Alle origini di una teoria economica della politica/Capitolo1
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La Teoria delle scelte pubbliche (Public choice theory)1 è un scuola di studiosi di Economia pubblica2 nata e sviluppatasi negli anni Sessanta e Settanta del XX secolo negli Stati Uniti d’America. Questa teoria, impiegando gli strumenti e i metodi della Scienza economica, si propone di studiare il comportamento degli attori che operano nella scena politica, tradizionalmente appannaggio della Scienza politica e della Sociologia.
Rispetto all’approccio della maggior parte delle Scienze Sociali classiche, la Public choice non studia come la politica dovrebbe funzionare o si spererebbe funzionasse (analisi normativa), ma piuttosto come funziona (analisi positiva). Infatti, come disse James M. Buchanan in un’intervista rilasciata nel 1995,
(Testo originale) | (Traduzione) | ||
«[Public choice] is nothing more than common sense, as opposed to romance. To some extent, people then and now think about politics romantically. Our systematic way of looking at politics is nothing more than common sense.»
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«[Public choice] è niente più che buonsenso, contrapposto al romanzesco. In una certa misura, le persone oggi come oggi pensano alla politica in modo romanzesco. Il nostro modo di guardare sistematicamente alla politica non è altro che buonsenso.»
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(James M. Buchanan, 1995)
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La Public choice non considera i politici come benevoli "monarchi illuminati" che hanno a cuore prima di tutto il benessere collettivo. Li considera, invece, attori razionali guidati da interessi egoistici.
A tal proposito, fa notare Luciano Violante (2006:12) «[...] il rapporto tra regole e potere è uno dei grandi problemi del costituzionalismo. Il costituzionalismo nasce appunto come elaborazione di regole che pongano freni e diano obbiettivi condivisibili all’esercizio del potere politico. Non ho una visione demoniaca del potere. Il potere è uno strumento. La piccozza può essere usata per far sicurezza [...] oppure per sfondare la testa a qualcuno». La piccozza è, però, uno strumento "individuale", usabile dunque da ognuno senza il coinvolgimento di altri e controllabile con la propria sola volontà. Le Costituzioni ed i poteri pubblici, che su esse si fondano (da qui il termine spesso impiegato di Legge Fondamentale dello Stato), sono, al contrario, strumenti "collettivi", avendo essi bisogno del coinvolgimento di tutti i membri della comunità per poter essere utilizzati. Un governo democratico non decide di per sé di agire in una certa direzione, sono i cittadini, o più probabilmente i loro rappresentanti, che, tramite decisioni collettive, lo guidano in una direzione piuttosto che in un’altra. Per questo motivo la Public choice si occupa, prima ancora che degli effetti delle decisioni assunte, di studiare come queste vengano prese e di come ogni membro interagisca con gli altri nel portare avanti obiettivi individuali, diversi e spesso contraddittori.
Indice
- L'approccio "neoclassico" ai problemi della finanza pubblica
- La Teoria delle scelte pubbliche
- Breve storia della teoria matematica dei sistemi elettorali maggioritari
- Duncan Black: The Theory of Committees and Elections
- Anthony Downs: An Economic Theory of Democracy
Note
- ↑ In maniera più generale potremmo parlare di Teoria economica della politica, includendo anche gli indirizzi scientifici di altri autori, quali ad esempio W. Baumol, A. Breton, B. Frey, D. Hibbs, D. Mueller, W. Niskanen, M. Olson, non limitandoci solo alla scuola formatasi intorno a J. Buchanan e G. Tullock, nota appunto con il nome di Public Choice. (Galeotti, 1995).
- ↑ Disciplina che si occupa di gran parte delle implicazioni di tipo economico di quegli enti dotati di potere coattivo che agiscono sulla base di decisioni assunte attraverso il voto di una pluralità di soggetti.