Agamennone (Eschilo)/Canto d'ingresso
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CANTO D’INGRESSO
Ventiquattro vecchioni argivi entrano, dodici per parte, dalle due pàrodoi e, movendo a passo ritmico, circondano lentamente, l’ara di Diòniso.
corifeo
L’anno decimo volge, dal giorno
che di Priamo il grande avversario,
Menelao, col sovrano Agamènnone,
salda coppia d’Atridi, cui Giove
5die’ fregio di duplice scettro,
di duplice trono, disciolsero
da questa contrada lo stuolo
dei mille navigli,
belligero, vindice, alzando
10dall’alma clangore di guerra
altissimo, come avvoltoi
che, perso il travaglio dei figli
dai nidi vegliati, nel cruccio
immane, sovressi i giacigli
15s’aggirano, a guisa di turbine,
librati su i remi dell’ale.
E Apolline infine ode, o Giove,
o Pane, l’acuto lamento
che mandan gli augelli, ed invia,
20pur tarda, l’Erinni, che vendichi
gli aligeri sacri.
Cosí Giove possente, che vigila
sugli ospiti, i figli d’Atreo
contro Paride manda; e prepara
25pei Dànai, e insiem pei Troiani,
intorno alla donna dai molti
consorti, assai zuffe e travagli,
tra un fiaccarsi di lance ai primi urti,
e ginocchia piombar nella polvere.
30Pur sia quel che sia. Bene il Fato
si deve compir. Non coi gemiti,
coi libami, né vittime ardendo,
placherai le inflessibili furie
degli Dei, se le offerte non arsero.
35E noi, cui la carne vetusta
scema pregio, lasciati in disparte
quando mossero gli altri, attendiamo,
sugli scettri reggendo la forza
fanciullesca: ché a quello dei vecchi
40il midollo somiglia, che s’agita
entro il petto dei parvoli e Marte
non ha qui dimora.
Che è mai l’uom decrepito? Quando
già secca è la fronda, cammina
45su vie di tre piedi:
né più saldo che parvolo, vagola
come sogno che appaia nel giorno.
Esce un momento Clitennestra, seguita da ancelle, che spedisce
ad offrire sacrifizi.
corifeo
Clitennestra, di Tindaro figlia,
regina, che nuove? Che eventi?
50Quale nunzio t’indusse a inviare
per tutta Argo le offerte votive?
Gli altari dei Numi, che d’Argo
han custodia, dei Superi e gl’Inferi,
di quei che le soglie tutelano
55e le piazze, tutti ardon di vittime;
e la fiamma si leva, una qua,
una là, tocca altissima il cielo,
medicata da molli sincere
blandizie di limpidi unguenti,
60libami di case regali.
Or quanto è possibile e lecito
a noi tu partecipa: medico
divieni di questa mia pena,
che ora ci affanna il pensiero;
65ed or, se le offerte son fauste,
appare speranza benevola,
e allontana la cura mai sazia
dell’ambascia che l’alma divora.
I vecchioni sono aggruppati intorno all’altare di Diòniso. Ora
compiono lente evoluzioni danzate, intonando le strofe.