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«Buon pomeriggio, signore e signori. Quest’ultima puntata di Affronti e confronti, nella quale faremo l’ultima intervista ad Enea Galetti, sarà un pochino più breve delle altre, e va in onda a quest’ora del pomeriggio per problemi di programmazione. Anche questa sarà una puntata interessante. Il perché lo capirete nel corso della trasmissione».

Salutai Biagi e gli ascoltatori, poi Biagi incominciò.

«Signor Galetti, ormai ci conosiamo già da un po’, di cose ne abbiamo ascoltate tante, lei ha dimostrato molta disinvoltura nell’affrontare qualsiasi argomento. I giornali hanno parlato di lei, chi più, chi meno. Lei, ormai, è diventato famoso. Cosa cambierà nella sua vita, dopo questa puntata?».

«Assolutamente nulla. Vorrei fare la vita che ho sempre fatto, assieme a mia madre. Vorrei continuare ad alzarmi ogni mattina per andare a lavorare come ho sempre fatto sin dall’inizio. Vorrei continuare ad avere i miei impegni di sempre e gradirei che la gente che mi incontra mi salutasse con spontaneità e naturalezza».

«Lei ha detto una cosa molto saggia. Ma, a proposito di impegni, come mai ha smesso di studiare musica?».

«Ho smesso, principalmente, da quando mi è arrivato il computer a casa. Nei primi tempi studiavo moltissimo il pianoforte. Poi lo studiai sempre con impegno, con lo stesso interesse, ma un pochino meno di prima.

Nel 1996 frequentai dei corsi di guida all’ascolto di musica classica, che iniziai ad ascoltare nel 1995, anche se ne sapevo ben poco. Poi, nel 1997, l’insegnante mi propose un biennio di preparazione per affrontare la licenza di teoria e solfeggio. La cosa fu durissima, l’allenamento mentale in quei due anni fu molto costante, ciò che mi costrinse a rinunciare a uno dei miei hobby preferiti, la lettura.

Nel 1999 riuscii a superare l’esame presso il conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, come privatista. Le confesso, dottor Biagi, che con quell’esame mi tolsi un grande peso. Io ricominciai a dedicarmi alla lettura, ma, soprattutto, continuai a suonare il piano in modo più maturo, perché ormai il solfeggio lo conoscevo. Naturalmente i tempi di esercizio al pianoforte si ridussero, conseguendo, però, la meta a cui la mia insegnante voleva arrivare ogni volta.

Insomma, più studio in meno tempo.

La qual cosa durò fino al novembre del 2002. Quando mi arrivò il computer a casa, con tutti gli ausili, i tempi di studio si ridussero notevolente. Quindi, nell’ottobre dell’anno seguente, dissi alla mia insegnante che quello sarebbe stato il mio ultimo anno, e ciò per tre motivi. Il primo, perché ormai trascorrevo molto tempo al computer, in secondo luogo, perché, dopo il solfeggio, non sembrò esserci un’altra meta da raggiungere, e infine, cosa non meno importante, perché in quegli anni continuavo a studiare nuovi pezzi, senza mai riprendere quelli che avevo già fatto. Del resto, chi ne avrebbe avuto il tempo?».

«Beh, forse è anche normale, visto che ha studiato per così tanti anni. A volte, col passar del tempo, gli stimoli cambiano. Ma, da quel che mi ha raccontato finora, signor Galetti, lei mi sembra una persona ben inserita nel sociale, nonostante i duri momenti dei quali ci ha parlato». «Certo, io infatti non me ne sono mai lamentato».

«Chissà cosa dirà la gente quando lei tornerà a casa o sul lavoro!». «Ho pensato anche a questo, dottor Biagi, ma non me ne preoccupo più di tanto. E adesso, tenetevi forti, perché sto per annunciare, come direbbe il grande Mike, un colpo di scena».

«Ebbene, signor Galetti, lei non ha mai finito di sorprenderci. Quale sarebbe questo colpo di scena?».

«Eccolo! Sto per scrivere un libro».

«Ma lei, esattamente martedì scorso, ha detto che al momento non ne aveva alcuna intenzione».

«Le ho mentito, dottor Biagi, come pure ho mentito ai telespettatori. Ma l’ho fatto in buona fede, proprio per gettare la spugna in questa ultima puntata. Spero mi possiate perdonare, ma ho avuto i miei motivi. Prima che lei mi facesse quella domanda, avevo già in mente qualche idea, ed ora che abbiamo parlato di tante cose, mi convinco sempre di più che è arrivato il momento di farlo».

«Bene, sono contento per lei. Ma ci parli un po’ di questo libro».

«Il libro porta esattamente il titolo della sua trasmissione, dottor Biagi. Ma poiché non tratterò unicamente del contenuto di queste interviste, vorrei anche aggiungergli un sottotitolo: “Il racconto dei miei primi quarant’anni”. In questo libro, infatti, racconterò gran parte della mia vita, a partire proprio dal momento in cui questa vicenda ebbe inizio, parlerò della vacanza appena trascorsa, nonché delle persone che ho incontrato e, naturalmente, di ciò che accadde in albergo la mattina del 10 settembre, tanto per capirci, durante quella festa di benvenuto. Insomma, nel libro avrò tante cose da raccontare. Naturalmente, questa è l’idea di partenza, ma io mi sento ottimista, così spero che il libro venga pubblicato».

«La prego di farmene avera una copia non appena il libro sarà pronto».

«Lo farò sicuramente, dottor Biagi».

«Bene, a questo punto abbiamo terminato l’intervista con Enea Galetti. Personalmente – e spero sia stato così anche per voi – ho assistito ad un’intervista molto interessante. Il nostro amico ci ha fatto entrare in un mondo apparentemente buio, ma, ciononostante, e questa potrebbe essere una contraddizione per chi non vede, pieno di luce, non di una luce fastidiosa, ma piacevole. Eppure noi a volte ci ostiniamo a chiudere gli occhi, perché pensiamo che quella luce ci dia particolarmente fastidio, ma così non deve essere! Noi ci sentiamo in dovere di ringraziare Enea, il quale per noi è ormai diventato un carissimo amico.

Ora, però, vi invito a non spegnere il televisore, perché seguirà una breve intervista a Leandro Portici, un ragazzo di 26 anni che da qualche mese svolge qui a Roma un servizio di volontariato civile presso la sede centrale dell’Unione Italiana Ciechi. Leandro è laureato in lettere e filosofia e gestisce la POECO, una ditta di componenti elettronici ed informatici a conduzione familiare. Da qualche giorno, Leandro Portici si è occupato di Enea Galetti, in qualità di accompagnatore, di guida turistica e, speriamo, anche in qualità di nuovo amico. Signor Portici, nel presentarla ho parlato di volontariato civile e non di obiettore. Vuole spiegarci la differenza?».

«Buon pomeriggio, dottor Biagi. Per chi non sapesse come stanno le cose, spiegherò brevemente il progetto che sta per realizzarsi. Da qui a qualche mese, sparirà il servizio militare, come pure quello di obiettore. Tutto ciò che accadrà in avvenire sarà basato esclusivamente sul volontariato. In pratica, si può decidere di arruolarsi nell’esercito, di entrare in un progetto di volontariato civile, o, semplicemente, di non aderire a nessuna di queste opportunità. Il servizio di cui faccio parte è molto stimolante. Niente esercito, dunque. A differenza della retribuzione percepita da militari ed obiettori, noi veniamo pagati con circa 433 euro al mese, ma non è certo per questo che presto servizio di volontariato. Devo dire, anzi, che l’Unione Italiana Ciechi, ha ottenuto un certo numero di volontari con grande anticipo, perché non vi siano cattive sorprese. In particolare io mi occupo di accompagnare i non vedenti, ma, nei momenti liberi, svolgo un’attività di ufficio».

«A seguito dell’intervista fatta al signor Galetti, che idea si è fatto dei non vedenti?».

«I non vedenti sono meravigliosi. A volte si dice “ciechi”, ma io preferisco parlare di “non vedenti”. Ho ascoltato con molto piacere l’intervista, senza perdere neppure una parola, ed ora i non vedenti mi sono diventati ancora più cari. Ho imparato a conoscerli e ad entrare nel loro mondo, non in modo timido, ma deciso. Quando tra alcuni giorni riprenderò servizio, lo farò con nuovi stimoli, pensando maggiormente a loro e, se possibile, realizzando progetti di autonomia e di informatica. Quest’ultimo progetto mi è stato suggerito proprio oggi da un altro signore non vedente che vive in albergo con noi e ciò è avvenuto mentre facevo loro visitare la ditta presso cui lavoro. Insomma, uno stimolo a continuare ciò che da poco ho iniziato».

«E quando avrà terminato il servizio di volontariato civile, cosa farà?».

«Ricomincerò a lavorare, ma in modo nuovo, vale a dire, occupandomi di quei progetti appena citati. Vorrei anche collaborare ad un programma per l’eliminazione delle barriere architettoniche, ma ciò non sarà facile, sia perché ci vogliono leggi specifiche che verranno approvate chissà quando, sia perché prima di creare leggi e divieti, bisogna educare le persone affinché le possano recepire e comprendere. Altrimenti, aggiungendo anche la maleducazione di alcuni individui, sarebbe un vero disastro».

«Lei ha ragione, signor Portici. Ed ora, prima di concludere la trasmissione avete ancora qualcosa da aggiungere?».

Leandro disse semplicemente:

«Vorrei salutare tutti coloro che hanno seguito la sua trasmissione in questi giorni e questo grazie a lei, dottor Biagi, che ha avuto l’idea di intervistare un non vedente così in gamba».

Poi io dissi:

«Io, invece, saluto conoscenti, parenti ed amici, ma soprattutto vorrei salutare in modo speciale mia madre, che di me si sta occupando ancora tanto, come ha sempre fatto e, alla quale, vorrei dedicare questo libro. Vorrei ringraziare anche lei, dottor Biagi, soprattutto perché non mi ha accolto da persona estranea, ma in modo molto amichevole. Fino al giorno prima, non avrei mai pensato di apparire in tv».

«E noi vorremmo ringraziare lei e tutti gli ascoltatori che ci hanno seguito. A rivederla, signor Galetti. E anche a lei, signor Portici, non prima di ricordare che a partire da domani la trasmissione riprenderà in modo normale, con il solito orario di programmazione e con le varie interruzioni pubblicitarie. Arrivederci».

Poi stringemmo la mano a Biagi e ce ne andammo.

Appena usciti, Biagi parlò con Francesca; questa venne dopo circa un quarto d’ora con i dvd e l’apposito lettore per ascoltarli.

«Questo è il nostro regalo» disse lei. Io la ringraziai.

Poi Biagi disse:

«Prima che voi partiate, ci rivedremo ancora una volta. Lei si chiederà quando. Ebbene, non posso svelarle la sor-presa che le ho riservato». Fummo particolarmente colpiti dalle parole di Biagi. A questo punto venne avanti Aldo.

«Tra mezz’ora, devo portare i signori Galetti e Portici alla sede centrale dell’Unione Italiana Ciechi. In realtà sa-rebbe per domani mattina, ma siccome dovete ripartire nel pomeriggio, se volete possiamo anticipare a stasera».

«Benissimo», gli rispose Leandro. «Facciamo per sta-sera». «Bene», rispose Biagi. «Se si potesse posticipare di un quarto d’ora, mi andrebbe benissimo. Per andare alla sede ci vorranno circa venti minuti. Francesca, faccia accomodare i signori nello studio. Quello che dovevamo fare domani, lo anticiperemo a stasera».

Francesca, quella stessa responsabile dell’Ufficio Stampa, ci fece accomodare.

«Innanzitutto, devo comunicarvi che l’intervista è an-data benissimo, anche se alcune cose possono essere più o meno discutibili. A proposito, vi siete trovati bene a Roma?».

Le rispondemmo di sì.

Riprese: «Molto bene, signor Galetti. Ha qualche osservazione da fare?».

«Nessuna».

«Lei ritiene necessario continuare con interviste su questo argomento?». Le risposi di sì.

«Ora, signor Galetti, metta due firme qui. Innanzitutto, deve firmare una dichiarazione sotto sua responsabilità. Tutti i dati contenuti in questo modulo – spero – corrispondono a verità. Altrimenti saranno guai seri. Lei ha fatto una serie di dichiarazioni prima dell’intervista, che sono state diligentemente annotate. Ha confermato tutti i punti sui quali ha voluto essere intervistato. Glieli rileggo».

Quindi me li rilesse e io confermai quanto avevo dichiarato. Poi aggiunse: «L’altra firma riguarda due clausole. La prima è la tutela sulla sua privacy, la seconda riguarda il diritto di esclusiva su questa intervista. Visto che lei ha dichiarato di voler scrivere un libro, può farlo, ma non potrà cedere o replicare l’intervista su altre tv di Stato o private». Acconsentii.

«Bene, firmi qui!».

Così firmai. Poi si rivolse a Leandro.

«Signor Portici, anche per lei ci sono le stesse condizioni. Aggiungo anche che al momento della pubblicazione del libro, l’esclusiva sarà solo del signor Galetti. Lei non potrà modificare quanto verrà scritto. O meglio, al momento della stesura, dovete consultarvi, ma lei non può scrivere o fare modifiche di suo pugno. Spero sia d’accordo».

«D’accordissimo», rispose lui.

Poi mise due firme.

Quindi uscimmo e incontrammo nuovamente Biagi in corridoio.

«Allora, a rivederla, dottor Biagi».

«Le ho detto che ci rivedremo ancora, non si preoccupi».

«D’accordo».

Poi Aldo ci condusse alla sede dell’Unione. Trovai un altro impiegato che non avevo mai visto.

«Vorrei complimentarmi con voi due. Avete dato una buona immagine sui non vedenti. Congratulazioni! Per quanto riguarda le spese di questa vacanza, abbiamo già sentito l’albergo ed il taxista».

Poi ci invitò a mettere alcune firme.