XI - Il Teatro

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X - Alla propria Immagine XII - Il Furore


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Ecco Decembre: avanzano
     Le fredde notti ingrate;
     Liete ai teatri assistono
     4Cogli amator le amate.
     
Componi i crini: adornati,
     E il fido specchio ascolta:
     Non t’affrettar; sollecita
     8Esser non dei, ma colta.
     
Tarda ai Roman spettacoli
     L’altera Giulia venne;
     Ma i primi onor del Lazio
     12Sull’altre belle ottenne.

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Vanne, e trionfa: invidia
     Impallidisca, e taccia:
     Godi beata, e assiditi;
     16Io sederotti in faccia.
     
Acquisterà mie lagrime
     La tua pietate a Dido:
     Se a te dispiace, in odio
     20Sarammi il Teucro infido.
     
I sonni miei non turbano
     Sdegnati il padre, e Giove;
     Me, come Enea, non chiamano
     24Regni a mercarmi altrove.
     
Pur fosse ciò: non l’abbiano
     I saldi fati a sdegno:
     Tu mi saresti Italia,
     28Tu gloria a me, tu regno.

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Ma qual terror colpevole
     Ad agghiacciar mi sforza?
     Ahi gelosía, che esercita
     32In me l’antica forza!
     
Chiudean l’Acrisia Danae
     Torri di doppio acciaro:
     Giove la vide, ed aureo
     36Colmolle il seno avaro.
     
Te ne’ teatri, e libera
     Potrò sperar sicura,
     Se a tanto un dì non valsero,
     40Lasso! le ferree mura?
     
Oh ai tempi almi di Tazio
     Beata età Latina!
     Oh in pregio allor, difficile
     44Rusticità Sabina!

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Essa, che i tempi abborrono,
     Da te però non chieggio:
     Tu mal prometterestila,
     48La manterresti peggio.
     
Leggi io darò più facili;
     Queste a serbar consenti:
     Odile, e non le portino
     52Seco per l’aria i venti.
     
Rendi i saluti: il vogliono
     Giustizia, e cortesía;
     Ma il tuo saluto augurio
     56Felice altrui non sia.
     
Abuso i baci or tollera
     Sulla femminea mano.
     Chiesta una volta ottengasi;
     60Si chiegga un’altra invano.

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Nè ai baci o freddi, o fervidi,
     Riso gentil risponda;
     E loderò, che l’invido
     64Guanto le mani asconda.
     
Se mai, che i Dii nol soffrano,
     Vicino alcun ti siede,
     Le vesti tue nol coprano,
     68E a te raccogli il piede.
     
Può forse a donna increscere,
     Se bella altri la chiama,
     E se leggiadro giovane
     72Sente a giurar che l’ama?
     
Poichè il vietarlo è inutile,
     Io soffrirò che ascolti;
     Ma il tuo ventaglio ascondere
     76Non voglia ad ambo i volti.

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Egli sarebbe un tacito
     A pronti furti invito;
     Amore al cor fa intenderlo,
     80E rende all’opra ardito.
     
Guai se qui manchi; e misero
     Mi fanno i casi, e l’uso:
     Sai che in furor degenera
     84Soverchio Amor deluso.
     
Non al securo Apolline
     Solo Piton soggiacque:
     Spergiura al Dio, Coronide
     88Provò gli strali, e giacque.