re de’ quadrupedi tiene
     15Nel militare scudo, e tra coloro
Posata stassi come si conviene,
     Isposa d’un che la fronzuta pera
     D’oro nel ciel per arma ancor ritiene.

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E con queste a seder bellissim’era,
     20Simile a riguardare ad una dea,
     La sposa di colui, che la rivera
Rosseggiar fe’ di Lipari, Eolea
     Isola, poi togliendo in guiderdone
     L’Ammiraglia da chi dar la potea.
25Con essa questa ancora ad un sermone
     Conobb’io quella, che fu tratta al mondo
     Onde fuggita s’era in religione,
Honesta e vaga nel viso giocondo,
     Moglie di tal, che me’ saria non fosse,
     30Ma chi più sia non mostrerò del fondo.
E l’altre oltre mirando, mi percosse,
     Ma non so che, e tutto quasi smorto
     Subito altrove gli occhi e me rimosse.
Venend’io così men senza conforto,
     35Tremando tutto, mi ritornò a mente,
     Ch’io vidi in una parte di quell’orto
Onesta e grazïosa e umilemente
     Una donna sedere, il cui aspetto
     Tutto d’intorno a sè facea lucente.
40In questo alquanto nel tremante petto
     Con forza ritornò l’alma smarruta,
     Rendendo forze al debile intelletto.
Così mi ricordò che io veduta
     Avea costei tra quelle donne prima,
     45E ’n altra parte ancora conosciuta:
Onde se sua bellezza la mia rima
     Quivi al presente per fretta non dice,
     Maraviglia non è, ma tanto estima

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Sentendo l’alma mia, che uom felice
     50Mirando quella dovria divenire,
     Se la memoria mia ver mi ridice.
Tenendo mente lei, sommo disire
     D’entrarmi venne dentro allo splendore,
     Che dalli suoi begli occhi vedea uscire.
55E ’n ciò pensando, subito nel core
     Punger sentimmi, e quasi in un momento
     Mi ritrovai nel piacevol lustrore.
Ivi mirabile il dimoramento
     Pareami, e quasi in me di me faceva
     60Beffe di sì notabile ardimento.
Ma lì essere stato mi pareva
     Tanto, che quattro via sei volte il sole
     Con l’orizzonte il ciel congiunto aveva.
E come nell’orecchia talor suole
     65Subito dolce suon percuoter tale,
     Che quelle udendo poi le piace e vuole;
Così orribil mi venne cotale,
     E spaventommi per lungo soggiorno,
     Nè mi fe’ già, bench’io temessi, male.
70O tu, dicendo, che nel chiaro giorno
     Del dolce lume della luce mia,
     Che a te vago sì raggia d’intorno,
Non ischernir con gabbo mia balia,
     Nè dubitar però per mia grandezza,
     75La quale umil, quando vorrai, ti fia,
Onora con amor la mia bellezza,
     Nè d’alcun’altra più non ti curare,
     Se tu non vo’ provar mia rigidezza.

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Sentimmi poi il cor dentro legare
     80Co’ cari crini del suo capo, e ad esso
     Più volte intorno avvolgere e girare.
Così mi parve, se bene in me stesso
     Ricordo, che costei dicesse: ond’io
     Risposi: Donna, a te tutto sommesso
85Io sono, e sarò sempre, e ciò disio.