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CAPITOLO XLIV. 179

Sentendo l’alma mia, che uom felice
     50Mirando quella dovria divenire,
     Se la memoria mia ver mi ridice.
Tenendo mente lei, sommo disire
     D’entrarmi venne dentro allo splendore,
     Che dalli suoi begli occhi vedea uscire.
55E ’n ciò pensando, subito nel core
     Punger sentimmi, e quasi in un momento
     Mi ritrovai nel piacevol lustrore.
Ivi mirabile il dimoramento
     Pareami, e quasi in me di me faceva
     60Beffe di sì notabile ardimento.
Ma lì essere stato mi pareva
     Tanto, che quattro via sei volte il sole
     Con l’orizzonte il ciel congiunto aveva.
E come nell’orecchia talor suole
     65Subito dolce suon percuoter tale,
     Che quelle udendo poi le piace e vuole;
Così orribil mi venne cotale,
     E spaventommi per lungo soggiorno,
     Nè mi fe’ già, bench’io temessi, male.
70O tu, dicendo, che nel chiaro giorno
     Del dolce lume della luce mia,
     Che a te vago sì raggia d’intorno,
Non ischernir con gabbo mia balia,
     Nè dubitar però per mia grandezza,
     75La quale umil, quando vorrai, ti fia,
Onora con amor la mia bellezza,
     Nè d’alcun’altra più non ti curare,
     Se tu non vo’ provar mia rigidezza.