Aes rude, signatum e grave rinvenuto alla Bruna/Introduzione

Luigi Adriano Milani

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Aes rude, signatum e grave rinvenuto alla Bruna Capitolo I
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ERMENEUTICA E CRONOLOGIA


DELLA PRIMITIVA MONETAZIONE ROMANA





Così scarsa e manchevole è la conoscenza che abbiamo intorno ai ripostigli di monete italiche primitive, che dobbiamo invero felicitarci di poterne finalmente studiare uno nella sua originale integrità.

Il ripostiglio di cui diamo conto, e che, grazie alla liberalità degli egregi direttori della presente Rivista, pubblichiamo quasi per intero nelle annesse tavole I-XV, occupa uno dei primissimi posti fra i ritrovamenti di tale specie, e viene a riempire una lacuna importante nella storia della monetazione italica; e più ancora nella storia generale del popolo romano.

Se il lettore avrà la pazienza e la costanza di seguirmi passo a passo, fino in fondo, nello studio di questo ripostiglio, tenendo fra mano l’opera del Garrucci, Le monete dell’Italia antica, Roma, 1885, alla quale mi riporto per brevità e per la comodità dei confronti, troverà bene la ragione del secondo titolo dato al medesimo, e forse mi accorderà non essere pretenzioso, come a tutta prima potrebbe sembrare.

[p. 28 modifica] Con questo mio studio io credo di essere arrivato a un risultato superiore a qualsiasi aspettazione, compresa, per prima, la mia (cfr. nota n. 51).

Ho fatto, senza il più lontano preconcetto, l’analisi oggettiva del tesoretto della Bruna, e sono venuto grado grado a provare agli stessi miei occhi increduli, un fatto del più alto e largo interesse storico ed archeologico: cioè, che già la primitiva monetazione del bronzo e dell’argento dei Romani è lo specchio il più fedele ed eloquente della loro storia.

Nel tempo in cui non esistevano la stampa ed i giornali, il popolo romano, eminentemente pratico, trovò che la moneta, fatta per lo scambio, poteva a lui servire di mezzo per la divulgazione rapida ed ufficiale di tutti i suoi fasti religiosi, militari, politici e civili.

Io era arrivato ad una conclusione analoga studiando oggettivamente e tipologicamente le monete imperiali romane, ed in ispecie quelle di Traiano (Vedi Museo Italiano, Vol. II: Milani, Di alcuni ripostigli di monete romane; studi di cronologia e storia, p. 81 e 88, segg.); ma non mi sarei mai immaginato che la stessa idea nascesse spontanea nei Romani fin dal principio della loro monetazione, e trovasse sin dall’origine una applicazione tanto luminosa.

Abbiamo nelle più antiche monete romane i documenti contemporanei della storia di Roma : le narrazioni de’ più accreditati annalisti e dei nostri antichi poeti nazionali vengono, in massima, confermate come in un codice di Stato e in una Cronaca contemporanea; gli errori che sono negli annalisti vengono in parte corretti, e le lacune, in parte, perfettamente riempite.

Come il lettore vedrà, è un nuovo orizzonte che si apre al nostro sguardo, un orizzonte senza fine: [p. 29 modifica]io non posso che dare un saggio molto incompleto; ma sono nella convinzione d’essere sulla buona strada. Questa strada me l’ha aperta il connubio dell’archeologia dell’arte con la numismatica tipologica, la metrologia, la religione e la mitologia italica (ved. la nota n. 27) e la storia. Sottopongo questo saggio alla ponderazione ed alla critica dei dotti, domandando venia, ove, in materia cosi vasta, nuova e complessa, trattata in tanta brevità di tempo, mi fosse per avventura sfuggita qualche inesattezza, la quale non potrà tuttavia alterare la sostanza delle mie osservazioni.