Alta rocca munita
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III
PER VITTORIO CAPPELLO
generale de' veneziani nella morea
Vinse Aulide, Atene, Pireo, travagliò que' Paesi inimici, e n'ebbe statua della Repubblica
Alta rocca munita,
Ove si eterna libertà diletta;
Trono, onde aurate leggi impone, e detta
Alma Giustizia, di quaggiù sbandita:
Tempio di Pace, sede
Immobil di Pietade:
Sacrato altar di Fede,
Scola di Marte alle crudel giornate,
Ond’ha palme, ed allòr la nostra etate.
O d’Italia dolente
Eterno lume, ed immortal sostegno,
Venezia! Io di Parnaso a te ne vegno,
Calle ben noto alla tua nobil gente:
Tu benigna il sentiero
Apri ne’ salsi umori
Di Febo al messaggierò,
Che spargo nuovi d’Elicona i fiori
Del buon Cappello a i numerosi onori.
Ei con lo scettro egregio,
Onde tuoi regni alta virtù mantiene,
Diritto or premj ministrando, or pene
Colse degli ostri mansueti il pregio;
Ma sulle Greche foci
Là’ ve Ottomano il tira
Alle stagion feroci
Scolpissi marmo, in cui se torvo il mira,
Rimira il tempo reo, caduca ogn’ira.
Ned io canti, o parole
Tesso alla morte de’ patrizj tuoi,
Perchè tua stirpe Italiani Eroi
Goda men gloriosa a’ rai del Sole:
Ma nel terreno manto,
Si par ch’altri rifiuto,
Quasi lusinga il vanto,
E sente a noi sparita altrui virtute
Via men d'invidia le saette acute.
Quinci intenta raccoglie
Vaga ogni orecchia di Vittorio i gridi,
Com’ei nuovi Quiriti su’patrj lidi
D’Aulide al suo Leon sacrò le spoglie:
Com’ei corse l'Egeo,
Come su’ legni alati
Scosse Atene, e Pireo,
Come tra' Campi d'Oriente armati
Derise in guerreggiar gli archi lunati.