Giacomo Leopardi

Indice:The Oxford book of Italian verse.djvu Poesie Letteratura Alla sua Donna Intestazione 26 marzo 2022 75% Poesie

Questo testo fa parte della raccolta The Oxford book of Italian verse


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C
ARA beltà che amore

Lunge m’inspiri o nascondendo il viso,
               Fuor se nel sonno il core
               Ombra diva mi scuoti,
               5O ne’ campi ove splenda
               Più vago il giorno e di natura il riso;
               Forse tu l’innocente
               Secol beasti che dall’oro ha nome,
               Or leve intra la gente
               10Anima voli? o te la sorte avara,
               Ch’a noi t’asconde, agli avvenir prepara?
          Viva mirarti omai
               Nulla speme m’avanza;
               S’allor non fosse, allor che ignudo e solo
               15Per novo calle a peregrina stanza
               Verrà lo spirto mio. Già sul novello
               Aprir di mia giornata incerta e bruna,
               Te viatrice in questo arido suolo
               Io mi pensai. Ma non è cosa in terra
               20Che ti somigli; e s’anco pari alcuna
               Ti fosse al volto, agli atti, alla favella,
               Saria, così conforme, assai men bella.
          Fra cotanto dolore
               Quanto all’umana età propose il fato,
               25Se vera, e quale il mio pensier ti pinge,
               Alcun t’amasse in terra, a lui pur fôra
               Questo viver beato:
               E ben chiaro vegg’io siccome ancora
               Seguir loda e virtù qual ne’ prim’anni
               30L’amor tuo mi farebbe. Or non aggiunse

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               Il ciel nullo conforto ai nostri affanni;
               E teco la mortal vita saria
               Simile a quella che nel cielo india.
          Per le valli, ove suona
               35Del faticoso agricoltore il canto,
               Ed io seggo e mi lagno
               Del giovanile error che m’abbandona;
               E per li poggi, ov’io rimembro e piagno
               I perduti desiri, e la perduta
               40Speme de’ giorni miei; di te pensando
               A palpitar mi sveglio. E potess’io,
               Nel secol tetro e in questo aer nefando,
               L’alta specie serbar! chè dell’imago,
               Poi che del ver m’è tolto, assai m’appago.
          45Se dell’eterne idee
               L’una sei tu, cui di sensibil forma
               Sdegni 1'eterno senno esser vestita,
               E fra caduche spoglie
               Provar gli affanni di funerea vita;
               50O s’altra terra ne’ superni giri
               Fra mondi innumerabili t’accoglie,
               E più vaga del sol prossima stella
               T’irraggia, e più benigno etere spiri;
               Di qua dove son gli anni infausti e brevi,
               55Questo d’ignoto amante inno ricevi.