Amori (Savioli)/VI - La Felicità
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Dunque gli Dii non volsero
Le mie speranze in gioco:
Te dunque ancor che tacita
4Pur arse il nostro foco.
Chiusi volea modestia
Quei cari labbri invano,
Che aprirli alfin compiacquesi
8Amor di propria mano.
Tu m’ami: il tuo resistere
A torto alfin m’increbbe;
Esso alla mia vittoria
12Pregio novello accrebbe.
Deh! più gradita all’animo
Per te che il puoi si renda,
Che per mio ben ripeterla
16Dalla tua bocca intenda.
Escan sinceri e liberi
I tuoi sospir dal core:
Quegli occhi i miei ricerchino,
20E in lor gli arresti Amore.
Noi vegga uniti Apolline,
S’esce dal lido Eoo,
Noi, se nel freddo oceano
24Attuffa Eto, e Piroo.
Se te destìn contrario
Dal fianco mio non parte,
Con pace sia di Venere,
28Lei non invidio a Marte.
Me Amor di novo imperio
Non graverà ch’io creda,
Egli, che ad altra tolsemi,
32Onde foss’io tua preda.
Fiamma, se i voti il mertano,
Eterna ad ambo ei dia,
Che ognor l’istessa io troviti,
36E novo ognor ti sia.
Pochi la Parca indocile
Anni mi lasci omai;
Se teco possa io viverli
40Sarò vissuto assai.
Tu (al desíato uffizio
Ti serbino gli Dei)
Colla tua mano chiudere
44Devi questi occhi miei.
Richiameran tue lagrime
Il fuggitivo spirto:
Tu l’urna, ov’io riposimi,
48Coronerai di mirto.
Poi, dove i casi il chieggano,
Rasciugherai le gote.
Oltre alle fredde ceneri
52Amor durar non puote.
E Dido ancor serbavasi
Fida all’estinto sposo.
Ombra gelosa e credula,
56Fu breve il tuo riposo!
Figlio dell’aurea Venere,
Giunon fuggendo, e l’acque
Enea discese ai vedovi
60Novelli regni, e piacque.