Aggiustare il mondo - Aaron Swartz/L'attivismo/11. Semplificare il linguaggio del web

L'attivismo - 11. Semplificare il linguaggio del web

../10. La mobilitazione politica online ../12. La protezione dell'anonimato IncludiIntestazione 13 maggio 2024 75% Da definire

L'attivismo - 11. Semplificare il linguaggio del web
L'attivismo - 10. La mobilitazione politica online L'attivismo - 12. La protezione dell'anonimato
[p. 109 modifica]
11 Semplificare il linguaggio del web


Una delle passioni di Aaron, accanto alla lettura, è sempre stata la scrittura. Gli piaceva scrivere codice ma amava, anche, firmare recensioni di libri – su Wikipedia ne pubblicherà a decine – e, in generale, era affascinato da come i caratteri di testo potessero prendere forma sul monitor per dar vita a documenti complessi.

Una parte delle sue ricerche fu dedicata allo studio del modo migliore per creare un testo formattato, utilizzando editor i più semplici possibile. Voleva unire semplicità di utilizzo a potenza di risultati.

Il suo progetto in questo ambito prese il nome di Markdown, un linguaggio di markup – ossia di marcatura dei testi – leggero e funzionale.

Lavorò su Markdown a stretto contatto con John Gruber, l’ideatore di questo editor, a partire dal 2004. Decisero di rivolgersi, anche, agli utenti meno esperti, affinché la loro idea fosse immediatamente utilizzabile sui blog che in quegli anni stavano registrando un incredibile successo, nella messaggistica istantanea, nei forum, nei software collaborativi, nelle pagine dei documenti contenenti le istruzioni di programmi e in tanti altri tipi di file.

In realtà, già due anni prima, nel 2002, Aaron aveva creato un formato di testo strutturato che aveva chiamato “atx” e che sarà poi l’embrione per i lavori successivi con Gruber, che portarono alla creazione di Markdown.

L’obiettivo dichiarato era quello di consentire a tutte le persone di scrivere utilizzando un formato di testo semplice e di facile lettura, che fosse anche convertibile senza particolari problemi in XHTML o HTML e che avesse un’architettura valida.

Come primo passo, occorreva garantire la leggibilità, per cui il linguaggio doveva essere comprensibile così com’era, senza dare l’impressione di essere stato “marcato” con tag o istruzioni di formattazione, a differenza del testo formattato con linguaggi di markup più “pesanti”, come il Rich Text Format (RTF), l’HTML o, persino, il wikitext.

Tutti questi linguaggi, infatti, avevano evidenti tag nel testo e istruzioni di formattazione che potevano rendere il testo più difficile da leggere per l’utente non esperto.

Sul suo blog, Aaron illustrò con cura il risultato finale cui ambiva questa nuova iniziativa, che lo impegnò non poco.

Per mesi ho lavorato con John Gruber a un nuovo progetto – scrive Aaron – L’idea era quella di rendere la scrittura di semplici pagine web, e in particolare di voci di weblog, facile come la scrittura di un’e-mail, consentendo di utilizzare la stessa sintassi e convertendola automaticamente in HTML. Insieme abbiamo analizzato i dettagli della sintassi da cima a fondo, cercando di sviluppare il formato perfetto, [p. 110 modifica] e credo che abbiamo ottenuto qualcosa di veramente fantastico. L’abbiamo testato a lungo: sui nostri blog, nel mio modulo per i commenti, nelle nostre e-mail. Tutto ha funzionato incredibilmente bene.

Si trattava di una iniziativa con fini ambiziosi: rendere la scrittura di voci e testi sul web facile e divertente, stimolando così la partecipazione di co-autori, permettere di raggiungere obiettivi importanti con un approccio no-code, ossia senza la necessità di conoscere nei dettagli un linguaggio di programmazione, e dar vita a un linguaggio di markup che fosse finalmente “umano”, leggero, con una sintassi più semplice di quella di tutti i concorrenti e utilizzabile proprio come il testo normale.

Si proponeva di diventare il miglior strumento esistente per scrivere testi pensati per il web, che non necessitasse di periodo di apprendimento o di lettura di manuali. Pronto da utilizzare, in definitiva.

Si noti che, in quegli anni, la scrittura di testi sul web era diventata un elemento centrale dell’intera società tecnologica che si stava sviluppando; per l’utente comune, però, poteva essere molto complesso avvicinarsi all’HTML.

L’idea di John Gruber e di Aaron Swartz fu quella di disegnare un’interfaccia utente che evitasse i lunghi percorsi di formattazione richiesti dall’HTML, che vedevano come un processo stancante, che rendeva difficile la correzione di errori e poco affascinante anche dal punto di vista estetico.

A ispirare il loro lavoro furono le semplici e-mail, e la gestione del testo da parte dei sistemi di posta elettronica: volevano togliere ai programmatori il predominio della formattazione del testo e restituirlo alla gente comune che scriveva sul web.

La sintassi “atx”, che aveva inventato Swartz due anni prima, fu un ottimo punto di partenza, e Gruber si rivolse a Swartz chiedendogli di testare Markdown e di verificare con lui le regole di formattazione e il funzionamento. Swartz partecipò al progetto con grande entusiasmo e scrisse html2text, un programma gratuito di conversione per trasformare HTML in Markdown.

Gruber vide sempre Aaron come la sua musa, era il suo unico beta-tester. Markdown ebbe un enorme successo e fu incorporato in siti di grande importanza: iniziò a diffondersi in maniera virale sul web, permettendo agli utenti di essere produttivi in pochi minuti.

L’idea di una “lingua franca” per tutti coloro che scrivessero sul web era stata, così, realizzata, mettendo, al centro del programma, solamente l’idea di scrivere, senza allontanare le mani dalla tastiera e senza perdersi in comandi di formattazione astrusi o opzioni inutili.

Al contempo, Aaron si era ritrovato in un progetto che univa tante sue passioni. La scrittura di codice, prima di tutto. Ma anche la semplicità, lo spiegare concetti difficili in maniera semplice. E, infine, l’idea di ordine: il marcare i testi serviva non solo per una migliore resa grafica ma, anche, per creare un [p. 111 modifica] ambiente ricercabile e collegabile ad altri ambienti, in un momento storico nel quale il web si stava letteralmente riempiendo di contenuti prodotti dagli utenti stessi.