Ai restauratori dei bronzi antichi
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XIII.
AI RESTAURATORI DEI BRONZI ANTICHI
A Roma, dove la terra rende continuamente e generosamente le monete, in ispecie di bronzo, che pel corso di molti secoli andarono a seppellirsi ed ammucchiarsi nel suo grembo, è invalsa la mania di ritornare questi risorti a una seconda vita, all’aspetto e alla freschezza che avevano nella prima. È giusta tale tendenza? Io credo di no. I bronzi escono, come è naturale, dagli scavi coperti d’ossido e di terra. Va bene ripulirli di questa e in parte, con molta cura e delicatezza anche di quello, quando l’immagine ne rimanga troppo offuscata; ma qui dovrebbe arrestarsi la mano del ripulitore, e nulla vi dovrebbe togliere non solo di quanto v’era in origine, ma neppure di quanto vi hanno naturalmente aggiunto i secoli di sepoltura. Cosi fa generalmente l’archeologo pei bronzi di scavo che non siano monete, e li conserva gelosamente nello stato in cui vennero trovati, compreso l’ossido che li ricopre.
Le cose invece procedono ben diversamente per le monete, e la pulitura si trasforma spesso in un ritocco, anche col bulino, con qual danno del pezzo originale e con quale deturpamento dell’arte primitiva ognuno può facilmente immaginare.
Perchè tale differenza di trattamento tra i bronzi di scavo in genere e le monete? Perchè le monete si vogliono avere sgombre dall’ossido, ripulite e lucenti quasi come quelle che hanno corso al giorno d’oggi? È forse che si vogliono equiparare quelle di scavo recente a quelle che già ebbero un secondo corso fittizio nelle mani dei raccoglitori? Non saprei se il motivo sia questo piuttosto che qualunque altro, ma il fatto è tale, e per questo fatto molti pezzi vengono barbaramente deteriorati. Per colmo di sventura poi è fra i pezzi di maggior valore che tale industria maggiormente si esercita e fa il più gran numero delle suo vittime.
Dei cinque pezzi che ho descritti nella precedente memoria (App. N. XII), due soli si trovano veramente allo stato vergine del ritrovamento, il medaglione di Faustina e il medio bronzo. Gli altri furono tutti dal più al meno ritoccati; nel medaglione d’Adriano fu ritoccato il rovescio, in quello magnifico e di perfetta conservazione di M. Aurelio fu lasciato intatto il rovescio, ma ritoccato, o almeno soverchiamente ripulito il dritto, e quello di Gordiano fu pure troppo ripulito dalle due parti. Avrei di gran lunga preferito che si fosse risparmiata la fatica di tali restauri; ma erano fatti e non c'era rimedio. Dovetti accontentarmi di prendere i bronzi quali erano stati ridotti, ossia dal più al meno deteriorati, ma non posso trattenermi dal dirigere ai moderni restauratori due parole quali il caso pratico me le suggerisce, onde fare almeno quanto sta in me per salvare nella loro integrità le monete che d’ora innanzi usciranno dagli scavi, e nutro lusinga che qualche voce più autorevole della mia mi venga in appoggio.
Il restauro dei monumenti antichi, a qualunque genere essi appartengano, costituisce un’arte delle più delicate. Una volta dato mano al lavoro, è difficilissimo il contenersi e facilissimo per contro ed estremamente pericoloso l’eccedere; talché crederei che nella grande maggioranza dei casi il partito migliore sia quello di non restaurare affatto e di lasciare i monumenti nello stato in cui si trovano, limitandosi alle semplici opere di conservazione e di sicurezza, quando siano richieste da minaccia di rovina o di deterioramento. Il vecchio adagio francese: il est plus facile de s’abstenir que de se contenir, non fu certo inventato a proposito di restauri, ma vi si adatta mirabilmente e sarebbe una fortuna se vi venisse applicato.
Un amico mi osserva che i partiti estremi sono le risorse degli animi deboli, mentre la vera forza sta nell’arrestarsi a tempo. Il che io sono prontissimo ad ammettere; ma, dovendo pure ammettere nello stesso tempo che la grande maggioranza è composta dei deboli, rimane sempre consigliabile in via generale il partito dell’astensione, il quale, se non è il migliore, è certo il più facile e il meno pericoloso.
Seguendo la naturale inclinazione ad eccedere, il restauro viene molte volte a riuscire un rinnovamento; e allora, se del monumento primitivo rimane la forma — non sempre però fedelmente identica all’originaria — , e la materia — se non in tutto almeno in parte — , vi è però tolto quello che ne costituisce direi lo spirito, che forma il vero interesse artistico e scientifico in un monumento antico, che ne riassume quasi la storia e ispira la venerazione. Per citare un esempio assai noto e che fece tanto rumore in tutto il mondo archeologico, accennerò ai restauri troppo radicali inconsultamente incominciati alcuni anni sono ad uno dei lati esterni del San Marco di Venezia, e poi fortunatamente sospesi, in seguito alle energiche rimostranze dei veri amatori dei monumenti nella loro integrità, nel loro genuino carattere, comprese le impronte anche deleterie dei secoli trascorsi. Quei restauri, che dissi troppo radicali, per quanto riguarda la materiale esecuzione, erano egregiamente eseguiti da abili artisti; ma la pulitura e lucentezza primitiva ridonata ai marmi, la sostituzione di pezzi nuovi — tanto peggio se pezzi di scultura — a quelli un po’ corrosi e guasti dal tempo, se avevano naturalmente per risultato di dare al monumento l’aspetto che si supponeva dovesse avere all’epoca della sua costruzione, ne toglievano però, oltre che la genuinità, la venerabile maestà conferita dal tempo, al quale non v’ha alcun surrogato. Il fianco della Basilica che guarda la Piazzetta è là per provare se quanto asserisco è vero.
Orbene questo è il genere di restauro-rinnovamento cui accennavo più sopra e che viene inflitto, oltrecchè a molti monumenti statuarii o architettonici, anche a buon numero di monete provenienti dagli scavi di Roma. Certo quei bronzi, passati per le mani di abili artefici, si presentano poi assai favorevolmente agli occhi del semplice amatore di bronzi artistici, o del raccoglitore amante unicamente delle belle conservazioni o infine dell’orefice che ne forma un gioiello da signora..., ora che questa nuova maniera gentile ma non perciò meno efficace di distruzione pare abbia invaso anche il campo del bronzo, finora riservato ai numismatici!
Ma l’archeologo serio e intelligente sarà poco rallegrato da siffatti restauri, e avvertirà facilmente come le fisionomie restino dal più al meno falsate dal ritocco, e come i caratteri dello leggende, insensibilmente alterati — salvo il peggio di qualche errore d’interpretazione — perdano sempre qualche cosa del loro tipo primitivo. Del che non è a meravigliarsi, essendo impossibile che un artista si spogli totalmente della sua personalità, ed esca completamente dall’ambiente che lo circonda, per entrare nello spirito d’altro artista, che respirava in un ambiente tanto remoto e tanto differente. Si dice che lo stile è l’uomo; ora questo stile, nel quale comprenderei tutte le diverse manifestazioni dell’arte, si può considerare come la risultante dell’individualità dell’artista combinata coll’ambiente in cui vive.
Le due cose sono quello che sono e a nessuno è dato mutarle. Nessuno può uscire dal proprio ambiente por portarsi in un altro e a nessuno è dato spogliarsi completamente della propria individualità.
Queste considerazioni artistico-psicologiche possono parere alquanto discoste dalla numismatica; ma ci hanno invece un nesso molto stretto, e sarei ben felice d’averle fatte se potessero penetrare nella mente dei moderni restauratori di monete, i quali credono ingenuamente che sia facile ristabilire l’antico.
No, non è facile; è impossibile, e per di più la loro opera è irrimediabile. Si possono togliere i cattivi restauri dai quadri, ma non si potrà mai aggiungere quello che essi tolgono a un bronzo, e che, se è poco, è però sufficiente a falsarne il carattere.
Si persuadano dunque i ritrovatori e i negozianti di monete che l’opera della così detta ripulitura è troppo spesso deleteria, consiglino i restauratori a rivolgere a più nobile scopo la loro abilità e credano che moltissime belle monete sono dalle loro intenzioni di miglioramento miseramente sciupato e avrebbero presso i veri raccoglitori pregio assai maggiore se venissero loro presentate nello stato vergine del ritrovamento.