Agamennone (Alfieri)/Atto terzo/Scena V

../Scena IV

../Scena VI IncludiIntestazione 14 giugno 2012 100% Da definire

Atto terzo - Scena IV Atto terzo - Scena VI

[p. 59 modifica]


SCENA QUINTA.

Elettra, Clitennestra.


Elettra.

ODi buon Re, miglior consorte.

Clitennestra.

Ahi lassa!280
Tradita io son; tu mi tradisti; o Figlia,
Così tua fè mi serbi! Al Re svelato
Egisto hai tu.

Elettra.

Tel giuro, io nol nomai.
D’altronde il seppe. Ognun ricerca a gara

[p. 60 modifica]

285Di Re la grazia in modi mille: ognuno
Vuol parergli giovar: ben meraviglia
Prender ti può, ch’ei nol sapesse pria.

Clitennestra.

Ma che gli appon? Di che il sospetta? Udisti
Lor favellar? Perchè lo scaccia? Ed egli
290Che rispondea? Di me parlogli Atride?

Elettra.

Rassicurati, Madre; in cor d’Atride,
Non è sospetto. Ei, che tradir tu ‘l possa,
Nè il pensa pur; quindi tradir nol dei.
Non di nemico con Egisto furo
Le sue parole.

Clitennestra.

Ma di queste soglie295
Pur lo sbandisce.

Elettra.

Oh te felice! Tolta
Dall’orlo sei del precipizio, innanzi
Che più t’inoltri.

[p. 61 modifica]

Clitennestra.

Ei partirà?

Elettra.

Sepolto
Al suo partir sarà l’arcano: intero
Il cor pur anco hai del consorte; ei nulla 300
Brama quanto il tuo amor: di rio veleno
Non gli han finora delatori infami
Ripieno il core: intatto è il tutto ancora.
Guai, se costoro, al par che iniqui, vili,
Veggiono amor tra voi, fidanza, e pace305
Un cotal poco vacillar; ben tosto
Gli narreranno... Ah Madre! ah sì, di noi,
Di te pietà, di quell’Egisto istesso
Muovati, deh! Lungi una volta,... in salvo
Ei fia dall’ira,... e tu...

Clitennestra.

Se Egisto io perdo, 310
Che mi resta a temer?

Elettra.

L’infamia.
[p. 62 modifica]

Clitennestra.

Oh Cielo!...
Omai mi lascia al mio terribil Fato.

Elettra.

Madre, che speri? e che farai?

Clitennestra.

Mi lascia,
Figlia innocente di colpevol madre.
Più non m’udrai nomarti Egisto mai:315
Contaminar te non vogl’io; non dei,
Nè mai dovevi entrare a parte, o Figlia,
De’ miei sospiri iniqui.

Elettra.

Ah Madre!...

Clitennestra.

Sola
Co’ miei pensier, colla funesta fiamma,
Che mi divora, lasciami. — L’impongo. 320