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Tornato in albergo – erano passate da poco le undici e mezza – trovai Tony e la sua famiglia, Leandro, Edoardo e Nina, oltre a qualche altra persona, ancora in piedi. Poi Leandro disse:

«Ragazzi, domani per Enea e per me sarà l’ultimo giorno di vacanza, perché alle due di mercoledì dovremo ripartire. In questi giorni abbiamo girato molto. Giovedì o venerdì anch’io riprenderò servizio, ma prima di lasciarci vorrei chiedervi se c’è qualche posto già visto che volete visitare nuovamente. Ormai Roma la conoscete bene».

«Beh», disse Lisa, «sarebbe bello andare nuovamente all’udienza del mercoledì, tutti insieme, ma ciò non è possibile, visto che dovete ripartire. A parte il fatto che, eventualmente, potremmo andarcene per conto nostro, visto che rimaniamo ancora qui qualche settimana. Per il resto, non ho richieste particolari. E poi, visto che in questi giorni abbiamo girato molto, domani potremmo anche riposarci».

«Vedremo», disse Leandro. «Vedremo cosa si può fare».

I primi ad andare a coricarci fummo Leandro ed io. Ad un certo punto disse: «Enea, devo dirti una cosa. Qualche giorno fa sono andato in internet per cercare una foto della Magnani. Ho mentito al vecchio. In effetti, non è poi così bella».

«E allora, perché hai mentito ad Edoardo?».

«Beh, ho voluto compiacerlo. È buona norma non contraddire troppo le persone».

«Ma anche se tu avessi espresso il tuo parere», ripresi, «non lo avresti affatto contrariato. Ognuno può dire ciò che pensa».

«Ognuno vede le cose a modo proprio. Se Edoardo crede che la Magnani sia o sia stata una bella “gnocca” – così ha detto lui – lasciamolo fare». «Beh, Leandro, io mi corico, perché sono molto stanco. Tu fa pure ciò che vuoi». «Hai ragione. Ora mi corico anch’io». L’indomani i giornali raccontarono che l’ultima puntata di Biagi sarebbe andata in onda nel pomeriggio, cosa assai insolita. In qualche giornale ci si chiedeva cosa avrei rivelato nell’ultima trasmissione.

«Allora, Leandro, ti vedremo in televisione, a quanto pare», disse Tony.

«Beh, io non volevo neppure andarci, ma...».

«Lei, giovanotto, è troppo timido», disse Nina.

«Quando le cose stanno così non c’è altro da fare», le rispose Leandro. «Ma ora, parliamo del programma di oggi».

«Ma non avevamo detto che ci saremmo riposati?» gli disse Tony. Lui gli rispose:

«Non preoccupatevi. L’itinerario di oggi sarà meno impegnativo. C’è un solo posto dove si può andare, visto che gli altri posti li conoscete tutti. Oggi vi faccio visitare la POECO, così, tanto per distrarci un po’».

«Che cos’è la POECO?», gli chiese incuriosito Edoardo. Leandro glielo spiegò. Poi disse:

«Su, andiamo!»

Leandro avrebbe voluto prendere la macchina, ma poi vollero venire anche gli altri e così prendemmo l’autobus tutti insieme. Altre volte era capitato che, quando anche Edoardo e Nina vollero aggiungersi, il signor Bardi ci prestò il suo prezioso ed insostituibile pullmino. Una volta, poi, capitò che i due anziani girassero Roma a zigzag e ciò causò il loro ritardo a pranzo. Anche Francesco volle girare Roma. Per fortuna i suoi genitori e lo zio avevano la macchina. Mezz’ora dopo raggiungemmo la POECO.

«Che begli uffici», disse il papà di Francesco.

Il figlio, cambiando discorso, disse:

«La mia generazione non può fare a meno del computer, sapete?».

«Quando sei nato?», gli domandò Tony. Lui rispose che era nato nel 1989 ad ottobre.

«Bene» gli rispose lui. «Quando sei nato tu, il mercato stava per essere invaso dai computer, anche se non erano in molti ad averlo. Io, invece, sono più vecchio di te e ricordo che ai miei tempi c’era la macchina da scrivere».

Gli risposi che anch’io me la ricordavo. Poi aggiunsi quanto io l’avessi adoperata, fino al giorno in cui a casa mi arrivò il computer. Poi Tony soggiunse che il computer, prima di essere tale, si chiamava cervello elettronico.

«Roba da giovani», disse Edoardo. «Queste cose van bene per voi ragazzi. Noi anziani cosa dovremmo farne, secondo voi?».

Tony gli rispose che lui stesso non era un giovanotto, ma che avrebbe voluto imparare ad usarlo. Poi fummo accolti da una voce che Tony ed io riconoscemmo immediatamente. «Ciao, Ezio, come va?», gli disse Tony. «E tu? Aspetta, non ricordo come ti chiami».

«Ines», gli rispose lei.

Anch’io li salutai con grande gioia. Poi Ines mi diede il braccio e soggiunse: «Tu, Ezio, dai il braccio all’altro signore. Venite a visitare i nostri uffici».

Così facemmo conoscenza anche dei loro colleghi. Un collega di Leandro mi disse:

«Ho sentito che lei, durante la trasmissione con Biagi, ha parlato dell’uso del computer da parte di persone disabili».

Così rispiegai per l’ennesima volta come ciò funzionasse. Due minuti dopo mi squillò il cellulare.

«Allora, quando ritorni a casa?» disse mia madre.

«Domani sera».

Poi volle sapere a che ora, perché aveva intenzione di farmi venire a prendere. «E il tuo amico accompagnatore, come farà?».

«Mi accompagnerà fino a Milano». Poi mi chiese di passarglielo. Lui le comunicò che una volta tornato a Milano avrebbe ripreso l’aereo, a distanza di qualche ora, per ritornarsene a Roma.

«Domani sera, dormirai a casa nostra», insistette mia madre. Leandro le rispose che non doveva affatto distur-barsi. Quindi dovette accettare e alla fine ritelefonò all’aeroporto mentre io, nel frattempo, avevo parlato con mia madre ancora un po’. Intanto Leandro aveva telefonato in aeroporto per sapere a che ora vi fosse un aereo per Roma il giorno successivo; gli fu comunicato che ve ne era uno alle 16.22.

«Va benissimo», rispose lui. Quindi comunicai la notizia a mia madre. Terminata la conversazione riprese la visita. Tony propose a Leandro di interessarsi anche dei non vedenti e anzi di addestrare il personale a tale scopo. Leandro gli rispose che ne avrebbe senz’altro tenuto conto, anche se la cosa non era poi così facile.

Poi anche Francesco e sua madre dissero che sarebbero stati incuriositi nel vedere un non vedente alle prese con il computer. Io spiegai loro che avrei voluto accontentarli ben volentieri, ma che per me quella vacanza sarebbe presto terminata. Anche loro dissero che giovedì sarebbero ripartiti e che, anzi, Francesco si sarebbe così presentato a scuola con un giorno o due di ritardo. Lui rispose che tanto valeva aspettare l’inizio della settimana successiva. I genitori gli risposero semplicemente: «Vedremo...».

Poi conversammo ancora un poco. Alla fine tutti ci strinsero la mano, dicendoci frasi di cortesia.

Mezz’ora prima di pranzo eravamo già in albergo.

Poi dissi:

«Tony, volevo chiederti una cosa. Non avrei immaginato che venendo a Roma avrei conosciuto un’altra persona non vedente».

«Io, invece, sapevo qualcosa. Naturalmente non sapevo fossi tu, come pure non sapevo quale fosse lo scopo della tua vacanza. Ma ciò ha poca importanza. Per me è stato un grande piacere conoscerti».

Lo ringraziai, dicendogli quanto anch’io fossi soddisfatto. E così, continuammo a conversare con sottofondo di musica fino al termine del pranzo. Poi venne il signor Bardi.

«Questo è per voi».

Così dicendo consegnò a Tony e a me due copie con una decina di cd in formato mp3 ed altrettanti dvd con le canzoni ed i film di cui l’albergo disponeva. Lo ringraziammo.

Poi, verso le due arrivò Aldo, che in pochi minuti ci portò in Rai.

«Buongiorno, signor Galetti».

Era Enzo Biagi, che mi salutò con grande cortesia. Gli ricambiai il saluto in modo altrettanto cortese. Poi soggiunse:

«E lui è il signor Portici, vero?».

«Molto lieto», disse Leandro.

Poi dissi:

«Dottor Biagi, prima che abbia inizio la trasmissione avrei bisogno di una cortesia. Che al termine di questa puntata, lei – o chi per lei – mi facesse avere i dvd con la mia intervista. Io a casa non ho un lettore, ma non ci vorrà molto a procurarsene uno. Così avrò modo di ascoltarla ogni qualvolta voglia farlo».

«Beh, non so se ciò si possa fare, ma lasci che me ne occupi io personalmente. Di solito, chi viene intervistato qui, si prepara in anticipo a casa il videoregistratore di cassette o dvd. Lei non ha questa possibilità?».

«Potrei pensarci io», disse Leandro.

«Ma no», rispose Biagi, «lasci fare a me».

Nel frattempo, infatti, gli avevo fatto sapere di non avere a casa il videoregistratore.

Poi Biagi fece qualche domanda a Leandro, premettendogli le condizioni di quell’intervista, come fece con me prima della prima puntata. La nuova trasmissione iniziò venti minuti dopo, con la sigla dell’Eurovisione suonata per la seconda volta tutta per intero.